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giovedì 5 settembre 2019
“Martin Eden”, ovvero la storia dell’essere umano tra i suoi sogni giovanili e le sue delusioni della maturità
Titolo: Martin Eden
Regia: Pietro Marcello
Soggetto: Jack London
(liberamente tratto dall’omonimo romanzo del 1909)
Sceneggiatura: Maurizio
Braucci, Pietro Marcello
Musiche: Marco Messina,
Sacha Ricci
Produzione Paese: italia,
Francia, 2019
Cast: Luca Marinelli,
catrlo Cecchi, Elena Orsini, Nino, Vincenzo Nemolato, Marco Leonardi, Denise
Sardisco, Carmen Pommella, Autilia Ranieri, Franco Pinelli, Savino Paparella,
Elisabetta Valgoi, Pietro Ragusa, Giustiniano Alpi, Claudio Boschi, Dario
Iubatti, Anna Patierno, Vincenzo Modica, Gaetano Bruno, Maurizio Donadoni, Lana
Vladi, Chiara Francini, Aniello Arena, Rinat Khismatouline, Giordano Bruno
Guerri, […]
Martin Eden è uno di quei film di grande ricchezza emotiva che si riverbera
sullo spettatore, che lo cattura e lo accarezza sensibilmente, che non molla la
sua mente neppure dopo averlo visto perché lo fa pullulare tra mille riflessioni,
mille sfaccettature, mille valutazioni che sono connesse con la nostra società,
con il nostro modo di vivere e di fare, con le nostre effimere gerarchie
sociali che sono avulse da quella sincera umanità che conferiscono continua
instabilità all’essere umano e lo disorientano. Tratto liberamente dall’omonimo
romanzo autobiografico dello scrittore americano Jack London, pubblicato nel
1909, e diretto dal regista casertano Pietro Marcello, Martin Eden (Luca Marinelli), marinaio sin dall’età di undici anni,
nell’adattamento cinematografico, viene traslocato idealmente dalla città californiana
di Oakland a Napoli. Ma ciò nulla toglie alla descrizione delle vicissitudini
del giovane Martin che pur essendo privo di basi culturali possiede una
ricchezza umana straordinaria tant’è che, ancora vigoroso virgulto, salva da una
violenta aggressione Arturo (Giustiniano Alpi), un giovane fragile dell’alta
borghesia napoletana. Costui per esprimergli gratitudine lo invita a casa dove
Martin conosce Elena (Jessica Cressy) e dalla quale viene attratto per la sua bellezza
affascinante e coinvolgente. Così Jack London la descrive nel romanzo: Era uno spirito, una divinità, una dea; una
bellezza così sublime non era di questo mondo. O forse i libri avevano ragione,
e nelle classi sociali più elevate c’erano molte persone come lei. Elena
mostra di possedere una grande cultura che assieme alla sua bellezza spinge
Martin a cercare di elevarsi socialmente e per fare questo sente dentro di sé
di fare lo scrittore. Un sogno che insegue con ferma volontà. Si rende conto
che la conoscenza è la base da cui partire per debellare la povertà perché
ritiene che la conoscenza metaforicamente sia come un pezzo di pane usato per
fare la scarpetta in un piatto per togliere il sugo rimasto sul fondo, che
rappresenta la povertà. Ma in ciò è contrastato dalla sua appartenenza sociale e
dalla sua ignoranza da cui vuole emanciparsi. Infatti confessa ad Elena: In tutti questi mesi ho riflettuto molto su me stesso e ho sentito come
uno spirito creatore che mi divampava dentro, che mi incitava a fare di me uno
degli orecchi attraverso cui il mondo sente, uno degli occhi attraverso cui il
mondo vede, insomma voglio fare lo scrittore! E allora cerca di
arricchire il suo bagaglio culturale venendo
a conoscenza delle teorie del darwinismo sociale, attraverso la lettura delle
opere del filosofo positivista Herbert Spencer, che lo porta a convincersi
della supremazia del più forte nei rapporti umani e a credere alla
prevaricazione dell’uomo sull’uomo con qualsiasi forma sia fisica che morale
perché il sazio non sa cosa sia il digiuno. Ciò lo rende sostenitore dell’ideologia
individualista che ritiene presupposto primario nella lotta per la liberazione
dell’essere umano. Affronta grandi sacrifici senza successo, ma l’incontro
casuale con Russ Brissenden, scrittore anche lui, gli fa rafforzare il suo
convincimento politico e morale (Quanti ne vedi morire di fame, finire in
galera perché sono dei poveretti, schiavi, ignoranti e stupidi. Lotta per loro,
Martin!) che lo fa entrare
subito in conflitto con la famiglia di Elena, la quale lo abbandona definitivamente
perché non è stato in grado di trovarsi un lavoro stabile. Tuttavia col tempo
il successo finalmente arriva e Martin viene osannato e ricercato soprattutto
da tutti coloro che prima l’avevano scartato, e ciò lo porta a convincersi profondamente
del suo fallimento: Lo
scrittore Martin Eden non esiste. È un frutto delle vostre menti, quello che
avete davanti è un malandrino, un marinaio ... io non sono un mito, è inutile
che ci provate, a me non mi fregate ... a me non mi fregherete mai! Si chiede, infatti, cosa
sia cambiato in lui e nei suoi scritti dato che gli editori, che adesso si
contendevano e gli compravano a qualunque prezzo i suoi romanzi, erano quegli
stessi che prima gli avevano rispedito le lettere senza aprirle, e dato che quelle
persone che ora lo invitavano a conferenze o a cena erano quelle stesse che lo
avevano lasciato soffrire di fame e di solitudine. Martin, in definitiva, passa,
attraverso la maturità e il successo raggiunto, dall’entusiasmo giovanile, che
lo aveva spronato a proiettarsi nel futuro, ad una cruda delusione che lo porta
a non credere più nella sua forza vitale e ad uno smarrimento irreversibile.
Martin Eden
appare come un eroe tragico
che rappresenta nella sua interezza l’essere umano, stretto tra la sua
giovanile illusione propulsiva e la sua disillusione scoraggiante e deprimente.
Egli non ha una collocazione nel tempo e nello spazio perché può essere ovunque
e vivere in qualunque periodo storico. Tutto ciò lo dimostra la sceneggiatura
che è una mescolanza ben efficace di una documentazione video di diverse epoche
inserita nel film, come quella del rogo dei libri, cioè le Bücherverbrennungen di
retaggio nazista, delle prepotenze sugli umili e sugli indifesi operate
dalle squallide camicie nere di stampo fascista, degli orrori della guerra, a
cui si affiancano i costumi, i particolari livelli cromatici della fotografia,
la stessa macchina da scrivere - un’Olivetti 32
- usata da Martin.
Il film è stato presentato in concorso il 2 settembre 2019
alla LXXVI Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Filmografia
Il passaggio della
linea (2007), La bocca del lupo (2009), Il silenzio di Pelešjan (2011), Bella e perduta
(2015).
Francesco
Giuliano
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