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venerdì 17 giugno 2016
"Mustang" o la lotta della donna per la libertà in una società patriarcale
Titolo:
Mustang
Regia:
Deniz Gamze Ergüven
Sceneggiatura:
Deniz Gamze Ergüven, Alice Winocour
Musica:
Warren Ellis
Produzione
Stato: Francia 2015
Cast:
Günes Sensoy, Doga Doguslu, Elit Iscan Tugba Sunguroglu, Ilayda Akdogan, Nihal
G. Koldas, Ayberk Peckan, Bahar
Kerimoglu, Burak Yigit, Erol Afsin, Suzanne Marot, […]
“Mustang”,
opera prima della regista Deniz Gamze Ergüven, è un film soprattutto
al femminile, di grande attualità, fresco, delicato, drammatico, potente, realista,
prorompente, coinvolgente, umano,che riesce a raccontare, con sobrietà e anche
con una leggera arguzia, lo strapotere dell’uomo sulla donna nei paesi islamici
(nel film il riferimento è alla Turchia), grazie ad una religione maschilista e
patriarcale che gli dà ampia facoltà di fare e strafare.
“Mustang”
descrive la storia di cinque sorelle Lale (Günes Sensoy), Nur (Doga Doguslu), Ece
(Elit Iscan), Selma (Tugba Sunguroglu), e Sanay (Ilayda Akdogan), ancora in età
scolastica, che rimaste orfane di ambedue i genitori, vivono, in un piccolo
paese della Turchia, nella casa della nonna (Nihal G. Koldas), dove patiscono
il dispotico e rabbioso patriarcato dello zio Erol (Ayberk Peckan).
È terminato l’anno scolastico e le cinque sorelle nel
ritornare a casa, questa volta a piedi, si incontrano lungo la spiaggia del
mare con un gruppo di ragazzi coetanei con i quali si intrattengono a giocare
in acqua. Questo genera uno scandalo perché “le femmine devono stare con le
femmine “ e “i maschi con i maschi” e
non è consentita la promiscuità, che può generare alla femmina la perdita
della verginità, la quale, invece, è un valore che garantisce il matrimonio, se pur combinato.
In seguito a questo scandalo, le cinque ragazze sono
sottoposte a visita perché venga rilasciato loro il certificato di verginità e la
casa dove abitano diventa pian piano una prigione perché, per evitare che
scappino, lo zio prima fa costruire un alto recinto e poi fa mettere le grate
alle porte e alle finestre.
“Mustang”
termine inglese che significa “non domato” indica, appunto, il comportamento
delle cinque sorelle che non si arrendono, come i cavalli appartenenti alla
razza equina indomita che porta questo nome, e lottano strenuamente per la loro
libertà contro lo strapotere maschilista e moralista dello zio. Lale, la più giovane
delle sorelle, ha sempre iniziative trasgressive e originali e cerca di
inventarsi strategie che la possano fare fuggire lontano da quella detenzione sia
fisica che morale, perché l’unica alternativa di evasione è quella di un
matrimonio combinato. La strada per la fuga è lunga e tortuosa e non può essere
fatta con le pantofole di casa come mostra una scena del film. Ognuna delle
cinque sorelle vive un’esperienza diversa da quella vissuta dalle altre, ma
tutte e cinque soffrono per le restrizioni imposte da quella società costituita
da uomini violenti e moralisti e da donne assuefatte da secoli al servilismo. “Mustang”
sottolinea in maniera semplice che bisogna rifuggire dai moralisti perché, come
sosteneva Pasolini, “i moralisti dicono sempre di no agli altri”, ma non a se
stessi. E questo la dice lunga sul loro comportamento ipocrita e violento sia
fisicamente che psicologicamente.
Il film,
che è una rivelazione per la sua bellezza e per la sua armoniosità e per la semplicità
del racconto, ha ottenuto le seguenti nomination: Premio Oscar 2016 per Miglior
film straniero, Golden Globes 2016 per Miglior film straniero, European Film
Awards 2015 per Miglior film europeo e per Rivelazione europea; mentre ha
ottenuto i seguenti premi: al Cesar 2016
per la Migliore opera prima, per la Migliore sceneggiatura originale, per la
Migliore colonna sonora, per il Migliore montaggio, e al Goya 2016 per il
Migliore film europeo (Francia).
Francesco
Giuliano
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