var _gaq = _gaq || []; _gaq.push(['_setAccount', 'UA-26218038-5']); _gaq.push(['_trackPageview']); (function() { var ga = document.createElement('script'); ga.type = 'text/javascript'; ga.async = true; ga.src = ('https:' == document.location.protocol ? 'https://ssl' : 'http://www') + '.google-analytics.com/ga.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s); })();

giovedì 15 novembre 2012

Con il film “Venuto al mondo” questa volta Castellitto mette a confronto l’amore con la violenza.


Titolo: Venuto al mondo
Regia: Sergio Castellitto
Soggetto: Margaret Mazzantini
Sceneggiatura: Margaret Mazzantini, Sergio Castellitto
Musica: Eduardo Cruz
Produzione: Italia, 2012

Cast: Penelope Cruz,  Emile Hirsch, Pietro Castellitto, Adnan Haskovic,  Saadet Aksoy, Luca De Filippo, Brando Djuric, Jane Birkin, Mira Furlan, Isabelle Adriani, Sergio Castellitto, […]

 

Sergio Castellitto, bravo attore,  diventato famoso per “L’uomo delle stelle” (1996) di  Giuseppe Tornatore, che gli valse il premio Nastro d’argento 1996 come migliore attore, ha interpretato film sempre di un certo spessore  tra cui “L’ultimo bacio” (2000) di Gabriele Muccino,  Concorrenza sleale” (2001) di Ettore Scola, “L’ora di religione” (2002) di Marco Bellocchio che gli comportò  il conferimento di un altro Nastro d’argento 2002 come migliore attore. In un certo momento, forse spinto dalla compagna, la scrittrice Margaret Mazzantini, Castellitto decide di fare il regista, e dirige dei film un po’ deludenti come quello di esordio “Libero Burro” (1999) che si rivelò un fiasco, il discutibile  Non ti muovere” (2004) con Penelope Cruz e poi, nel 2010 l’insoddisfacente “La bellezza del somaro”, film questi ultimi due il cui soggetto è stato tratto dai libri scritti dalla moglie.
Dall’omonimo romanzo scritto dalla moglie deriva anche quest’ultimo film “Venuto al mondo” che Castellitto, mostrando, a differenza dei precedenti , il raggiungimento di una certa maturità di regista, dirige  in modo complesso ma efficace e suggestivo. Mette  in campo, infatti, degli stratagemmi, cioè dei colpi di scena astuti che coinvolgono emotivamente lo spettatore disorientandolo adeguatamente, ma che non compromettono però la bellezza del film che tratta fondamentalmente la storia di due donne passionali, belle sia nell’animo che esteriormente. L’una, Gemma (Penelope Cruz), una bella donna emancipata che, recatasi in Bosnia, prima del conflitto cruento, conosce un giovane fotografo Diego (Emile Hirsch) gioioso, spigliato, divertente, amante della vita e della bellezza. Ella viene travolta sfrenatamente dalla passione per Diego da cui vuole un figlio, “un lucchetto di carne” che lo leghi a sé per tutta la vita e, in questo turbinio fervido, vivace, intenso, brillante,  scopre di non essere  fertile, cioè che non può avere figli. Un dramma fortemente sconvolgente per un donna! Cosa ci sia di più brutto, di più rovinoso, di più sofferto, di più deleterio per una donna che è stata progettata per dare la vita e per amare, Castellitto riesce egregiamente a metterla in risalto.  L’altra, Aska (Saadet Aksoy), una bella donna, affascinante, sensuale, che ama la musica e cantare, fa infatuare di sé Diego allontanandolo anche se parzialmente da Gemma. Da questo momento in poi si instaura un rapporto a tre, Gemma, Diego e Aska, molto complicato e tormentato da cui deriva la proposta di Gemma a Diego (a cui è stata negata dalla legislazione italiana la richiesta di adozione di un figlio) di fare un figlio accoppiandosi con Aska. L’amplesso avviene con la guerra già in atto, in un contesto di violenza così inaudita e priva di senso e di senno tant’è che il medico (Branko Djiuric) che visita Aska, rimasta incinta, di vergognarsi “di appartenere alla razza umana”. Nascerà Pietro (Pietro Castellitto), un figlio della violenza? La risposta forse è insita nella frase pronunciata da Gemma: “i figli si vedono dai padri” e Pietro per il carattere che mostra da grande non può che assomigliare al padre Diego! Gemma, felice, per avere ottenuto il neonato che porta con sé in Italia, a Roma, lascia nell’infelicità più completa Aska per i motivi che lo spettatore scoprirà nel vedere il film.
Emerge nel film a caratteri cubitali il contrasto sempiterno tra chi vuole generare la vita a tutti i costi (Gemma) sperando anche nel miracolo e coloro (i padroni della guerra, i mostri dell’umanità) che, invece, questa vita la eliminano senza pensarci un attimo in modo cruento, crudele e violento. Ci vorrebbe l’attore Buster Keaton, la cui immagine viene evocata al finire del film, con la sua aria stravolta e malinconica, famoso per i continui rovesciamenti di senso per raccontare la storia di “Venuto al mondo”, in cui l’amore prevale comunque sui mostri dell’umanità!  Un film, quindi, denso, intenso, violento sicuramente, pieno di significati e di metafore che fanno riflettere sul senso della vita, dove pullulano attori molto bravi tra cui Penelope Cruz,  Luca De Filippo che veste i panni di Armando, il padre di Gemma, e Adnan Haskovic che interpreta Gojko, il poeta bosniaco che fa scoprire a Gemma un mondo a lei ignoto, ed emerge Pietro Castellitto, figlio della coppia Castellitto-Mazzantini.