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mercoledì 4 settembre 2019

“Genitori quasi perfetti”, una tragicommedia perfetta “in un Paese perfetto di mostri perfetti”


Titolo: Genitori quasi perfetti
Regia: Laura Chiossone
Soggetto:  Gabriele Scotti, Renata Ciaravino
Sceneggiatura: Gabriele Scotti, Renata Ciaravino
Musiche: Michele Braga
Produzione Paese:  Italia, 2019
Cast: Anna Foglietta, Paolo Calabresi, Lucia Mascino, Marina Rocco, Elena Radonicich, Francesco Turbanti, Paolo Mazzarelli, Marina Occhionero (intrattenitrice), Erika Blanc, Nicolò Costa




Genitori quasi perfetti, secondo film di Laura Chiossone, descrive un tratto significativo della vita di Simona (Anna Foglietta) alle prese con la preparazione della festa dell’ottavo compleanno del figlio Filippo (Nicolò Costa). Essendo single, Simona è molto insicura ma nell’incertezza totale cerca di mettercela tutta al fine di organizzare un buon evento che le permetteranno di conoscere i genitori dei compagni di classe del figlio e fare amicizia. Accettano l’invito soltanto alcuni che rappresentano un profilo realistico della classe media dei genitori di un “paese perfetto di mostri perfetti”: Giorgia (Elena Radonicich), madre lesbica che mostra profonda sensibilità e chiarezza sulla prassi educativa dei figli, Ilaria (Lucia Mascino) e il marito Aldo (Paolo Calabresi), orgogliosi di essere vegani con la loro torta all’acqua, che come dice Simona gli somiglia, Sabrina (Marina Rocco), estetista che, oltre a farsi propaganda, dimostra un incontrollabile desiderio per il sesso, Paolo (Francesco Turbanti), disoccupato che cerca di nascondere il proprio status senza riuscirci, e infine Alessandro (Paolo Mazzarelli), imprenditore fallito che cerca disperatamente di emergere nel proprio lavoro. Ognuno di loro manifesta un proprio carattere condizionato dall’ambiente in cui si trova e un proprio modo di interpretare la vita vestendo una personale maschera. Una maschera che lo differenzia dagli altri, come in un’opera teatrale, ma che lo accomuna nel costituire una società contraffatta e per certi aspetti anche disumana, dove basta un piglio contrario al senso comune della vita che in un baleno trasforma la festa in un parapiglia dove succede di tutto: i comportamenti che sembravano affettuosi, cordiali, gradevoli, simpatici, socialmente corretti, si trasformano improvvisamente in una lite da cui scaturisce acredine, odio, intolleranza e disprezzo.
Da una parte, dunque i genitori che litigano rasentando turpiloquio o addirittura azioni omicide e dall’altra parte i bambini che giocano divertendosi, guidati dalla candida Luisa (Marina Occhionero), animatrice giovane ed empatica che, al termine del suo impegno lavorativo, rivolgendosi a tutti i genitori, afferma disgustata e delusa: ho capito che sarà molto, molto difficile fare peggio di quello che avete fatto voi con i vostri figli!
La regista Laura Chiossone con questa tragicommedia Genitori quasi perfetti, che potrebbe essere derivata da una piece teatrale drammatica, fotografa dettagliatamente e realisticamente, sia nei caratteri che nei comportamenti, i genitori moderni che, presi dal lavoro o dalla precarietà, da molteplici impegni, da mille problemi, dalle proprie frustrazioni e fisime e da svariati complessi, sottraggono prezioso tempo, cura e sentimento al ruolo fondamentale dell’essere genitore in modo proficuo. E, nel contempo, fa anche emergere il borderline, la linea di confine, attraverso cui si passa facilmente dal comportamento ipocrita alla sincerità comportamentale da cui emerge senza maschera  la cruda realtà odierna. Il carattere del film che appare ironico, deprimente, profondamente realistico grazie a dei bravi attori tra cui spicca la protagonista Simona, interpretata dall’appassionata e poliedrica Anna Foglietta, vuole essere una disamina dell’attuale situazione familiare a livello educativo che, tranne le dovute eccezioni, sta investendo la famiglia e anche la scuola, che si trova impreparata ad arginare l’effetto diseducativo genitoriale. Forse i genitori prima di intraprendere questo ruolo dovrebbero frequentare una scuola che li formi in tal senso?
Filmografia
Tra cinque minuti in scena (2012).
Francesco Giuliano


“Il varco” è il racconto doloroso delle mostruosità di una guerra suicida


Titolo: Il varco
Regia: Federico Ferrone e Michele Manzolini
Soggetto: Federico Ferrone, Michele Manzolini
Sceneggiatura: Federico Ferrone, Michele Manzolini, Wu Ming 2
Musiche: Simonluca Laitempergher
Durata: 70 min
Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà




Il varco racconta la partenza, nel 1941, di un soldato italiano per il fronte sovietico e con lui tanti altri militi. L'esercito fascista era alleato di quello nazista e la vittoria sembrava essere prossima. A differenza di molti giovani commilitoni che, presi da forte entusiasmo e da grande fervore, immaginavano che la guerra fosse come una passeggiata, quel soldato, che parlava anche se non molto bene il russo perché sua madre era di origini russe, già conosceva le nefandezze e le mostruosità sanguinose dei combattimenti avendo combattuto già nella guerra d’Etiopia. Per questo egli si recava in quel territorio con cognizione di ciò che sarebbe successo e temendone le conseguenze si rifugiava con la mente, per un po’ di conforto, nei ricordi delle fiabe che la madre gli raccontava quando era ancora bambino. E lo faceva su quel treno che, attraversando mezza Europa fin oltre lo sterminato territorio ucraino, procedeva inizialmente tra canti, musiche, sogni e speranze. Treno che con l’arrivo dell’inverno fu colto improvvisamente dal silenzio in seguito allo stupore prodotto dai corpi dei primi morti, dal fango, dal gelo, dalla neve e dallo squallore del paesaggio che gli si presentava. Le esaltanti bramosie iniziali dei soldati si ridussero d’un tratto a quelle essenziali: non cercavano più la vittoria, non agognavano più la baldoria e il brio, ma un varco che gli permettesse di avere un letto caldo, del cibo, degli indumenti puliti, e soprattutto di ritornare sani e salvi a casa per riabbracciare i loro cari e le loro cose. L’immensa steppa spazzata da una continua ed esiziale tormenta ora gli appariva tetra, grigia, desolata e popolata da fantasmi girovaghi senza meta, senza scopo. Il ramo che sosteneva il sogno di quei soldati ormai era stato spezzato definitivamente. Una descrizione simile si evince da quella fatta da un osservatore durante la disfatta della Grande Armata napoleonica del 1812: una folla di spettri avvolti in abiti femminili, in vecchi pezzi di tappeti o in cappotti bruciati pieni di buchi.
Il varco è un documentario ben costruito e condotto in modo coinvolgente e appassionante. Dà l’idea di una poesia, una poesia triste però che esprime attraverso le immagini, alcune sfocate, altre chiare e marcate, ma comunque reali, la profonda stupidità della guerra e di chi la dichiara, dove non ci sono né vincitori né vinti ma semplicemente solo sconfitti che, soltanto a posteriori, accorgendosi della sua becera inutilità, non potranno mai più risollevarsi dalle pene psichiche sofferte. Il varco ha un linguaggio pittorico ed efficace che affascina, ed evidenzia  un gusto delicato per la narrazione e fa cogliere il rapporto sincero fra l’uomo e la sua essenza nei momenti di grande sconforto.
Il varco è altresì un documentario dai connotati didattici che dovrebbe per questo essere rivolto ai giovani al fine di far loro conoscere quella parte della storia triste del nostro Paese.
Costruito con materiali di archivio della seconda guerra mondiale, Il varco, diretto da Federico Ferrone e Michele Manzolini e scritto dagli stessi registi e dallo scrittore Wu Ming 2 (pseudonimo di Giovanni Cattabriga), e presentato alla LXXVI Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Sconfini, uscirà nelle sale il 10 ottobre.

Filmografia
Federico Ferrone con Michele Manzolini: Merica (2007), Il treno va a Mosca (2013), Il varco (2019)
Federico Ferrone con Francesco Ragazzi e Constance Rivière: Banliyö –Banlieue (2004)
Michele Manzolini: Storie di Dormiveglia (2018)
Francesco Giuliano