Titolo: Se sposti un posto a tavola
Regia:Christelle Raynal
Genere:Commedia
Paese:Francia, Belgio, 2012
Sceneggiatura:Francis Nief
Musiche:Matthieu Gonet
Una produzione:Easy Movies, La
petite Reine, Bidibul Productions, Nexus Factory, uFilm
Uscita in sala:25 Luglio 2013
Durata: 84 min. - colore
Cast: Elsa Zylberstein, Franck Dubosc, Audrey
Lamy, Arié Elmaleh, Shirley Bousquet, Mathias Mlekuz, Louise Monot, Lannick
Gautry, Tom Raynal, Jérôme Daran
È sulla stessa traccia del film di Peter
Howitt “Sliding doors” (1997), con Gwyneth Paltrow, questa commedia
“Se sposti un posto a tavola” di Christelle Raynal, dove
è il “caso” a governare in
un banchetto di nozze. Nel momento in cui, infatti, sta per
iniziare il convivio, un ragazzo e una ragazza fanno cadere distrattamente i
segnaposto da un tavolo ma riponendoli in gran fretta li dispongono a “caso”.
Per gli invitati, seduti a quel tavolo, ignari della nuova disposizione, ci
sarà una differenza sostanziale nelle loro relazioni? Cosa accadrà in seguito alla
variazione dell’ordine prestabilito per l'imprevedibile coincidenza? Sarà lecito pensare che per cambiare vita, basterebbe
cambiare il vicino?
Un avvenimento,
dunque, che si è verificato senza un determinato motivo se non quello dovuto alla
distrazione di due persone, che va contro ogni opinione deterministica che
invece conferisce ad ogni evento una precisa causa. Accanto al “caso” si
colloca la "necessità", vedendo nell'evoluzione dei fatti un loro avvicendamento
con cui il “caso” aggiorna e la “necessità” conserva. L’origine etimologica della
parola “caso” deriva dal latino casus che vuol dire caduta. Un
tema questo del “caso” che ha fatto scervellare e scrivere fiumi di inchiostro al fior fiore di pensatori e scienziati,
a partire dall’antico filosofo greco Leucippo che parla di “atomi soggetti ad un moto casuale e
imprevedibile” e anche da Euripide che nella tragedia perduta “Ipsipile” recita “Perché se c’è il caso, che bisogno c’è degli dei?”, e ancora da Democrito
secondo il quale “tutto ciò che esiste nell’universo
è frutto del caso e della necessità”, a cui fa riferimento lo stesso Dante
Alighieri che, nel canto sesto dell’Inferno, recita “Democrito, che 'l mondo
a caso pone”. Stesso tema è stato ripreso dal biologo francese Jacques
Monod, premio Nobel per la Medicina (1965) che, più di quarant’anni fa, nel suo
saggio “Il caso e la necessità”
(edito da A. Mondadori), anche se da un punto di vista evoluzionista, sostiene
che è il “caso” che governa il mondo e l’uomo altro non è che il risultato di “un imprevedibile gioco di dadi, di una
combinazione improbabilissima di circostanze che avrebbe benissimo potuto non verificarsi”.
Mentre circa un decennio dopo, lo scienziato belga Ilya Prigogine, anche lui
premio Nobel per la chimica (1977), asserisce che il “caso” crea il nuovo ma
questo genera le condizioni deterministiche per gli eventi futuri, per cui la
vita e tutto ciò che la distingue non è frutto del “caso” ma frutto del
verificarsi di certe condizioni. Una nota a sfavore proviene anche dal pensiero
di Albert Einstein secondo cui “Dio non
gioca a dadi”, contrastato in questo dall’astrofisico Hubert Reeves che,
invece sostiene che “Dio ama giocare a
dadi”.
Ritornando al contenuto del film, la
casualità degli eventi va contro ogni forma di organizzazione come quella che
sostiene Pierre (Franck Dubosc) secondo il quale “La mia vita sessuale è come un orologio svizzero. È tutto pensato,
organizzato, calibrato. È un lavoro di oreficeria, di alta acrobazia…” che discorda
con gli eventi e le relazioni che si succedono nel film, così come avviene a
Sisifo, il personaggio mitologico greco, nel “Il mito di Sisifo” di Albert
Camus, “…cieco che desidera vedere e che sa che la notte non ha fine, egli è
sempre in cammino. Il macigno rotola ancora…. Il faut imaginer Sisyphe heureux”.
Risulta infatti che l’organizzazione di Pierre è vana, non ha domani perché
soggetta ad un imprevedibile presenza di numerose cause donde si può
dichiararne la probabilità che include il “caso”. Per tutto ciò il film risulta
oltre che divertente anche interessante perché suscita gli interrogativi di cui
sopra. Bravi gli attori tra cui Franck Dubosc (nel ruolo di Pierre) che nel
2012 è uno degli interpreti di “Seigneurs” di Olivier Dahan, Elisa Zylberstein
(nel ruolo di Catherine) che vince il
César per la Migliore Attrice (2009) come interprete secondaria del film di
Philippe Claudel “Ti amerò sempre” (Il y
a longtemps que je t’aime), Audrey Lamy (nel ruolo di Marjorie) che si fa conoscere al cinema con
“Tout ce qui brille” che le regala la nomination al César per la Migliore
Attrice Emergente (2011).