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venerdì 2 marzo 2012

Nel film “Un giorno questo dolore ti sarà utile” di Roberto Faenza la storia di un giovane disadattato nell’attuale società postmoderna





Titolo: Un giorno questo dolore ti sarà utileRegia: Roberto FaenzaAutore libro: Peter CameronSceneggiatura: Roberto Faenza, Dahlia HevmanMusica: Andrea Guerra
Produzione: Italia, USA, 2011
Cast: Toby Regbo, Marcia Ray Garden, Peter Callagher, Ellen Burstyn, Lucy Liu, Stephen Lang, Deborah Ann Woll, […]

Vedendo questo film mi sono ricordato dei lontani anni trascorsi quando, ancora virgulto, lessi Il giovane Holden (The Catcher in the Rye) di J.D. Salinger, romanzo che mi scosse profondamente, anche se in modo inconscio, e che secondo me fu un’anticipazione di ciò che sarebbe successo in seguito con i moti sessantottini, anche se scritto più di un ventennio prima (1945). Mi ricordo che lo lessi tutto d’un fiato perché fui attratto dalle prime righe del romanzo “Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quella baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.[…] (trad. Adriana Monti, edizione speciale per la Repubblica, 2002). Il film è tratto, però, dal libro omonimo di Peter Cameron (edito da Adelphi, 2007), anche questo un romanzo di grande successo, il cui titolo è la traduzione di un verso della raccolta di elegie amorose, Amores, la prima opera di Publio Ovidio Nasone, poeta latino (43 a.C.-18 d.C.): Multa diuque tuli; vitiis patientia victa est;/cede fatigato pectore, turpis amor!/ scilicet adserui iam me fugique catenas,/ et quae non puduit ferre, tulisse pudet./ vicimus et domitum pedibus calcamus amorem;/ venerunt capiti cornua sera meo./ perfer et obdura! dolor hic tibi proderit olim;/ saepe tulit lassis sucus amarus opem. Il regista Roberto Faenza nel film traccia il carattere del giovane James Sveck (Toby Regbo) che, ancora diciassettenne irrequieto pensa continuamente alla morte, manifesta un anticonformismo innato ed una grande incapacità di adattamento alla società cui appartiene, della quale non condivide pressoché nulla. Non aderisce all’opulenza. Non partecipa al consumismo. Non approva la vita frenetica e l’arrivismo. Dissente dall’omologazione sociale. Non si trova per nulla d'accordo con il comportamento dei suoi coetanei che assumono atteggiamenti non consoni al suo modo di essere. Viene, infatti, in contatto durante una gita con giovani esagitati, reprensibili, biasimevoli, drogati, maleducati, dai quali rifugge senza chiedersi se stesse creando problemi alla sua insegnante accompagnatrice. Si accorge anche, a dirla con Socrate, che in questa società gli individui si preoccupano molto di ciò che possiedono e quasi per niente di ciò che sono. E i suoi genitori ne sono un esempio palesemente eclatante. Vive assieme alla sorella Gillian Sveck (Deborah Ann Woll) che flirta con un docente universitario molto più grande di lei e che segue nel comportamento le orme della madre. Periodicamente pranza con il padre Paul Sveck (Peter Callagher), un ricco avvocato dongiovanni alla ricerca di avventure amorose e che per ringiovanirsi ricorre al lifting. Vive con la madre Marjorie Dunfur (Marcia Ray Garden), un’artista che, con il modo come fa presentare le sue opere sui generis, contraddice il proprio modo di vivere che è al passo con i tempi: divorziata, irrequieta, indifferente, risposata con un uomo, giocatore d’azzardo, Barry Rogers (Stephen Lang), da cui si separa dopo un giorno di matrimonio, e in lite con la madre Nanette (Ellen Burstyn), la quale è l’unica della famiglia che comprende e asseconda suo nipote James e al quale, prima di morire, in un biglietto scrive tra l’altro … “un giorno questo dolore ti sarà utile”… per significare che i suoi insegnamenti saranno gli unici a favorirlo nella vita.
Roberto Faenza con questo film crea in James un eroe del nostro tempo, alla stessa stregua di don Dino Pugliesi (Luca Zingaretti) del film Alla luce del sole (2004) o come il Pereira (Marcello Mastroianni) del film Sostiene Pereira (1995), che lotta contro questa nostra società autoritaria, incoerente, fluida, lontana dal ricercare il vero senso della vita, che risulta insensata, balorda, assurda, mafiosa. Disumana! Ma c’è un auspicio che è l’anima del film. È impossibile cambiare il mondo perché ognuno dovrebbe cambiare il proprio modo di esistere, ma c’è però una possibilità: far tesoro di appropriati insegnamenti anticonformisti e metterli in atto.