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venerdì 28 giugno 2013

Il film Violeta Parra – Went to Heaven descrive la vita di una donna che non voleva essere chiamata signora


Titolo: Violeta Parra – Went to Heaven

Titolo originale: Violeta se fue a los cielos

Regia: Andrés Wood

Sceneggiatura: Eliseo Altunaga, Rodrigo Bazaes, Guillermo Calderón, André Wodd

Colonna sonora : Violeta Parra

Durata: 110 minuti

Produzione: Cile, 2011

Cast: Francisca Gavilàn, Cristiàn Quevedo, Thomas Durand, Luis Machin, Gabriela Aguilera, Roberto Farìas, Patricio Ossa, Stephania Barbagelata, Marcial Tagle, […]

Data uscita film: 4 luglio

 
Gracias a la vida, que me ha dado tanto/ me dió dos luceros, que cuando los abro/ perfecto distingo, lo negro del blanco/ y en el alto cielo, su fondo estrellado/ y en las multitudes, el hombre que yo amo…” “Grazie alla vita che mi ha dato tanto/ mi ha dato due stelle che quando le apro/ perfetti distinguo il nero dal bianco/ e nell’alto cielo il suo sfondo stellato/ e tra le moltitudini l’uomo che amo…” è questa l’incantevole e commovente canzone di Violeta Parra che accompagna lo scorrere dei titoli di coda del poetico film romantico e suggestivo “Violeta Parra – Went to Heaven” di Andrés Wood e che lascia incollato fino alla fine lo spettatore sulla poltrona per la sua magnifica e seducente bellezza. È un inno all’amore (“Nei giardini umani che adornano la terra pretendo di essere un ramo di amore e di comprensione…”) e un elogio della vita questo film che fa scoprire le vicissitudini e il carattere molto complesso, contraddittorio, libero da formalismi e pregiudizi, di questa cantante cilena Violeta Parra (interpretata magnificamente dalla brava attrice Francisca Gavilàn), “madre del folk latino-americano”, la cui indole, emotivamente spontanea e spregiudicatamente sincera, è aspra e selvaggia come i luoghi che l’hanno vista nascere e crescere. Il regista ha sviscerato la psiche di questa grande donna facendola risultare, così come era in realtà, primitiva, passionale, informale, disinibita, poliedrica, dotata di grande umanità, amica di Pablo Neruda, comunista convinta, sprezzante, che non voleva essere chiamata “signora” per rimanere col cuore tra la sua gente per la quale “la vita non è una festa”. Tant’è che con le sue canzoni (Solo l’amore con la sua coscienza può farci tornare innocenti …) ha denunciato, l’ingiustizia sociale e la sopraffazione del potere (rappresentato nel film dallo sparviero) sulla povera gente inerme (rappresentata nel film da una gallina) “che mangia tutto”. Il regista, inoltre, ha evidenziato con maestria la grandissima umanità di questa donna dotata di una vena artistica polimorfa come dimostra il suo essere, all’unisono, cantante, pittrice, scultrice, poetessa, collezionista che ha fatto tesoro delle tradizioni popolari, che con oltre 3000 canzoni ha tanto cantato l’amore per il quale ha vissuto e senza il quale è morta suicidandosi. Fornita anche di una grande creatività e di una forte immaginazione, Violeta Parra ha lottato contro i formalismi aridi e privi di senso, ha ripudiato la razionalità e qualunque arida pianificazione della vita, ha amato lasciarsi trasportare dagli impulsi emotivi così come si evince dal suo pensiero “Scrivi come ti piace scrivere,/ usa i ritmi che vengono fuori,/ prova strumenti diversi,/ siediti al piano,/ distruggi la metrica,/ urla invece di cantare,/ soffia nella chitarra e strimpella il corno./ Odia la matematica, e ama i vortici./ La creazione è un uccello senza piano di volo,/ che non volerà mai in linea retta”. Scrive il The New York Times che in questo film “convivono nel modo più poetico sentimenti di gioia e di sconfitta” dove Wood “crea un ritratto epico e struggente di un’artista incapace di sfuggire al marchio della sua classe”.
Il film, tratto dal libro “Violeta Parra è andata in cielo” scritto dal figlio Ángel Parra (ed. da Casini editore), ha vinto il “Sundance Film Festival 2012”, il Premio “Fipresci come Migliore Film al Guadalajara Mexican Film Fest 2012” dove è stato assegnato anche il Premio Mayahuel a Francisca Gavilàn come Migliore Attrice, il Premio del Pubblico come Migliore Film al festival del Cinema Latino Americano a Tolosa e la Menzione speciale al Francisca Gavilàn come Migliore Attrice al Lima Latin American Fil Festival. Inoltre è stato candidato Oscar come Migliore Film Straniero nel 2012 per il Cile.

giovedì 27 giugno 2013

Narni. Le vie del cinema. XIX Rassegna cinematografica del cinema restaurato



Presso “La libreria del cinema” in via Fienaroli  di Trastevere a Roma, oggi, si è tenuta la Conferenza stampa della XIX edizione di “Narni. Le vie del cinema. Rassegna del cinema restaurato” con gli interventi di Francesco De Rebotti, sindaco di Narni (TR), Marcello Foti, direttore generale del Centro Sperimentale  di Cinematografia,  e i direttori artistici della Rassegna Giuliano Montaldo e Alberto Crespi. La rassegna che si terrà dal 2 al 7 luglio p.v. sarà una vera leccornia per i palati dal gusto raffinato dato che uno dei direttori artistici, come già detto, è Giuliano Montaldo ( regista di film di impegno civile come “Tiro al piccione”, 1961, suo film d’esordio, e poi, tra i più famosi, “Sacco e Vanzetti”, 1971, “Giordano Bruno”, 1973, “I demoni di san Pietroburgo”, 2008, e per ultimo “L’industriale”,2011), il quale all’età di 83 anni ancora manifesta quel brio di un giovanotto elegante e spiritoso. Montaldo si è sfogato dicendo che c’è troppo silenzio attorno alla Settima arte e che non c’è lavoratore più precario di chi lavora al cinema, compreso egli stesso. 
 
La rassegna è molto interessante, basti pensare che saranno riproposti alcuni dei film che hanno fatto la storia del Cinema italiano del dopoguerra, tra cui “Roma città aperta”(1945) di Roberto Rossellini con la grande Anna Magnani a 40 anni dalla sua morte, “Nel blu dipinto di blu” (1959) di Piero Tellini con Domenico Modugno e Vittorio De Sica, “Roma ore 11” (1952) di Giuseppe De Santis, grande regista fondano, e poi ancora “La dolce vita” (1960) di Federico Fellini a 20 anni dalla sua morte, con Marcello Mastroianni, e “Ladri di saponette” (1989) di e con Maurizio Michetti. Ci sarà pure una serata (6 luglio) su “Thriller – hollywoodiana” con una doppia proiezione: “Lo squalo” (1975) di Steven Spielberg che “farà passare agli spettatori la voglia di andare al mare”(A. Crespi), e “Dracula”(1931) di Tom Browning. In questo contesto prende il via anche la prima Rassegna del cinema animato restaurato per i più piccoli, che piace anche ai grandi. Tra i cartoni animati proposti si citano, per brevità, “La rosa di Bagdad”(1949) di Anton Gino Domeneghini, “Pulcinella” (1973) e “Il flauto magico” (1978) di Giulio Gianini e Emanuele Luzzati, e “Un burattino di nome Pinocchio” (1972) di Giuliano Cenci. E, come una ciliegina sulla torta, ci sarà anche la presentazione di un libro del cinema restaurato, fuori catalogo, “Tutti i film di Clint Eastwood” di Francesco Ballo e Riccardo Bianchi. La Rassegna si terrà al Parco dei pini di Narni Scalo (TR) con ingresso gratuito. Per consultare il programma www.leviedelcinema.it.

lunedì 24 giugno 2013

“Blood” di Nick Murphy un triller che indaga sulla psiche umana



Titolo: Blood
Regia: Nick Murphy
Sceneggiatura: Bill Gallegher
Musice originali: Daniel Pemberton
Produzione: Gran Bretagna 2013
Cast: Paul Bettany, Mark Strong, Brian Cox, Stephen Graham, Ben Crompton, Zoë Tapper, Adrian Edmondson, Natasha Little, Patrick Hurd-Wood, […]



L’acqua, l’arché, il principio di tutte le cose secondo Talete, è anche il principio di questo film di Nick Murphy, dove la sua trasparenza fa vedere un grosso ciottolo con un foro che, dopo averlo tratto, suggella la solidarietà tra due fratelli ancora infanti, Joe e Chrissie Fairburn (rispettivamente Paul Bettany e Stephen Graham), anzi sancisce la dipendenza indiscussa di Chrissie, dal carattere debole e insicuro, dal fratello Joe impulsivo e prepotente. Ambedue da grandi sono diventati poliziotti dello stesso dipartimento di polizia seguendo le orme del padre Lenny (Brian Cox), poliziotto dal carattere onesto e autoritario, quando ancora era in servizio, ma che ora manifesta segni di demenza senile irreversibile. L’incipit del film, che è stato paragonato per la sua peculiarità dall’Hollywood Reporter al film Mistic River (2003) di Clinti Eastwood, è il ritrovamento di una ragazza morta, Angela, compagna di scuola di Miriam Fairburn (Naomi Battrick) figlia di Joe, uccisa con dodici pugnalate. La comunità che vuole la cattura del colpevole pressa sulla polizia come il vento costante che spira in quell’isola e che preme sulle persone. Jason Buliegh (Ben Crompton), un pregiudicato dai trascorsi violenti  e turbolenti, viene indagato e arrestato, ma a causa di mancanza di prove viene subito dopo liberato. Da questo momento il film assume il carattere di un triller dai connotati particolari e insoliti, sui generis, cioè avulso dalla normale indagine poliziesca caratteristica di film dello stesso genere. Un triller da mozzafiato, sconvolgente, imprevedibile nei risvolti che cerca di indagare sulla psiche umana, che scava nell’animo di ogni uomo, che scende nei meandri della personalità umana e dei fattori che l’hanno modellata, che investiga sui sensi di colpa, sui rancori latenti del passato che orientano i comportamenti individuali irreversibilmente. Per tutto questo, il film, una metafora del comportamento umano, utilizza la vena poliziesca come strumento e non come fine e descrive l’angoscia e il disagio dell’individuo che, per impulsività e per perdita momentanea della ragionevolezza, commette un grave fallo che non gli permette di tornare sui suoi passi trovandosi solo come in un tunnel senza via di scampo. “Faber est suae quisque fortunae” la locuzione dello storico romano Sallustio, secondo cui ognuno è artefice del proprio destino, è infatti il tema attorno a cui ruota tutto il film. Un crimine commesso in un attimo di ira invereconda diventa la spada di Damocle di colui che lo ha commesso e che tenta di sfuggire da esso. La sua coscienza sporca emerge violentemente e prepotentemente. Gli errori commessi rimangono indelebili nella mente e “lasciano il segno come una macchia di sangue”.
Il film traccia anche le linee che mettono in evidenza la dipendenza di Chrissie da Joe, più per plagio che per affetto, e il suo superamento di tutto questo rimettendo il ciottolo con il buco nelle mani del fratello Joe.
L’ambiente scelto, luoghi dell’infanzia del regista Nick Murphy, è un’isola che si può raggiungere quando la marea è bassa ed essa metaforicamente rappresenta l’uomo che nella sua solitudine entra in lotta con la sua coscienza che viene a galla.
I movimenti di luce, i paesaggi aperti, suggestivi e desolati al tempo stesso, descrivono magnificamente i fatti tracciati nel film. Le musiche scelte calzano magnificamente il susseguirsi delle azioni e concorrono al coinvolgimento dello spettatore che rimane con il fiato sospeso sino all’ultima scena del film.
Il regista è stato molto bravo perché è riuscito a tirare fuori da tutti gli attori il meglio di loro stessi: Paul Bettany (Legion, Il codice da Vinci), Mark Strong (La talpa, Lanterna verde), Brian Cox (L’alba del pianeta delle scimmie, The Bourne Supremacy), Stephen Graham (La talpa, Nemico pubblico).
Il film sarà proiettato nella sale a partire dal prossimo 27 giugno.