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domenica 12 giugno 2016

“In nome di mia figlia” insegna che non bisogna mai desistere nel ricercare la verità

Titolo: In nome di mia figlia
Titolo originale: Au nom de ma fille
Regia: Vincent Garenq
Soggetto: André Bamberski
Sceneggiatura: Vincent Garenq, Julien Rappeneau
Produzione Stato: Francia 2016

Cast: Daniel Auteuil, Sebastian Koch, Marie-Josée Croze, Cristelle Cornil, Lila-Rose Gilberti, Emma Besson, Christian Kmiotek, Serge Feuillard, Fred Personne, Thérèse Roussell, […]
Il regista Vincent Garenq, assieme a Julien Rappeneau, ha scritto questo bellissimo film “In nome di mia figlia” che è tratto da una vera vicenda recente, vissuta da André Bamberski (Daniel Auteuil) e dalla sua famiglia nell’arco di trent’anni. Vicenda che ha riempito le pagine di cronaca giudiziaria dei giornali francesi. Il racconto del film è tratto da un libro autobiografico, dove Bamberski descrive le vicissitudini che ha dovuto affrontare, le strategie che ha dovuto utilizzare e il muro di gomma della giustizia, sia tedesca che francese, contro cui ha spesso rimbalzato come una palla, per fare luce sulla morte prematura della figlia quattordicenne Kalinka (a 6 anni Lila-Rose Gilberti, a 14 anni Emma Besson), deceduta misteriosamente a Lindau,  in Germania nella casa del dott. Dieter Krombach (Sebastian Koch), dove era andata a trovare la madre Dany (Marie-Josée Croze), che era divorziata dal padre. Era il 1982. Garenq nella conduzione del film, in cui utilizza continui e brevi feedback che risultano esplicativi ed efficaci, non si lascia trasportare né dal sentimentalismo né dal sensazionalismo ma da un realismo cronachistico. Egli riesce a raccontare la storia in modo egregiamente sintetico ma efficace, per niente stancante ma coinvolgente, facendo emergere con sagacia la reticenza e i cavilli burocratici delle istituzioni giudiziarie e l’alone di mistero che ha avvolto tutta la vicenda. Si coglie, senza dubbio, una dipendenza sensibile alle condizioni iniziali determinate dall’adulterio di Dany, la moglie di Bamberski, con Krombach, avvenuto in Marocco nel 1974, perché, in genere, le relazioni umane sono caratterizzate da profonda instabilità e, in quanto tali, basta un particolare iniziale insignificante per modificare e stravolgere la storia, in questo caso, di una famiglia intera. Si ha in definitiva il caos, che è il nome dato alla scienza moderna che studia, appunto, i grandi effetti determinati da piccole cause come quello che viene descritto in questo ottimo film: la morte di Kalinka e l’ostinata ricerca della verità da parte del padre André che, tramite alcuni indizi, si convince che la figlia sia stata prima violentata e poi uccisa da Krombach. La ricerca diventa talmente forsennata che Bamberski viene ritenuto folle, ma egli continua a lottare perché il medico venga processato e punito. Daniel Auteuil, con la sua grande versatilità di bravo attore, caratterizza egregiamente Bamberski in modo tale da fare riflettere lo spettatore se egli abbia agito in quel modo così ostinato perché venisse fatta giustizia oppure per vendicarsi del male che Krombach gli avesse procurato sia per avergli tolto la moglie Dany sia per avergli ucciso la figlia.
Il film dà conforto a tutte le persone che hanno avuto congiunti sottoposti ad abusi sessuali o sono stati uccisi e gli trasferisce il messaggio che non bisogna mai desistere dal continuare a lottare per avere giustizia. Il film mette anche in risalto gli intricati rapporti diplomatici che si instaurano quando questi incresciosi eventi coinvolgono Stati diversi come, in questo caso, Francia e Germania, o come Italia ed Egitto per il caso di Sergio Regeni o, ancora Italia e India per il caso dei due militari Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Si instaura una specie di monotono e inconcludente gioco di ping pong di cui non si sa chi sarà il vincitore.
Daniel Auteuil, con i suoi sguardi, i suoi silenzi e il suo atteggiamento razionale, sobrio, fermo e deciso ma mai aggressivo, costruisce un’interpretazione eccellente che conferma ancora una volta la sua straordinaria bravura. E così pure Sebastian Koch riesce a dare credibilità con veemenza al suo squallido personaggio che appare subdolo, cinico e privo di scrupoli.
Filmografia
Saint Tropez (1996), Baby love (2008), Présumé copable (2014), L’enquete (2014).
Francesco Giuliano