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venerdì 31 marzo 2017

“Il permesso – 48 ore fuori”, quattro storie di ordinaria criminalità tra passato e futuro

Titolo: Il permesso – 48 ore fuori
Regia: Claudio Amendola
Soggetto: Giancarlo De Cataldo
Sceneggiatura: Claudio Amendola, Giancarlo De Cataldo, Roberto Jannone
Musiche: Paolo Vivaldi
Produzione Paese: Italia, 2017

Cast: Luca Argentero, Claudio Amendola, Giacomo Ferrara, Valentina Bellè, Antonino Iuorio, Valentina Sperli, Ivan Franek, Alessandra Roca, Simone Liberati, Massimo De Santis, Silvia Degrandi, Stefano Rabatti, Andrea Carpenzano, […]


Conoscendo, metaforicamente parlando, Giancarlo De Cataldo, scrittore, saggista e autore di molti testi teatrali e televisivi, ma meno conosciuto come  giudice presso la Corte d’Assise, che ha scritto il soggetto di questo bel film “Il permesso – 48 ore fuori”, si può stare sicuri del greve realismo dei fatti ivi raccontati. Fatti che riguardano quattro detenuti in permesso di uscita per 48 ore dal carcere di Civitavecchia, così come avveniva durante la leva militare, ognuno con una propria storia alle spalle da cui è difficile liberarsi. Quattro storie diverse e slegate tra di esse, infatti, che si snodano passo dopo passo nei rispettivi ambienti di provenienza, e immergono lo spettatore in un vortice appassionante e intrigante senza soluzione di continuità: Donato (Luca Argentero) e Luigi (Claudio Amendola)  provengono da ambiti di criminali professionisti anche se diversi, mentre Angelo (Giacomo Ferrara) e Rossana (Valentina Bellè) sono finiti in carcere per bravate causate dalla loro immaturità giovanile. Donato, un ex pugile costretto per campare a incontri clandestini, si mostra pensieroso e rabbioso e va a cercare la moglie obbligata a fare la prostituta da Sasà (Antonino Iuorio), un altro pericoloso malvivente. Luigi,un boss molto rispettato prima che finesse in carcere, invece, si mostra apparentemente tranquillo e va a trovare la moglie Rota (Alessandra Roca) e il figlio. Angelo non ha nessun parente e va in permesso per godere di un po’ di libertà. Rossana, una bellissima ragazza amante delle scarpe con i tacchi alti e proveniente da una famiglia dell'alta borghesia romana, ritorna a casa per respirare un po’ di affetto materno che non ha mai avuto. Per un evento casuale le vite di Angelo e Rossana si intrecciano in maniera inaspettata tessendo una trama sentimentale degna di nota e di grande rispetto.
“Il permesso – 48 ore fuori” è diretto in modo magistrale da Claudio Amendola, alla sua seconda esperienza come regista dopo “La mossa del pinguino” (2013), il quale, senza dilungarsi troppo nella storia dei quattro protagonisti ma, puntando sulle questioni essenziali di ciascuno di essi, riesce a coinvolgere per l’intera durata lo spettatore, emozionandolo. Tutto ruota e si svolge, infatti, attorno a due parole che hanno un significato profondo nella vita dell’uomo: l’amore e la speranza. Due adulti, Donato e Luigi, che rappresentano il passato da cui non si possono liberare e, spinti dall’amore, si trovano dentro un vortice da cui non possono uscire, e due giovani, Angelo e Rossana, che rappresentano il futuro, e che, trasportati anche loro dallo stesso sentimento sublime, danno spazio con i loro pregi e i loro difetti alla speranza di una vita migliore.
Determina un effetto formidabile sullo spettatore la descrizione sentimentale dei giardini che Angelo fa a Rossana in un mondo fatto di violenza e privo di valori, da cui emerge un contrasto tra bene e male veramente sui generis. E poi c'è la musica di un’armonica in alcuni tratti violenti e di grande suspense che fa pensare ai film western del grande regista Sergio Leone.
Filmografia
La mossa del pinguino (2013).
Francesco Giuliano

martedì 28 marzo 2017

“Slam – Tutto per una ragazza”, un film per adolescenti che coinvolge e sconvolge

Titolo: Slam – Tutto per una ragazza
Regia: Andrea Molaioli
Soggetto: Nick Homby
Sceneggiatura: Andrea Molaioli, Francesco Bruni, Ludovica Rampoldi
Musiche: Teho Teardo
Produzione Paese: Italia 2016

Cast: Ludovico Tersigni, Barbara Ramella, Jasmine Trinca, Luca Marinelli, Fiorenza Tessari, Pietro Ragusa, […]

“Slam – Tutto per una ragazza” è un film tratto dal Best Seller “Tutto per una ragazza” (2007) di Nick Hornby, edito in Italia da Guanda (2008), il cui titolo originale è “Slam”. Questo nome indica uno di quei movimenti caratteristici di chi pratica lo skate e che vuole essere, al tempo stesso, una metafora delle vicende che accadono al protagonista del film Samuele (Ludovico Tersigni), un adolescente di sedici anni che sogna di diventare un grande skater come Tony Hawk. Tant’è che Samuele tiene appeso alla parete un grande poster che raffigura questo campione, col quale dialoga e dal quale vuole ricevere diverse risposte. Non solo. Dopo il diploma Samuele vuole recarsi in California per un anno a fare pratica di skateboard e diventare anche lui un campione, il sogno della sua vita. Non vuole fare la fine della madre (Jasmine Trinca) che lo ha partorito all’età di sedici anni in un rapporto sessuale con chi diventerà suo padre (Luca Marinelli).
Una sera Samuele accompagna ad una festa la madre, dove conosce Alice (Barbara Ramella), una bellissima ragazza coetanea della quale diventa amico e con la quale ha anche diversi rapporti sessuali. Ad un tratto, consapevole dei rischi che corre, Samuele decide di lasciarla, ma in quel momento Alice gli confida di essere rimasta incinta. Samuele preso da sconforto, perché sa le conseguenze a cui andrà incontro avendo commesso lo stesso errore della madre, fugge, ma a causa di un arresto che subisce per caso viene ripescato dalla madre. Purtroppo gli errori si pagano e Samuele è costretto a ritornare a casa, dove però, dopo un momentaneo scoraggiamento, riprende lo skateboard che gli dà quella voglia di fare che aveva prima.
“Slam – Tutto per una ragazza”, presentato al Torino Film Festival 2016, è un film per tutti, ma indicato soprattutto agli adolescenti perché affronta il problema della maternità in un’età in cui ci si crede immortali, si sogna il futuro e si ha tutta la vita davanti. È un film coinvolgente per gli adolescenti ma sconvolgente per i genitori.
Filmografia:
I diari della Sacher: Bandiera Rossa e Bandiera Nera (2001), Vieni a casa mia (2007), La ragazza del lago (2007), Il gioiellino (2011).
Francesco Giuliano

sabato 25 marzo 2017

“Elle” o l’apologia di una donna perversa e cinica

Titolo: Elle
Regia: Paul Verhoeven
Sceneggiatura: David Birke
Soggetto: Philippe Djian
Produzione Paese: Francia, Belgio, Germania, 2016

Cast: Isabelle Huppert, Laurent Lafitte, Anne Cosigny, Charles Berling, Virginie Efira, Judith Magre, Christian Berkel, Jonas Bloquet, Vimala Pons, Alice Isaaz, Stéphane Bak, Raphael Lenglet, Arthur Mazet, Lucas Prisor, Hugo Conzelmann, […]
“Elle” è proprio “Lei”, Michèle Leblanc (Isabelle Huppert), la protagonista di questo coinvolgente film, da una parte inquietante dall’altra anche piacevole, che lascia l’amaro in bocca per la descrizione della vita di questa donna amorale, asettica, ostinata, cinica, imperturbabile, priva di sentimenti, dispettosa, violenta nel suo modo di pensare e di agire che, nella sua corporea esilità, domina su tutto e su tutti senza muovere ciglia e senza cambiare espressione del viso. Si comporta come se agisse per soddisfare soltanto i suoi bisogni. È orientata più verso “l’avere” che verso “l’essere”, tant’è che non si chiede neppure cosa sia il senso della vita. Non possiede un briciolo di alterità né punti di riferimento che la possano orientare positivamente nella vita. In definitiva, Michèle è una donna talmente pericolosa che bisogna augurarsi di non incontrare mai nella vita una persona come lei. Il suo egoismo si manifesta a trecentosessanta gradi ed esprime una grande voglia di sesso per soddisfare il suo bisogno momentaneo carnale. Michèle, madre, figlia, moglie e puttana nel contempo, in tutto quello che fa non manifesta nessun sentimento avendo soltanto una completa assenza di valori umani e agisce per averla sempre vinta su tutto. Si può immaginare che Michèle sia l’espressione metaforica della società moderna perché ne esprime interamente i connotati. Lei vive, infatti, in un mondo che è il nostro mondo, perverso, cinico, violento, un mondo che ha perso il senso della fede, dove la chiesa cattolica dimostra la sua incapacità a cambiarlo.
Michèle, proprietaria di un’azienda che produce videogames e che amministra argutamente con l’unica sua amica del cuore Anna (Anne Cosigny), una sera mentre sta a casa dove abita da sola, viene violentata con sfrenata bestialità da uno sconosciuto mascherato, che irrompe inaspettatamente e brutalmente attraverso una delle finestre. Ogni essere umano avrebbe reagito e denunciato l’accaduto alla polizia. Michèle, invece, rimane impassibile e, una sera mentre si trova in un ristorante, si limita a esternare l’accaduto all’ex marito Richard (Charles Berling), all’amica Anna e al marito di costei Robert (Christian Berkel). Ne parla con grande disinvoltura e senza mostrare la minima preoccupazione. L’unica cosa che fa è quella di indagare in modo capillare e perverso sia tra i suoi dipendenti che tra le persone che frequenta e che conosce, al fine di scoprire chi sia quello sconosciuto.

"Elle" è un film thriller, tratto dal romanzo “Oh …” (2012) di Philippe Djian, ben diretto, in cui il regista Paul Verhoeven manifesta ancora una volta il suo carattere provocatorio e satirico con la giusta punta di erotismo, che utilizza come strumento per manifestare il suo modo di interpretare la realtà.
Tra gli svariati premi, “Elle”  ha avuto la candidatura alla Migliore attrice protagonista Isabele Huppert al Premio Oscar 2017, due premi Golden Globe 2017 (Miglior film straniero e Migliore attrice) e due Premi Cesar 2017 (Miglior film  e Migliore attrice protagonista).

Filmografia
Gli strani amori di quelle signore (1971), Fiore di carne (1973), Kitty Tippel … quelle notti passate sulla strada (1975),  Spewtters (1980), Il quarto uomo (1983), L’amore e il sangue (1985), Robocop (1987), Atto di forza ( 1990), Basic Instinct (1992), Showgirls (1995), Starship Troopers – Fanteria dello spazio (1997), L’uomo senza ombra (2000), Black Book (2006), Steekspel (2012).

Francesco Giuliano

giovedì 16 marzo 2017

“Rosso Istanbul”o sul ritorno al passato per vivere i ricordi di ciò che non c’è più

Titolo: Rosso Istanbul
Titolo originale: İstanbul Kırmızısı
Regia: Ferzan Özpetek
Soggetto: Ferzan Özpetek dal sul libro omonimo
Sceneggiatura: Gianni Romoli, Ferzan Özpetek, Valia Santella
Produzione Paese: Turchia, Italia, 2017
Musiche: Giulianio Taviani, Carmelo Travia

Cast:Halit Ergenc, Nejat Isler, Mehmet Günsur, Giğdem Selisik Onat, Tuba Büyüküstün, Serra Yilmaz, Zerrin Tekindor, Ayten Gökcer, Ipek Bilgin, [...]
Il film “Rosso Istanbul”, ispirato all'omonimo romanzo (2013) di Ferzan Özpetek, parla del ritorno a Istanbul dello scrittore Orhan Sahin (Halit Ergenc) dopo diversi anni di permanenza a Londra. Il suo rientro in patria è dovuto all’aiuto che deve offrire all’unico amico della sua vita, il regista Deniz Soysal (Nejat Isler), che deve terminare di scrivere il suo primo romanzo. Orhan si ritrova, ovviamente, a guardare i luoghi dove è nato e a rivivere i luoghi dove è cresciuto, che gli procurano una grande nostalgia del passato. Partecipando a convivi e incontri con gli amici e i familiari di Deniz, soprattutto con la bella Neval (Tuba Büyüküstün) e il chiomato e impenetrabile Yusuf (Mehmet Günsur), egli rivive tristi ricordi lontani che aveva rimosso dalla sua memoria. La misteriosa scomparsa di Deniz porta Orhan a ricercare l’amico che risulta introvabile e in questa ricerca si trova a investigare su di sé scoprendo quei sentimenti che aveva dimenticato del tutto e che ora riaffiorano veementemente. La passione, allora, emerge in Orhan, come il cielo della città che si fa rosso, e il suo animo, costretto ormai alla solitudine per la scomparsa dell’amico, viene colto da irrequietezza che può essere sedata solo attraversando a nuoto il Bosforo.
Il film appare monotono, slegato, in alcuni tratti anche incongruente, e di difficile lettura; annoia e delude lo spettatore che esce dalla sala cercando di trovarne  una spiegazione valida conseguente alla trama. Dopo i molteplici successi ottenuti dai suoi precedenti film a partire da “Le fate ignoranti” a “La finestra di fronte” fino al più recente “Allacciate le cinture”, “Rosso Istanbul”,  non è tra le migliori pellicole del bravo regista che, in questo caso lavorando dentro casa, ha usato soltanto attori turchi.
Filmografia
Il bagno turco (1997), Harem Suare (1999), Le fate ignoranti (2001), La finestra di fronte (2003), Cuore sacro (2004), Saturno contro (2007), Un giorno perfetto (2008), Mine vaganti (2010), Magnifica presenza (2012), Allacciate le cincture (2014).
Francesco Giuliano

sabato 11 marzo 2017

“Moonlight” indaga sulla vita introspettiva di un nero dall’infanzia alla maturità

Titolo: Moonlight
Regia: Barry Jenkins
Soggetto: Tarrell Alvin McCraney dall’opera In Moonlight Black Boys Look Blue
Sceneggiatura: Barry Jenkins
Musiche: Nicholas Britell
Produzione Stato: USA 2016

Cast: Trevante Rhodes, André Holland, Janelle Monàe, Ashton Sanders, Jharrel Jerome, Alex Hibbert, Jaden Piner, Naomie Harris, Mahershala Ali, Patrick Decile, […]
 “Moonlight”  racconta la storia di Chiron, un uomo nero gay a partire dalla sua infanzia, la cui “pelle sotto i raggi della luna diventa blu”, tant’è che la narrazione è tratta dall’opera teatrale “In Moonlight Black Boys Look Blue” di Tarrell Alvin McCraney.
Il film, con attori tutti neri, è suddiviso in tre capitoli disposti in ordine cronologico:
“i. Piccolo” è il soprannome di Chiron che gli veniva dato quando ancora era un bambino (Alex Hibbert) taciturno, timido e timoroso, che si chiedeva e chiedeva cosa volesse significare essere chiamato “frocio”, “una parola usata per offendere un gay”.
“ii. Chiron” quando, diventato adolescente (Ashton Sanders), scoprì di essere gay in un incontro passionale con un suo compagno di scuola Kevin (Jharrel Jerome), in riva al mare sotto i riflettori della luna.
“iii. Black” quando Chiron, ormai già adulto (Trevante Rhodes), andava inconsapevolmente alla ricerca del suo primo amore Kevin (André Holland).

Chiron vive in un ambiente degradato dove i bulli “la fanno da padroni” e la droga circola liberamente senza impedimento. In aggiunta, vive solo con sua madre Paula (Naomie Harris), che si droga e che, quando si prostituisce per tirare a campare, lo butta fuori di casa.
Un giorno Chiron, per sfuggire alla violenza di alcuni bambini prepotenti, incontra Juan (Mahershala Ali), uno spacciatore di droga che lo prende a ben volere e lo porta a casa sua, dove viene accolto amorevolmente da Teresa (Janelle Monàe), la bella e affabile compagna di Juan.
Qui, Chiron trova l’amore, l’affetto e la tranquillità che la madre non riesce ad manifestargli a causa del suo stato disagiato e manifestamente esecrabile, e per niente educativo. E, al tempo stesso, Chiron vede in Juan la figura paterna che egli non ha e che gli dà degli insegnamenti come questo: “A un certo punto dovrai decidere da solo chi vuoi diventare. Non lasciare che qualcuno decida per te”, che egli recepisce alla lettera, comportandosi quando diventerà adulto come lui.
“Moonlight”  è ben diretto da Barry Jenkins, che è al suo secondo lungometraggio, perché, attraverso la precisa esposizione dei concisi ma significativi e profondi dialoghi, la rappresentazione dei primi piani che evidenziano il susseguirsi dei momentanei stati emotivi dei personaggi e la descrizione lenta degli avvenimenti e dei comportamenti, riesce a trasmettere allo spettatore la concezione che sono le azioni che commettiamo o che riceviamo in alcuni momenti della nostra vita che ci orientano nelle scelte future. Azioni e scelte che dipendono anche dall’ambiente in cui si nasce e si vive e dalle persone sia positive che negative che si incontrano casualmente. Al tempo stesso, mette in evidenza il significato di amore di un figlio verso la propria madre, amore che non viene screditato e sminuito dal comportamento indecente e licenzioso di costei: “amor, ch’a nullo amato amar perdona” prendendo in prestito, anche se in modo improprio, il verso del V canto dell’Inferno dantesco.
Il film ha ottenuto tre premi Oscar 2017, tra cui quello per Miglior film (per la prima volta durante l’assegnazione del Premio fu commessa una gaffe in quanto era stato annunciato il Premio Oscar 2017 per Miglior film alla pellicola ”La La Land!”), un Golden Globes 2017 per Miglior film drammatico, il London Critics Circle Film Awards 2017 a Mahershala Ali per Miglior attore non protagonista e quattro Nomination al BAFTA 2017.
Filmografia
Medicine for Malancholy (2008)
                                                  Francesco Giuliano