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mercoledì 4 dicembre 2013
“La mafia uccide solo d’estate” di Pif è uno di quei capolavori che bisogna vedere a tutti i costi per la sua forza espressiva ed emozionale
Titolo: La mafia uccide
solo d’estate
Regia: Pif, alias Pierfrancesco
Diliberto,
Sceneggiatura: Marco
Martani
Produzione: Italia,
2013
Cast: Cristiana
Capotondi, Pif (alias Pierfrancesco
Diliberto), Alex Bisconti, Ginevra Antona, Claudio Gioé, Ninni Bruschetta,
Barbara Tabita, Rosario Lisma, […]
Semplice e profondo,
onesto e accattivante, comico e tragico, simpatico e piacevole, sono questi gli
attributi del film del regista esordiente Pif, “La mafia uccide solo d’estate” che,
se non il migliore, è uno dei migliori film italiani che, con originalità
speciale, stile esclusivo e sceneggiatura coinvolgente, tratta con coraggio e
sottile ironia il tema della mafia in Sicilia e dei corrispondenti e crudeli
eccidi perpetrati già da tanto tempo. A partire dall’uccisione di Mario
Francese, giornalista de “Il Giornale di Sicilia", il 26 gennaio 1979, fino ad
arrivare nel maggio - luglio 1992, periodo in cui vennero uccisi il giudice
Falcone e il giudice Borsellino, passando per quelle del generale Dalla Chiesa,
del capo della squadra mobile di Palermo, Boris Giuliano, e del giudice Rocco
Chinnici. Morti da “eroi” perché tutti, ognuno nell’ambito della propria
funzione, hanno cercato di combattere questo fenomeno asociale, subdolo e
violento, ad armi impari e a viso scoperto, usando solo la forza della legge.
L’attuale presidente del Senato, Pietro Grasso ha
definito questo film “… la miglior opera
cinematografica sul tema mafia che abbia mai visto”.
L’immobilismo, il dire
e il non dire, il vestito di rabbia di cui non si ha il coraggio di togliere,
l’incapacità di resistere ad un mostro invisibile, il parlare con sguardi colmi
di cinismo, le metafore feroci e ricche di significato aggressivo, “le stranezze malavitose”,
l’annientamento della personalità, la sfiducia insita nei comportamenti (… il sud è niente e niente succede … non siamo
niente … così recita il regista Fabio Mollo nel suo film d’esordio “Il sud
è niente (2013)”), la voce del silenzio che si fa violenza, la violenza che veste ogni
cosa e che si coglie nel saluto e nei gesti, nei regali, nei convenevoli, nelle
azioni “amichevoli”, il rapporto ambiguo tra mafia e Stato colto sottilmente nella
frase “La Sicilia ha bisogno dell’Europa,
l’Europa ha bisogno della Sicilia”, l’assenza di ribellione ai violenti, la
speranza di un riscatto che non verrà mai, la voglia di lasciare tutto, la
rinuncia dei vecchi di riscattarsi assieme alla voglia di rimanere dei giovani
che vogliono lottare, ribellarsi, per una società migliore senza nascondersi, a
viso scoperto, e che sono stati molto spesso vittime. Ribellione evinta anche ne “I cento passi” (2000), di Marco
Tullio Giordana, dalla frase passionalmente pronunciata da Peppino Impastato (Luigi
Lo Cascio), vittima della mafia, che introduce chiaramente l’ambiente familiare
e ambientale in cui nascono e vivono i giovani del Sud “Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io
voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! … Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia
troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più
di niente!”
Il
film si presta bene anche ad essere strumento didattico eccezionale e penetrante
di divulgazione e di comprensione del fenomeno mafioso per gli studenti di
tutte le età. Fa capire, infatti, in modo estemporaneo e graduale, che per
combattere la mafia è necessario aprire la mente alle future generazioni perché
queste comprendano che la malvagità è subdola ed è difficile saperla
distinguere. Tant’è che Arturo da grande (Pif) recita “quando sono diventato padre ho capito due cose: la prima che avrei
dovuto difendere mio figlio dalla malvagità del mondo, e la seconda che avrei
dovuto insegnargli a distinguerla”.
“La mafia a Palermo non esiste” così viene ribadito all’inizio del
film: un’espressione con la quale il
regista, che cita anche l’allora Presidente del Consiglio secondo cui la mafia
esisteva solo in Campania e Calabria, ha voluto evidenziare la superficialità,
la disattenzione e la convivenza-collusione, a volte inconsapevole così come avviene
per Flora da grande (Cristiana Capotondi) che diventa segretaria del deputato
Salvo Lima. In questo contesto, si svolge sin dalla nascita la vita di Arturo
(Alex Bisconti) che da bambino, alla scuola elementare, si innamora
perdutamente di una sua compagna di classe, Flora (Ginevra Antona).
Un plauso meritato al
regista esordiente Pif che ci ha regalato un’opera che viene la voglia di
vedere più volte per cogliere quelle sottili sfumature molto significative che
costellano il film, così come le stelle il firmamento. Al Festival del Cinema di Torino 2013 “La mafia uccide solo d’estate” ha
ottenuto il premio come Miglior film
votato dal pubblico.
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