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martedì 19 dicembre 2017

“Assassinio sull’Orient Express” è una disamina sulla giustizia che non sempre può risultare giusta e uguale

Titolo: Assassinio sull'Orient Express
Titolo originale: Murder on the Orient Express
Regia: Kenneth Branagh
Soggetto: Agatha Christie
Sceneggiatura: Michael Green
Musiche: patrick Doyle
Produzione Paese: USA, 2017
Cast: Kenneth Branagh, Penelope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Josh Gad, Derek Jacobi, Leslie Odom Jr, Michelle Pfeiffer, Daisy Dridley, Lucy Boynton, Sergei Polunin, Olivia Colman,Marwan Kenzari, Manuel Garcia-Rulfo, Olivia Colman, […]
“Assassinio sull’Orient Express”, film basato fedelmente sull’omonimo libro (1934) di Agatha Christie, è un giallo dai connotati interessanti e accattivanti, che mette in discussione la giustizia che talvolta è impossibilitata a manifestarsi giusta ed eguale. Sul treno di lusso Orient Express, che collega Istanbul a Parigi, l’ambiguo e malavitoso Samuel Ratchett (Johnny Depp), accompagnato dal suo segretario Hector MacQueen (Josh Gad) ricevendo una lettera anonima in cui c’è scritto di guardarsi le spalle, invita a cena l’investigatore più famoso del mondo “Hercule Poirot (Kenneth Branagh), vendicatore degli innocenti. Così la chiama la stampa”, per avere protezione in quanto teme per la sua vita. Ovviamente, con le sue maniere eleganti, cordiali e ricercate il detective belga Poirot, fiutando in quell’individuo un senso criminale, non accetta. Ratchett, infatti, è un delinquente che fiuta tutti gli affari che gli possano procurare denaro e ciò lo porta ad essere odiato da tutti. Durante il viaggio e durante la notte, tuttavia, il treno colpito da una slavina rimane intrappolato davanti ad una galleria e su un ponte di legno che lo sostiene interamente. In quella notte, Ratchett viene trovato morto con un numero consistente di pugnalate sul petto. Poirot essendo l’unico detective sul treno inizia a interrogare, ad uno ad uno, i tredici passeggeri che sono tutti sospettati di quel delitto: la missionaria Pilar Estravados (Penelope Cruz), il professore austriaco Gerhard Hardman (Willem Dafoe), la principessa Natalia Dragomiroff (Judi Dench) e la sua cameriera Hildegarde Schmidt (Olivia Colman), il segretario di Ratchett Hector MacQueen, Edward Henry Masterman (Derek Jacobi), il dottore Dr. Arbuthnot (Leslie Odom Jr), la vedova americana Caroline Hubbard (Michelle Pfeiffer), la governante Mary Debenham (Daisy Dridley), il conte Rudolph Andreny (Sergei Polunin) e la moglie Helena Andrenyi (Lucy Boynton), il controllore Pierre Michel (Marwan Kenzari), il venditore di automobili Biniamino Marquez (Biniamino Marquez). Al termine degli interrogatori, li riunisce tutti sotto la galleria e incomincia a confessare che è il primo caso in cui si trova di fronte ad un dilemma del tipo shakespeariano: o l’assassino dopo l’arresto del treno sia salito e dopo aver commesso il delitto sia fuggito, oppure che siano stati tutti i passeggeri a commettere quell’efferato delitto. In quest’ultima ipotesi se tutti fossero risultati assassini, nessuno sarebbe stato considerato assassino.
Kenneth Branagh), che ha più volte recitato Shakespeare, in questo bel film mette in risalto ancora una volta la sua indiscussa bravura riempiendo con la sua simpatia ogni scena e si muove a proprio agio, con l’agilità recitativa che ha sempre dimostrato, in mezzo ad un cast di attori straordinari e validi come Penelope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Josh Gad, Michelle Pfeiffer, ecc. .
Ottime anche la colonna sonora e la scenografia che fanno gustare agli spettatori  il sapore filmico che rimane nel loro ricordo per sempre.
Filmografia
Enrico V (1989), L’altro delitto (1991), Gli amici di Peter (1992), Il canto del cigno (1992), Molto rumore per nulla (1993), Frankenstein di Mary Shelley (1994), Nel bel mezzo di un gelido inverno (1995), Hamlet (1996), Pene d’amor perdute (2000), As You Like It – Come vi piace (2006), Il flauto magico (2006), Sleuth – Gli insospettabili (2007), Iron Man 2 (2010), Thor (2011), Jack Ryan – L’iniziazione (2014), Cenerentola (2015).
Francesco Giuliano

sabato 16 dicembre 2017

“La ruota delle meraviglie - Wonder Wheel” descrive con semplicità vizi e virtù dell’umana genìa

Titolo: La ruota delle meraviglie - Wonder Wheel 
Titolo originale: Wonder Wheel 
Regia: Woody Allen
Soggetto e sceneggiatura: Woody Allen
Produzione Paese: USA 2017

Cast: Jim Belusci, Kate Winslet, Justine Timberlake,Juno Temple, Jack Gore, Tony Sirico, Steve Schirtripa, Max Casella, David Krumholtz, […]
Coney Island. Anni '50. La spiaggia. La passerella. Io lavoro qui. Alla postazione 7 recita la voce narrante del film, che è quella di Mickey (Justin Timberlake), il bagnino nella vicina spiaggia che studia per diventare commediografo e che si innamora di Ginny Rannel (Kate Winslet), un’ex attrice divorziata e sposata, in seconde nozze, con il giostraio del Luna Park, Humpty Rannel (Jim Belusci). Ginny, con un figlio piromane di dieci anni che dà fuoco ad ogni cosa e in qualunque luogo, fa la cameriera presso un ristorante di pesce. L’intensa relazione amorosa, che si sviluppa con effetto farfalla tra Ginny e Mickey, sarà disturbata casualmente ma incisivamente dalla presenza di Carolina (Juono Temple), una bellissima e giovane bionda che, per fuggire dal marito gangster che la vuole uccidere, cerca rifugio presso la casa del padre Humpty. In un primo momento, Ginny accoglie Carolina senza creare problemi alla convivenza, ma ne diventa acerrima nemica quando vede che la giovane sta compromettendo la sua relazione con Mickey redarguendola spesso, tant’è che al termine di una cena le dice: visto che hai sposato uno che ha fatto i soldi ficcando la gente nel cemento probabilmente non hai mai lavato i piatti!
Woody Allen, attraverso la sua perspicacia creativa, la sua profonda cultura, il consueto linguaggio cinematografico abbastanza semplice e il fine humor  che lo caratterizzano, descrive, in modo sciolto e chiaro e con leggera profondità, la vita di uomini e donne, dei quali mette in evidenza i problemi quotidiani, le insoddisfazioni, le ipocrisie, le malvagità, i sogni svaniti o quelli ancora da realizzare, i pregiudizi consolidati, gli intrighi emotivi. Uomini e donne che vanno alla ricerca di qualche sfogo che gli permetta di esprimere i propri sentimenti inibiti ma che, al tempo stesso, palesano le loro umane limitatezze e le loro squallide azioni.
Un film coinvolgente e interessante con una trama di facile lettura, con attori del calibro di Kate Winslet che esprime con apprezzabile empatia la sua indiscussa  e indubbia bravura e del blues brother Jim Belushi.
Filmografia
Prendi i soldi e scappa (1965), Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971), Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere (1972), Il dormiglione (1973), Amore e guerra (1975), Io e Annie (1976), Manhattan (1977), Interiors (1978), Stardust Memories (1980),Una commedia sexy in una notte di mezza estate (1982), Zelig (1983), Broadway Danny Rose (1984), La rosa purpurea del Cairo (1985), Hannah e le sue sorelle (1986), Radio Days (1987), Crimini e misfatti (1987), Settembre (1987), Un’altra donna (1978), Alice (1990), Ombre e nebbia (1992),  Mariti e mogli (1992), Misterioso omicidio a Manhattan (1993), Pallottole su Broadway (1994), La dea dell’amore (1995), Tutti dicono I love you (1996), Harry a pezzi (1997), Celebrity (1998), Accordi e disaccordi (1999), Criminali da strapazzo (2000),La maledizione dello scorpione di giada (2001),  Hollywood Ending (2002),Anything Else (2003), Melinda e Melinda (2004), Match Point (2005), Scoop (2006), Sogni e delitti (2007), Vicky Cristina Barcelona (2008), Whatever Works – Basta che funzioni (2009), Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (2010), Midnight in Paris (2011), To Rome with Love (2011), Blue Jasmine (2013), Magic in the Moonlight (2014), Irrational Man (2016), Cafè Society (2016).
Francesco Giuliano

giovedì 14 dicembre 2017

“Dickens - L'uomo che inventò il Natale” scopre l’essenza originaria di questa festa del mondo occidentale

Titolo: Dickens - L'uomo che inventò il Natale 
Titolo originale: The Man Who Invented Christmas
Regia: Bharat Nalluri
Soggetto: Les Standiford
Sceneggiatura: Susan Coyne
Produzione Paese: Irlanda, Canada, 2017

Cast: Dan Stevens, Christopher Plummer, Jonathan Pryce, Simon Callow, Donald Sumpter, Miriam Margolyes, Ian McNeice, Bill Paterson, Annette Badland, Cosimo Fusco, […]
La trama di questo film si basa sulle vicissitudini che Charles Dickens (Dan Stevens) per mancanza di ispirazione, dopo la fama ottenuta con il suo capolavoro Oliver Twist (1837) seguita da tre insuccessi letterari, incontra con un certo travaglio nello scrivere la sua novella Canto di Natale (1843) che ebbe un notevole successo. Il grande scrittore, tormentato dalla situazione di stallo in cui si trova, vuole reinventarsi la festa di Natale, nel momento in cui sostiene che La mia immaginazione si è spenta, non ho più idee … i personaggi non fanno ciò che voglio. E nel periodo in cui il suo rapporto con il padre John (Jonathan Pryce) era molto travagliato. Si isola nel suo studio per concentrarsi sul suo passato infelice, da cui emergono i fantastici personaggi della novella e con i quali intraprende delle profonde discussioni, delle quali soprattutto risultano molto marcate e significative quelle con il malevolo e truce Ebenezer Scrooge (magnificamente interpretato da Christopher Plummer, premio Oscar) che risulta suo antagonista, quasi un alter ego.
Il regista con un tocco leggero ed equilibrato ha mantenuto sia l’humor che l’energia di Dickens sfruttando la sottile e accurata sceneggiatura della Coyne al fine di rendere il film piacevole e divertente. Al tempo stesso, egli riesce magnificamente a mettere a confronto, in modo teatrale, l’agiata vita dell’epoca vittoriana con la miseria più turpe, da cui emerge il contrasto secco tra ricchezza e povertà attraverso una precisa ambientazione cruda e l’uso fedele dei costumi.
Questo non è il solito film su Natale melenso e irreale, perché mette a nudo il vero spirito di questa festa molto sentita nel mondo occidentale. Spirito che trae le sue origini dall’antica festività romana (III secolo) del Dies Natalis Solis Invicti,il giorno di nascita del Sole invitto, la cui celebrazione avveniva nel periodo dell’anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d’inverno (quest’anno cade il 21 dicembre, alle ore 17.28, data che coincide con quella di uscita nelle sale cinematografiche) che segnava la rinascita del sole e quindi l’aumento della luce. Metafora che si contrappone all’odierna festa consumistica e snaturata, e che indica il risorgere degli affetti e dei valori che si sono perduti o sono maltrattati.
Il soggetto del film è stato tratto dal romanzo The Man Who Invented Christmas (2008) di Les Standiford e il film è stato presentato in prima internazionale alla 35^ edizione del TFF (Torino Film Festival 2017) nella sezione Festa Mobile.
Filmografia
Miss Pettigrew (2008)
Francesco Giuliano

giovedì 7 dicembre 2017

“Il premio” è una disamina divertente, ma non troppo, sulle conseguenze del successo che comporta il distacco dagli affetti familiari

Titolo: Il premio
Regia: Alessandro Gassmann
Sceneggiatura: Massimiliano Bruno, Walter Lupo, Alessandro Gassmann
Produzione Paese: Italia 2017

Cast: Gigi Proietti, Alessandro Gassmann, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Matilda De Angelis, Marco Zitelli, Andrea Johansson, Erika Blanc, Elettra Mallaby, […]


“Il premio”, secondo film di Alessandro Gassmann, è un’indagine autobiografica relativa al rapporto con suo padre Vittorio, grande attore di cinema e di teatro, che a causa del suo successo ha trascurato di manifestare l’affetto nei confronti della famiglia e dei figli. Quante cose non ti ho mai detto, infatti, è la frase che, in un attimo di sconforto, il padre, il noto scrittore Giovanni Passamonte, dice al figlio Oreste (Alessandro Gassmann) per evidenziare quel senso di colpa che stringe i padri a meditare ed a valutare il loro fallace rapporto affettivo con i figli a causa del successo. Il titolo del film “Il premio” si riferisce al viaggio di duemila chilometri che lo scrittore affronta in auto (perché non ama viaggiare in aereo), in compagnia dei figli, il semplicione Oreste e la manipolatrice Lucrezia (Anna Foglietta), e del suo segretario e amico Rinaldo (Rocco Papaleo), per andare a ritirare il prestigioso premio Nobel per la letteratura a Stoccolma, presso il Konserthuset. Ovviamente, questo viaggio obbliga la composita compagnia ad attraversare l’Austria, la Germania e la Danimarca dove, in particolare, a Copenaghen, la induce a visitare la città libera di Christiania, il quartiere autonomo della capitale danese, dove non si possono scattare foto – una limitazione grave questa per Lucrezia che ha la mania di scattare foto o selfie e che si vanta di aver posto su Facebook una foto da almeno tremila like -, e dove è vietato usare le droghe pesanti, ma dove si può fumare l’hashish che viene venduto liberamente. A Christiania, Oreste ritrova suo figlio Andrea (Marco Zitelli, alias Wrongonyou) nei confronti del quale mostra mancanza di attaccamento.
Giovanni Passamonte, interpretato magnificamente da uno dei più grandi attori italiani qual è Gigi Proietti, è un tipo spregiudicato, disinibito, istrionesco e, per certi versi, enigmatico che, oltre a essere stato un dongiovanni internazionale avendo “seminato” figli un po’ ovunque al mondo, durante questo viaggio mostra stravaganti bizzarrie: si compra una mucca austriaca per bere un bicchiere di latte appena munto, orina nei campi perché lo ritiene più salutare che farlo nei wc, non usa la carta di credito per cui si porta con sé illegalmente, per tutte le evenienze, cinquantamila euro, dona spontaneamente al figlio Oreste quindicimila euro per l’acquisto di una palestra e lo incoraggia ad avere un rapporto sessuale con Britta (Matilda De Angelis), la fidanzata del figlio Andrea, dice alla figlia Lucrezia riguardo al suo libro che ha forma ma non sostanza, e così via.
Il film è una commedia esilarante, coinvolgente, strepitosa, straordinaria, piacevole, interessante e dai connotati attualissimi, con una sceneggiatura originale e ricca di colpi di scena. Tutto ciò rende lo spettatore divertito e attento, passo dopo passo, al susseguirsi degli eventi, e sottolinea, in modo marcato, non solo il rapporto deficitario tra padre e figli, essendo venuto a mancare a questi ultimi l’impulso educativo paterno espresso come senso di responsabilità, trasmissione dei valori umani fondamentali, rispetto delle regole ed emancipazione. Il film, al tempo stesso, mostra anche la bellezza dei sinceri rapporti umani e la proficuità del lavoro di squadra.  
Bravissimi tutti gli attori, Gassman, Papaleo, Foglietta, che hanno mostrato senza difficoltà di indossare i panni dei relativi personaggi ed esplicitarne l'estro.
Filmografia
Razzabastarda (2013).
                                                Francesco Giuliano 

venerdì 1 dicembre 2017

In “Smetto quando voglio – Ad honorem” la proposta della “Terza cultura” in chiave cinematografica

Titolo: Smetto quando voglio – Ad honorem
Regia: Sydney Sibilia
Sceneggiatura: : Sydney Sibilia, Francesca Manieri, Luigi Di Capua
Produzione paese: Italia 2017

Cast: Edoardo Leo, Luigi Lo Cascio,Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Stefano Fresi, Pietyro Sermonti, Marco Bonini, Rosario Lisma, Giampaolo Morelli, Luigi Lo Cascio, Greta Scarano, Valeria Solarino, […]
Il film “Smetto quando voglio – Ad honorem” del giovane regista e sceneggiatore salernitano Sydney Sibilia chiude l’esilarante e fortunata trilogia, molto apprezzata anche per la sua originalità dal pubblico cinefilo; trilogia che inizia con il prequel “Smetto quando voglio” (2014), in cui si raccontano gli antefatti della storia, e segue con “Smetto quando voglio – Masterclass” (febbraio 2017).
In quest’ultimo film, che mantiene il carattere brioso dei precedenti, alla solita banda di cervelloni, guidata dal creativo e ideatore Pietro Zinni (Edoardo Leo), si unisce il fosco boss dalla faccia deturpata dal vetriolo Claudio Felici, detto Er Murena, (Neri Marcorè), per un’impresa altamente umanitaria che li affrancherebbe moralmente dagli intercorsi fatti criminali perché ci sta in giro una persona pronta a fare una strage con il gas nervino Sofox, durante la cerimonia di assegnazione di una Laurea honoris causa presso l'Università La Sapienza. Dovrebbero indagare e impedire, secondo Zinni, questo sospetto atto terroristico ad opera dell’ex professore universitario Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio), ma nessuno gli crede neppure la sua compagna Giulia (Valeria Solarino) né l’ispettrice di polizia criminale Paola Coletti (Greta Scarano). Perché non ci sono prove. La banda è, come sempre, composta dai migliori geni universitari, squattrinati e rimasti senza lavoro che, invece, meriterebbero di professare secondo la propria competenza degnamente per il bene di tutti. Essi coprono in modo esaustivo le varie sfaccettature culturali del mondo accademico, costituendo così, nel complesso, un movimento di “terza cultura” in cui si ha implicitamente l’unione della cultura umanistica con quella scientifica. Un suggerimento questo che dovrebbe fare pensare alle istituzioni governative che l’esistente compartimentazione culturale, chiusa in se stessa, ha inibito e continua a inibire  lo sviluppo economico e quindi lavorativo del paese Italia.  Infatti, oltre al neurobiologo Zinni, operano in modo coordinato e armonico i due latinisti Mattia Argeri (Valerio Aprea) e Giorgio Sironi (Lorenzo Lavia), il chimico Alberto Petrelli (Stefano Fresi),l’antropologo Andrea De Sanctis (Pietro Sermonti), l’archeologo Arturo Frantini (Paolo Calabresi), l’economista Bartolomeo Bonelli (Libero dei Rienzo), il medico anatomista Giulio Bolle (Marco Bonini), il professore Lucio Napoli (Giampaolo Morelli) e l’avvocato di diritto Vittorio (Rosario Lisma), costituendo così una banda di dieci cervelloni tra i quali si instaura un coordinamento eccezionale e altamente efficace.
Un film sicuramente molto divertente, che esamina criticamente la situazione amministrativa universitaria, e che fa meditare sull’annoso problema dei migliori ricercatori italiani che, rimasti senza lavoro, come in questa storia potrebbero adoperare la propria creatività a fini criminali o a fini umanitari. Un miscellanea intrisa di passionalità e di razionalità, dove l’aspetto preoccupante e serio della condizione paradossale, in cui si trovano i giovani di oggi, viene affrontato con una leggera profondità o con una profonda leggerezza di vedute.
Francesco Giuliano 

giovedì 30 novembre 2017

“Detroit” descrive un periodo storico statunitense in cui i diritti umani sono stati calpestati

Titolo: Detroit
Regia: Kathryn Bigelow
Sceneggiatura: Mark Boil
Musica: James Newton Howard
Produzione paese: USA 2017

Cast: John Boyega, Will Poulter, Algee ASmith, Jacob Latimore, Jason Michell, Hannah Murray, Jack Reynor, Kaitlyn Dever, Ben O’Toole, John Krasinski, Anthony Mackie, Nathan Davis Jr, Peyton Alex Smith, Malcom David Kelley, Joseph David-Jones, Laz Alonso, […]
Il film “Detroit” descrive la storia di tre giovani neri trovati uccisi nel motel Algiers, nel contesto degli  scontri avvenuti tra neri e polizia nella città di Detroit  dal 23 al 27 luglio 1967. La scintilla fu causata dall’intervento della polizia in un locale privo di licenza per la vendita degli alcolici. Ci furono decine di morti e migliaia di feriti e tantissimi edifici dati alle fiamme o distrutti. In quell’anno – era il 1967 -, si era formata una situazione simile a quella attuale, in cui il fenomeno dell’intolleranza razziale, immarcescibile nella sua abietta inumanità, si sta manifestando dopo un periodo di latenza con grande vigore. Per sedare la rivolta venne impiegata sia la Guardia nazionale che l’esercito. Ci fu una contestazione acerrima dei neri negli Stati Uniti, che l’anno successivo si estese dapprima in Francia, quindi  in Europa occidentale compresa l’Italia e poi nel resto del mondo, con proteste, polemiche e rivolte sia in ambito studentesco che in quello operaio contro l’intolleranza e i soprusi e con lo scopo di fare valere il principio di uguaglianza e soprattutto il rispetto dei diritti civili. “Detroit” è un film storico, anche se in parte romanzato, ben costruito e diretto, e documentato da immagini di quel tempo, che descrive la contestazione dei neri, appunto, nei confronti della polizia che esercitava su di essi una violenza in tutti i suoi svariati modi di manifestarsi. Un film che parla di brutalità e di violenza gratuite, quella violenza che nasce da un’educazione originaria dogmatica e parziale, che porterebbe a pensare di abolire il dogmatismo in tutti i suoi aspetti educativi e disciplinari perché, come si può notare dai fatti che sono successi da alcuni anni a questa parte negli Stati Uniti, la questione risulta ancorché grave perché dopo sessant’anni si sta ricostituendo, pian piano, un’identica situazione pari a quella a suo tempo contestata. Lo scorrere del tempo potrebbe cancellare fatti di tale importanza avvenuti in un recente passato se essi non venissero trasmessi proficuamente, anche tramite il cinema, alle nuove generazioni. La storia dell’uomo è importante, ma non bisognerebbe trascurare soprattutto quella recente che darebbe delle risposte immediate a tutti gli interrogativi che ci poniamo attualmente.
Kathryn Bigelow manifesta con coraggio la sua fine sensibilità nell’affrontare temi che portano nocumento all’umanità e che mettono in primo piano l’esercizio sfrenato e brutale del potere in mano a dei poliziotti imbecilli e spregiudicati e il dramma dell’uomo, oggetto di violenze che va oltre la collocazione temporale che gli si è voluto dare con questo film: Homo homini lupus è l’antica idea plautiana della condizione umana secondo cui l’uomo deve sopraffare per istinto i suoi simili, ripresa qualche secolo fa dal filosofo inglese Thomas Hobbes. L’istinto, tuttavia, si può controllare con una corretta e sana  educazione volta al rispetto dell’uomo sull’uomo!

Filmografia
The Loveless (1982), Il buio si avvicina (1987), Blue Steel – Bersaglio mortale (1990), Pint Break – Punto di rottura (1991), Strange Days (1995), Il mistero dell’acqua (2000), K – 19 (2002), The Hurt Locker (2008), Zero Dark Thirty (2012).
Francesco Giuliano

venerdì 24 novembre 2017

“Gli sdraiati” descrive e analizza con obiettività il contrasto tra padri e figli nella società moderna

Titolo: Gli sdraiati
Regia: Francesca Archibugi
Soggetto: Michele Serra (dall’omonimo romanzo “Gli sdraiati”)
Sceneggiatura: Francesco Piccolo, Francesca Archibugi, Michele Serra
Produzione Paese: Italia, 2017

Cast: Claudio Bisio, Gaddo Baccini, Cochi Ponzoni, Antonia Truppo, Gigio Alberti, Ilaria Brusadelli, Barbara Ronchi, Carla Chiarelli, Sandra Ceccarelli, Giancarlo Dettori, Donatella Finocchiaro, Federica Fracassi, Matteo Oscar Giuggioli, Gianluigi Fogacci, […]
“Gli sdraiati”, il cui soggetto è stato tratto dall’omonimo romanzo (2013) di Michele Serra, edito da La Feltrinelli, è un film con il quale la regista Francesca Archibugi affronta il problema sociale che coinvolge i giovani di oggi  e i loro genitori. Figli e padri, figlie e madri, oggi. I figli, che quotidianamente si riuniscono in una stanza dell’abitazione dei loro genitori senza un proposito, stanno spesso sdraiati sul letto senza dialogare o facendo scherzi stupidi e inconcludenti. Rimangono comodamente distesi, come quando si sta sulla spiaggia a prendere il sole d’estate, dormono nelle ore della giornata in cui normalmente si lavora o stanno svegli nelle ore destinate al riposo, ma sempre sdraiati stanno. Forse per guardare meglio il cielo o il soffitto della stanza, che non offrono variabilità di immagini, trascurando così la bellezza variopinta della natura che li circonda, e chiedersi  del perché della vita? Figli e padri in continua diatriba, in perenne conflitto che non si riesce a trattenere come un fiume in piena. Né vale andare da uno psicologo insieme per un’analisi psicologica, né valgono i continui richiami all’osservanza delle regole come  rispettare un orario, pulire il cesso, raccogliere le mutande. Estranei i primi agli stimoli paterni, apatici, senza scopo, senza iniziative, senza un futuro, privi di creatività, umorali che cambiano comportamento o idea come il vento che muta direzione da un momento all’altro, senza rispetto delle regole che non sanno cosa siano, trascinati dagli eventi della giornata, privi di stimoli. Si ritrovano per caso come in un labirinto sforniti del filo di Arianna che gli consenta di trovare la via di uscita. Stracolmi di sensi di colpa i secondi che si chiedono quali siano state le cause che hanno determinato un tale stato di natura sociale che coinvolge tutti, vecchi e giovani, uomini e donne. … Ci si trova forse in una novella società medievale in cui … i giovani, in minoranza, umiliati, sono cacciati ai margini della società da questa orda di vecchi assetati di potere, di privilegi …? Un mondo tutto da scoprire che non teme famiglie agiate o con i genitori divorziati, come quella in cui si trova Tito (Gaddo Baccini), figlio di Giorgio Selva (Claudio Bisio), un popolare presentatore della Rai, o come quelle disagiate in cui vive Alice (Ilaria Brusadelli), figlia di Rosalba Bendidio (Antonia Truppo) di professione cameriera e che, in gioventù, ha fatto pure la prostituta, o come quelle che osservano i canoni evangelici cattolici. La Archibugi, con la sua fine sensibilità verso il sociale, analizza il problema, lo sviscera e lo affronta dai vari punti di vista, lo scompone mettendo a confronto le sofferenze dei giovani con quelle degli adulti, lasciando allo spettatore la possibilità di trovare una risposta ad una situazione sociologica molto grave e impellente.  
Filmografia
Mignon è partita (1988), Verso sera (1990), Il grande cocomero (1993), Con gli occhi chiusi (1994), L’albero delle pere (1998), Domani (2001), Lezioni di volo (2006), Questioni di cuore (2008).
Francesco Giuliano

lunedì 20 novembre 2017

Ritorna l’appuntamento del Montefeltro Film School Festival 2017

Si svolgerà nel Cento storico di Pennabilli (Rimini) dall’8 al 10 dicembre 2017 la terza edizione del Montefeltro Film School Festival, un appuntamento innovativo e in assoluto l’unico in Italia, dedicato agli allievi delle  Scuole di Cinema italiane e internazionali. Uno spazio particolarmente suggestivo e pieno di Storia del Cinema, in cui gli studenti delle Scuole possono mostrare i loro lavori, incontrarsi e confrontarsi, e dove, grazie allo sceneggiatore Tonino Guerra che qui abitava, si sono fermati i più grandi registi del mondo, da Michelangelo Antonioni Antonioni a Wim Wenders, da Andrej Tarkovskij a Theo Angelopoulos, solo per citarne alcuni. 
Gli studenti proporranno le loro opere, che saranno valutate da una giuria internazionale, interamente al femminile, presieduta dall’attrice francese Martine Brochard e composta dall’attrice Valeria D’Obici, dalla regista Anna Di Francisca, dalla critica cinematografica/imprenditrice Alida Carcano e dalla sceneggiatrice Monica Zapelli. Le giurate visioneranno i film proposti dai giovani filmmaker, e i lavori migliori verranno premiati con una ricompensa in denaro gentilmente offerta dallo sponsor svizzero Valeur Investments.
Il primo premio, di 2.500 euro, andrà al miglior regista; il secondo – sempre di 2.500 euro – al miglior film innovativo: un contributo che vuole essere un incoraggiamento a continuare a lavorare nel mondo della cinematografia. Come testimoniato dalle precedenti edizioni, durante il festival i giovani avranno, inoltre, modo di far nascere nuove collaborazioni e rapporti professionali, oltre che umani.
Dopo un’attenta selezione tra oltre 250 opere, la direzione artistica del festival, composta dal regista e sceneggiatore Maurizio Zaccaro e dal regista e sceneggiatore Piergiorgio Gay, ha selezionato 28 lavori, tra corti e mediometraggi di fiction, animazione e documentari. La selezione sarà presentata al pubblico gratuitamente durante i giorni del festival per offrire una finestra sul futuro del cinema del domani. I paesi di provenienza di questa edizione del festival sono i seguenti: Germania (con 4 film), Gran Bretagna (3), Olanda (2), Francia (2), Danimarca (2), Romania (2), Israele (2), Belgio (2), Finlandia, Croazia, Polonia, Austria, Ungheria, Russia, Norvegia, Svizzera e Italia.
Il Montefeltro Film School Festival è per importanza la terza manifestazione in Europa dedicata agli studenti delle scuole di cinema, e si affianca ai festival di Monaco e Poitiers. Insieme rappresentano tre appuntamenti strategici per scoprire le nuove tendenze della settima arte.
Anche quest’anno la programmazione del festival prevede incontri con ospiti speciali, a ingresso  libero fino a esaurimento posti, che avverranno presso il cinema teatro Gambrinusdi Pennabilli, in Via Parco Begni, 3.
La serata d’inaugurazione della seconda edizione del Montefeltro Film School Festival 2017 si svolgerà in compagnia dell’attrice Valeria D’Obici, che l’8 dicembre alle 21.00 leggerà alcuni passaggi dal libro “Bleu” di Maurizio Zaccaro, edito da Maggioli Editore, romanzo che racconta due storie parallele ma destinate a intrecciarsi, entrambe segnate dal rapporto dei protagonisti con l’Alzheimer.
Gradito ospite di questa edizione del festival sarà Pietro Bartolo, medico di Lampedusa da anni in prima fila nei soccorrimenti durante gli sbarchi dei migranti provenienti dal Nord Africa. Il 9 dicembre alle 17.00 terrà una lectio magistralis, e alle 21.00 introdurrà la proiezione di Fuocoammare, documentario di Gianfranco Rosi che lo vede protagonista, vincitore dell’Orso d’Oro alla Berlinale del 2016.
 Il 10 dicembre alle 21.00 si terrà la cerimonia di chiusura: verranno consegnati i due premi in denaro al miglior regista e al miglior film innovativo. A seguire la produttrice Donatella Palermo (FuocoammareCesare deve morire) introdurrà la proiezione dell’ultimo film dei fratelli Taviani Una questione privata, di cui è produttrice.
Il Montefeltro Film School Festival, diretto dal produttore, regista e sceneggiatore Maurizio Zaccaro, è patrocinato dal Comune di Pennabilli e dell’Associazione Tonino Guerra e realizzato con il sostegno dell’Hotel Duca del Montefeltro, Valeurs Investments e Free Solo. I sottotitoli sono curati da Raggio Verde Sottotitoli.È anche una manifestazione eco-sostenibile e animalfriendly. Aderisce al protocollo europeo per il cinema sostenibile basato sulle seguenti attività: consumi energetici, trasporti di merci, trasporti di persone, consumi di materiali (carta, plastica, vetro, ecc.), gestione dei rifiuti, catering, coordinamento e comunicazione interna e compensazione. (Francesco Giuliano)

martedì 14 novembre 2017

Conferenza stampa di presentazione del 35° TFF – Torino Film Festival

Oggi, alla Casa del Cinema di Roma, si è tenuta la Conferenza stampa di presentazione del 35° TFF – Torino Film Festival, che si svolgerà dal 24 novembre al 2 dicembre 2017, e che contiene un nutrito numero di film suddiviso nelle varie sezioni da saziare critici e cinefili famelici. Basta consultare il seguente link: https://www.dropbox.com/s/uvt9bxk15fuoo85/35%C2%B0TFF_cartella%20stampa.docx?dl=0.
Il film di apertura FINDING YOUR FEET / RICOMINCIO DA ME di Richard Loncraine sarà proiettato venerdì 24 novembre al Cinema Massimo di Torino, mentre quello di chiusura THE FLORIDA PROJECT di Sean Baker  sarà proiettato sabato 2 dicembre al Cinema Reposi di Torino.
La retrospettiva del Festival sarà dedicata al grande regista statunitense Brian De Palma di cui saranno proposti ben 32 film. Per la prima volta in Italia, una rassegna esaustiva. Oltre ai lungometraggi, saranno presentati i cortometraggi, i documentari e i videoclip, in versione  originale  sottotitolata. Una maniera per (ri)scoprire un autore che ha avuto un'influenza fondamentale sul cinema dei decenni successivi. La retrospettiva è stata curata da Emanuela Martini, direttrice del Torino Film Festival.
Torino 35 è la più importante sezione competitiva del festival, riservata a opere prime, seconde o terze, propone 15 film realizzati nel 2017, inediti in Italia. I paesi rappresentati sono: Argentina, Belgio, Cina, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Hong Kong,Israele, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna, Stati Uniti e Venezuela.
La sezione fuori concorso Festa mobile che, come ogni anno, porta al festival gli esemplari più attesi o che ci sono piaciuti di più tra la produzione mondiale inedita in Italia, apre con il film Finding Your Feet, la commedia britannica su un gruppo assortito di maturi londinesi che s'incontrano e danno un nuovo senso alla loro vita attraverso una scuola di ballo, diretta da Richard Loncraine e interpretata da Imelda Staunton, Timothy Spall e Celia Imrie. E chiude The Florida Project, descrizione scatenata e agrodolce delle giornate di un gruppo di ragazzini che vivono in un motel scalcagnato ai margini della Disneyland di Orlando, diretta da un habitué del TFF, Sean Baker, e interpretata da Willem Dafoe.
Il Gran Premio Torino sarà consegnato a Pino Donaggio, che ha esordito come musicista di film nel 1973 con lo score del thriller A Venezia... un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg. La consegna avverrà mercoledì 29 novembre, alle ore 19.30 al Cinema Massimo 1, prima della proiezione del film di Brian De Palma DRESSED TO KILL (Vestito per uccidere, USA, 1980, versione restaurata in DCP, 105’).
La altre sezioni: TorinoFilmLab con 5 film; Film Commission Torino Piemonte con 2 film; Premio Maria Adriana Prolo 2017; Amerikana con 6 film diretta da Asia Argento; After Hours, la sezione dark del festival; TFFdoc con film documentari; Internazionale.doc con 8 film; Italiana.doc con 9 film; Viaggio con 10 film; Non umano con 2 film, ecc.
Se volessimo individuare nei film che compongono la selezione di Onde 2017 una linea dominante, dovremmo guardare allo scenario diradato e alla curvatura intimamente crepuscolare che la realtà contemporanea offre alla ricerca espressiva portata avanti dai filmmaker più giovani e innovatori.
Non dire gatto, un omaggio di Emanuela Martini, “gattara” cinéphile, è la sezione dedicata ai gatti, che presenta 6 film che spaziano dal classico Disneyiano Alice nel paese delle meraviglie a Una strega in paradiso di Richard Quine, passando anche per un thriller gotico ispirato ad una storia di Edgar Allan Poe, si collega idealmente alla mostra attualmente in corso al Museo Nazionale del Cinema intitolata “Bestiale! Animal Film Stars” che è stata inaugurata il 14 giugno e proseguirà fino all’8 gennaio 2018.
Francesco Giuliano

venerdì 3 novembre 2017

“Una questione privata” è una metafora della liberazione dall’autoritarismo e dalla censura

Titolo: Una questione privata
Regia: Paolo Taviani
Soggetto: Beppe Fenoglio (Dall’omonimo romanzo pubblicato postumo nel 1963)
Sceneggiatura: Paolo e Vittorio Taviani
Produzione Paese: Italia, Francia 2017
Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia

Cast: Luca Marinelli, Valentina Bellè, Anna Ferruzzo, Marco Brinzi, Francesco Turbanti, Giulio  Beranek, Lorenzo Richelmy, Lorenzo Demaria, Luca Cesa, Francesca Agostini, Jacopo Olmo Antinori, Josafat Vagni, Anna Ferruzzo, Giuseppe Lo Piccolo, Antonella Attili, Francesco Testa, Tommaso Maria Neri, Alessandro Sperduti, Guglielmo Favilla, Andrea Di Maria, Fabrizio Costella, Mauro Conte, Fabrizio Colica, […]
Non è un caso, forse, che i fratelli Taviani abbiano diretto e scritto la sceneggiatura di questo film per la recente deriva verso destra a cui volge l’opinione politica del popolo italiano, ma anche di quello europeo. Destra che vuole dire, tra l’altro, prevaricazione, limitazione della libertà e moralismo. Raccontano, in  questo film Una questione privata, la vicenda tratta dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, che si svolge tra le verdi colline nebbiose delle Langhe durante la seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio di Cassibile (8 settembre 1943), e che vede in contrapposizione cruenta e violenta partigiani e  fascisti. Una guerra civile che finalmente segnerà la fine dello stato autoritario segnato dallo strapotere fascista durato per un ventennio. Il protagonista è un giovane partigiano, a cui era stato affibbiato dai compagni di scuola il soprannome di Milton (Luca Marinelli), in onore del filosofo inglese John Milton, perché aveva tradotto dall’inglese la Tragedia di Amleto, principe di Danimarca, di Shakespeare. Il giovane è innamorato follemente di Fulvia (Valentina Bellè), una ragazza estroversa ma anche dal comportamento indefinibile anche se invogliante perché, oltre a lasciare intendere a Milton di piacerle, condivideva giochi e balli con l’amico comune Giorgio Clerici (Lorenzo Richelmy). Milton, già è in atto la guerra civile, durante una perlustrazione, passando vicino alla villa dove viveva Fulvia, spinto dalla nostalgia, rivisita le stanze e i luoghi che gli fanno rivivere i bellissimi momenti trascorsi assieme alla sua amata ma, grazie alla guardiana, viene a scoprire con amarezza che tra Fulvia e Giorgio c’era stata una relazione amorosa. Milton, non vuole crederci e, andato via dalla villa, va alla ricerca di Giorgio, anche lui partigiano, per chiedergli chiarimenti. Durante questa ricerca, tuttavia, viene a sapere che Giorgio è stato catturato dagli “scarafaggi” - così venivano chiamati i militi fascisti. Allora, cerca e riesce a fare prigioniero un fascista per scambiarlo con il suo amico. Purtroppo, come spesso avviene, le cose non vanno come devono andare, tant’è che in quel periodo profondamente tragico tutto finisce in tragedia.
Il film, diretto secondo l’inconfondibile e inimitabile stile neorealista dei fratelli Taviani, mette a nudo, in un periodo in cui la barbarie e la bestialità umane imperversavano, i sentimenti di un uomo che non teme rischi e che pone a repentaglio la propria vita spinto dall’amore per Fulvia, pur di conoscere la verità. Mette anche in risalto la ridicola censura del regime fascista su varie attività umane, ricreative e non, come quelle sul ballo o sul jazz, la musica d’oltreoceano creata dai negri, o ancora sull’uso di parole di lingua straniera come l’inglese.
Strabiliante e incisiva, infatti, è l’imitazione del suono della batteria prodotta con insistenza dalla bocca di un fascista (Andrea Di Maria) che pur essendo prigioniero dei partigiani dimostra, con il suo fare demente, di avere acquistato  la libertà dal regime e dall’oppressione fascista.
La colonna sonora del film ricalca con note graffianti, aspre, tormentate, la canzone americana, cantata nel film Il mago di Oz (1939) da Judy Gardland, Over the rainbow, per indicare metaforicamente così come l’arcobaleno, il fenomeno ottico che preannuncia, ad ampio respiro, il ritorno della quiete dopo una forte tempesta,  il riemergere della libertà dopo l’oppressione fascista.
Il film è stato presentato al TIFF2017 (Toronto International Film Festival) e alla Festa del Cinema di Roma 2017.
Filmografia
Un uomo da bruciare (1962), I fuorilegge del matrimonio  (1963), I sovversivi (1967), Sotto il segno dello scorpione (1969), San Michele aveva un gallo (1972), Allosanfan (1974), Padre padrone (1977), Kaos (1984), Good morning Babilonia (1987), Il sole anche di notte (1990), Firile (1993), Tu ridi (1998), La masseria delle allodole (2007), Cesare deve morire (2012), Meraviglioso Boccaccio (2015).
Francesco Giuliano

martedì 31 ottobre 2017

“Treno di notte per Lisbona” invita a una lettura rigenerante e intrigante

Titolo: treno di notte per Lisbona
Titolo originale: Night Train to Lisbon
Regia: Bille August
Soggetto: Pascal Mercier (dall’omonimo romanzo pubblicato nel 2004)
Sceneggiatura: Greg Latter, Ulrich Herrmann
Produzione Paese: Germania, Svizzera, Portogallo, 2013
Musiche: Annette Focks

Cast: Jeremy Irons, Mélanie Laurent, Jack Huston, Martina Gedeck, Bruno Ganz, Christopher Lee, Lena Olin, Charlotte Rampling, Tom Courtenay, Marco D’Almeida,  August Diehl, Beatriz Batarda, Burghart Klaussner, Filipe Vargas, Adriano Luz, Sarh Buhlmann, Janer Thorne, Hanspeter Muller, Jean-Pierre Comu, […]

In Treno di notte per Lisbona del regista danese Bille August si respira la stessa atmosfera cupa, oppressiva, violenta del film Sostiene Pereira (1995) di Roberto Faenza, quell’atmosfera persecutoria e vessatoria di stampo fascista che caratterizzava la città di Lisbona nel periodo della dittatura di Salazar (1932 – 1974). Il film racconta ciò che capita una mattina al professore Raimund Gregorius (Jeremy Irons) mentre si reca al liceo di Berna dove insegna Latino. Mentre attraversa il ponte sul fiume Aar  - la giornata è piovosa -, vede una giovane donna in piedi sul parapetto in procinto di suicidarsi. Il professore riesce a fermarla e la porta con sé in classe dove la fa sedere accanto alla porta. Subito dopo, tuttavia, durante la lezione, la ragazza va via dimenticando il suo soprabito rosso. Il professore istintivamente, spinto da una forza irrefrenabile e incontrollabile, abbandona la classe e va alla ricerca di quella donna. Non la trova, ma nel suo soprabito scopre un libro “L’orafo delle parole” di uno scrittore di Lisbona, Amadeu de Almeida Prado e un biglietto ferroviario per Lisbona. Il professore, allora, si incuriosisce e prende il treno per Lisbona alla ricerca salvifica di quella donna. Durante il viaggio notturno legge il libro che lo affascina e lo coinvolge a tal punto che va alla ricerca dell’autore. In quel libro c’è la biografia di un medico Amadeu Prado (Jack Huston), componente della resistenza che si opponeva al regime di Salazar. Ormai morto, il professore sulla tomba del medico trova scritta la frase Quando la dittatura è un fatto, la rivoluzione è un dovere! Un aforisma assoluto e universale che lo infervora ancor di più nel ricercare e scoprire le vicissitudini di quell’uomo sconosciuto alla storia ma grande in sé. Ciò lo porta a incontrare tutti gli amici ancora in vita come João Eça (Tom Courtenay) o come Estefânia (Lena Olin), e a intraprendere un viaggio appassionante in un mondo pieno di vigore e ricco di senso di libertà, ma anche di disumane atrocità e di boia,  come si evince dalle parole di Amadeu: Lasciamo sempre qualcosa di noi, quando ce ne andiamo da un posto: rimaniamo lì, anche una volta andati via. E ci sono cose di noi che possiamo ritrovare solo tornando in quei luoghi. Viaggiamo in noi stessi quando andiamo in posti che hanno fatto da cornice alla nostra vita. Non importa quanto questi siano stati brevi e viaggiando dentro noi stessi, ci dobbiamo confrontare con la nostra solitudine. Ma tutto ciò che facciamo, non lo facciamo forse per paura della solitudine? Non è questo il motivo per cui rinunciamo a tutte le cose che rimpiangeremo alla fine della nostra vita?
Il professore Raimund Gregorius è un uomo, solitario perché ritenuto noioso come confida a Mariana (Martina Gedeck), che abbandona il proprio posto di lavoro per andare alla ricerca di qualcosa di meraviglioso, e che manifesta una grande profondità d’animo (I campi sono più verdi nella loro descrizione, che nel loro reale colore verde) che soltanto un uomo di grande cultura come lui può palesare. Riesce, infatti, a cogliere l’essenza umana e a estrarre i significati fondamentali della vita da un libro sconosciuto di uno grande scrittore sconosciuto: L'Eternità non esiste. La vita è quello che fai ora, in questo momento, secondo le tue scelte libere …  Quando si è giovani, la morte è come un nastro che ci gira intorno. Quando comincia a diventare troppo stretto?
Un bel film dalle tematiche attualissime, come quella delle colpe dei padri che ricadno sui figli trasmettendone il senso di colpa, e con uno straordinario e appassionante Jeremy Irons, diretto da un grande regista Bille August, che con i suoi film ha contribuito a rendere grande il cinema internazionale.
Filmografia
Honning Mane (1978), Zappa (1983), Busters verden (1984), Tro, hab og kaerlighed (1984), Pelle alla conquista del mondo (1987), Con le migliori intenzioni (1992), La casa degli spiriti (1993), Jerusalem (1996), Il senso di Smilla per la neve (1997), I miserabili (1998), En sang for Martin (2001), L’ora della verità (2004), Chacun son cinéma (episodio, 2007), Il colore della libertà – GoodBye Bafana (2007), Marie Krøyer (2012), Treno di notte per Lisbona (2013), Stille hjerte (2014), Feng Huo fang fei (2017), 55 Steps (2017).
Francesco Giuliano

mercoledì 25 ottobre 2017

“Suburra” mette a nudo gli intrecci tra i poteri politico e religioso con la criminalità

Titolo: Suburra
Regia: Stefano Sollima
Sceneggiatura: Sandro Petraglia
Produzione Stato: Italia, 2015

Cast: Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Alessandro Borghi, Greta Scarano, Giulia Elettra Gorietti, Antonella Fassari, Jean-Hugues Anglade, Adamo Dionisi, Giacomo Ferrara, […]
Trasmesso su Rai2, in prima serata, ripropongo questa recensione scritta e pubblicata 2 anni fa.
Stefano Sollima,  dopo il successo di ACAB  - All Cops are Bastard (2012), con Suburra rivela la sua indole di regista orientato verso la descrizione della criminalità realizzando una altra bella pellicola cinematografica. Con una concretezza sfrenata e una esacerbata crudezza realistica, infatti, Sollima fotografa la Roma di oggi, capitale d’Italia, con i suoi fatti e misfatti latenti, in cui mette in evidenza la corruzione dilagante, che rappresenta il trait d’union del potere politico e quello religioso con quello criminale che si coordinano, si sfidano, si ingannano e cercano di annullarsi senza però riuscirci. Persone innocenti, alias cittadini inermi e inconsapevoli, che anche se caratterizzati da difetti umani, non hanno niente da spartire con questi delinquenti che, in connubio con politici di malaffare e prelati d’alto rango, gli fanno patire violenza e ricatti incredibili e inauditi. Sono vittime, come lo è il popolo italiano, di signori e padroni di tutti i tipi, politici, religiosi  alla mercé di criminali ignoranti e arroganti che manifestano una violenza non solo fisica ma anche psicologica tale da fare rabbrividire al solo pensarci. In questo quadro nefando e odioso s’erge sullo sfondo la città di Roma piena di luci e di colori che ne esaltano la bellezza e la magnificenza, uniche al mondo.
Il titolo del film Suburra, con cui oggi si indica un luogo malfamato, immorale e fecondo di criminalità, deriva dal latino Subura o sub-urbe quartiere dell’antica Roma, oggi localizzato nel quartiere Monti, dove abitava una popolazione miserabile e ignorante. Il collegamento storico è necessario e irrinunciabile.
Sollima prende spunto da questo per descrivere non solo un potere politico corrotto, in cui la falsa integrità è preludio di richiesta immorale di poltrone d’alto prestigio oltre l’indecenza e la spudoratezza, che rende tutti i politici todos caballeros (tutti cavalieri), frase pronunciata dal re di Spagna Carlo V durante una sua visita ad Alghero nel 1541, e usata oggi in tono sprezzante per descrivere quelle proposte tendenti ad estendere dei particolari privilegi, annullando così di fatto la distinzione o il prestigio derivante dagli stessi.
Ma si potrebbe usare anche la frase tutti colpevoli, nessun colpevole pronunciata dal leader socialista Bettino Craxi in Parlamento, all’alba di Tangentopoli, con la quale si intende che se la corruzione è dilagante e diffusa, essa rientra nel costume e, in quanto tale, non è censurabile.
Non si salva neppure il potere religioso in connubio sia con i politici corrotti ma anche con la criminalità organizzata rappresentata magnificamente da Samurai (Claudio Amendola), tant’è che un papa (si allude alle recenti dimissioni di papa Benedetto XVI), scoprendo un’immoralità inimmaginabile e incontrollabile dentro un’istituzione che propaganda la moralità a livello universale e se ne fa scudo, preso da crisi di coscienza, si arrende perché si ritiene inerme a combatterla e non fa altro che dimettersi dal trono assegnatogli.
Tutto si svolge in una Roma piovosa, bisognosa cioè di una pioggia purificatrice che la rigeneri e le dia lo splendore di sempre e che inciti il popolo a rivoltarsi contro la criminalità, così come fa Sebastiano (Elio Germano) o come fa Viola (Greta Scarano), la quale però rimasta illesa rappresenta il germe che dà continuità alla criminalità.
Suburra è un film da vedere perché fa scoprire ciò che il cittadino intuisce.
Oltre agli attori citati, Pierfrancesco Favino e Claudio Amendola ancora una volta esprimono la loro indiscussa bravura.

Filmografia
La squadra e Crimini (serie tv,1998), Romanzo criminale – La serie (serie tv,2008), Gomorra – La serie (serie tv, 2012- 2013), ACAB – All Cops are Bastard (2012).
Francesco Giuliano