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sabato 26 ottobre 2013
Il sogno di Peppino non è ancora tramontato
"Aut.
Il sogno di Peppino. Attualizzare Impastato"
Sceneggiatura: Giulio Bufo
Cast: Giulio Bufo, Federico Ancona
Questo è il titolo di uno spettacolo eccezionale, straordinario, ben
costruito, interessante per il tema trattato da “far accapponare la pelle”, che
ieri sera è stato presentato al circolo Hemingway di Latina dal suo autore
Giulio Bufo, anche interprete indiscusso della figura di Peppino Impastato, il
giovane siciliano che si è sacrificato (fu assassinato il 9 maggio 1978 per una
strana coincidenza con il giorno dell’uccisione di Aldo Moro) per aver creduto in
un sogno, quello di combattere la mafia e sconfiggerla con l’arma delle parole
e della forza dell’onestà intellettuale.
Lo
spettacolo inizia sentendo dei passi pesanti che si avvicinano al palco e che
richiamano alla mente dello spettatore “I cento passi” (2000), il famoso film
di Marco Tullio Giordana, dove la frase prepotentemente pronunciata da Peppino (Luigi
Lo Cascio) introduce chiaramente l’ambiente familiare e ambientale in cui è
nato e vissuto il giovane “Mio padre, la mia
famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è
una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci
dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro
facce! Prima di non accorgerci più di niente!” . Quell’ambiente, la Sicilia, regione ricca di
odori, sapori e colori, tra i quali il rosso, colore del sangue e della
passione e dell’amore e della fierezza, colore diffusissimo che predomina su
tutti gli altri in quanto si presenta in vario modo. È il colore dell’arancia
frutto succoso e prelibato, è il colore del fuoco dell’Etna che sfavilla dalla
sua bocca e che scorre lentamente esprimendo la passione insita nel carattere del
suo popolo, e poi è anche il colore della mafia, quel colore rosso di fiumi di
sangue che scorrono nella coscienza di chi non fa niente per evitarli, sin dai
tempi della strage della Portella della ginestra, a Piana degli Albanesi,
avvenuta durante la festa del lavoro il primo maggio del 1947 nella nascente
Repubblica italiana.
I passi con
cui l’attore si approssima sulla scena sono accompagnati dalla canzone (di Ombretta
Colli) “Facciamo finta che … tutto va ben/ tutto va ben/facciamo finta che tutto va
ben ...” che fa risaltare
l’indifferenza della gente comune verso il problema mafioso in cui è immersa e
che respira ogni giorno, e da cui emerge il pensiero unico “… che il povero sia in
fondo un gran signore/ che il servo stia assai meglio del padrone/ che le persone anziane stian benone/ che i giovani abbian sempre... un'occasione …”.
L’autore/attore
manifesta, in questo spettacolo una bravura eccezionale avendo saputo mettere
in evidenza l'energia, la voglia di costruire, la fantasia, il dolore e il
coraggio, in definitiva la voce di Peppino che ha disobbedito con i suoi modi di essere e di
pensare al potere costituito, sia partitico sia religioso, colluso e che ha
osato credere in un ideale fortemente insito nella coscienza umana che è quello
di combattere lo strapotere, l’arroganza, la violenza, e sfidare un mondo
squallido, disumano, privo di valori, la “mafiopoli” che si nutre di chi trae
la linfa vitale (benefici, favori, proventi, raccomandazioni, ecc.) da essa medesima,
con l'illusione di cambiarlo. Giulio Bufo fa emergere, durante lo spettacolo,
il crudele conflitto di Peppino con il padre, mafioso pure lui, evidenziando
come la mafia entrando subdolamente dentro l’anima di un individuo la possa trasformare,
stravolgere, facendole assumere una maschera di vergogna, di disonestà e di
meschinità indelebile. Al tempo stesso, fa risaltare il senso di disonore che
Peppino vive e soffre e che cerca di lottare con tutte le sue forze sino alla
morte. Uno spettacolo che ogni cittadino italiano dovrebbe vedere sia per non
dimenticare la storia recente sia per valutare attentamente tutto ciò che
avviene quotidianamente a livello politico ed economico sotto i suoi occhi.
<<Dopo
l'esordio di questo spettacolo "Aut (n.d.r. la radio di peppino). Il Sogno
di Peppino. Attualizzare Impastato", nel dicembre 2011, alla presenza di
Giovanni Impastato, il fratello di Peppino, dopo essere stato rappresentato il
10 maggio 2013 a Cinisi, all'interno dei Casa Badalamenti/Casa 9 Maggio, avendo
come pubblico i compagni storici di Peppino come Salvo Vitale e Faro Di Maggio, dopo essere stato rappresentato in diverse situazioni
da centri sociali occupati a scuole e di fronte ai parenti delle vittime di
mafia pugliesi, per "Aut" con il tour "Peppino In
Movimento" giunge il momento di andare verso il Nord Italia, coprendo
tappe fondamentali di un percorso di teatro e militanza scopo primo dell'autore
Giulio Bufo.
"Aut-Il sogno di Peppino" è uno
spettacolo che riscopre il Peppino Impastato rivoluzionario. Cogliendo il
collegamento della mafia con il sistema capitalistico, riscopre lo spirito
politico della vita militante di Peppino, rendendo lo spettacolo stesso
intrinsecamente militante. "Quella
vita, fatta di ribellione, di denuncia, di lotta e di coraggio ritorna sulla
scena quasi in punta di piedi, in disordine, con la freschezza di un giovane
sognatore la cui vita sarà causa della sua morte".
L'attore in scena canta con l'accompagnamento del
flauto di Federico Ancona: "Facciamo finta che tutto va bene!".
Perché troppo spesso è questo l'atteggiamento di molti di fronte ai delitti e
alle nefandezze della mafia e del sistema politico corrotto.
Ed è questo ciò che Peppino ha combattuto per tutta
la sua vita e Giulio Bufo, attraverso l'arte della parola, la gestualità e la
sua singolare capacità vocale, cerca di fare lo stesso in teatro oggi. Lo spettacolo ha la capacità di sollecitare domande,
riflessioni, e di portare una maggiore consapevolezza negli occhi degli
spettatori.
Il grido del personaggio è rivolto alle coscienze,
su di esse vuole suscitare una presa di posizione e l'assunzione di una
speranza che possa dare corpo ad un'utopia per le nuove generazioni." (da
Teatro.org). Le lotte sociali di Peppino, la
sua partecipazione a fianco delle occupazioni dei contadini contro la costruzione
della terza pista dell'aeroporto di Punta Raisi, richiamano le lotte dei No Tav
e quelle del No Mous.
Lo spettacolo, allora, trae il proprio significato
politico dalla riflessione di Impastato, attualizzandola alle lotte del
presente ed avvicinandolo alla gente che continua a portare avanti certe
battaglie. Quelle per i diritti di
cittadinanza, della libera circolazione, per la tutela del territorio, per la
creazione di spazi sociali occupati e liberati dal mercato, per il diritto ad
un esistenza dignitosa, per le lotte dei beni comuni e della collettivizzazione
di essi.>>
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