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martedì 10 aprile 2018
“Ready Player One”, l’ultimo capolavoro sui generis di Spielberg fa paura
Titolo: Ready Player One
Regia: Steven Spielberg
Soggetto: Ernest Cline (Dal
romanzo Ready Player One, 2010)
Sceneggiatura: Zak Penn,
Ernest Cline, Eric Eason
Musiche: Alan Silvestri
Produzione Paese: USA, 2018
Cast: Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelson, Mark Rylance,
Simon Pegg, Lena Waithe, Philip Zhao, Win Morisaki, Hannah John-Kamen, Susan
Lynch, Perdita Weeks, Ralph Ineson, T.J. Miller, Clare Higgins, […]
La
fantastica, ma non troppo, storia
distopica di “Ready Player One” si
svolge, nel 2045, a Columbus, capitale decadente dell’Ohio, dove la
sovrappopolazione costringe la gente a vivere in bruttissime e orrende cataste,
nei cui piani sono sistemati
alloggi costituiti da roulotte. L’ambiente sociale conseguentemente risulta squallido
e altamente inquinato, dove i rapporti interpersonali risultando inesistenti
fanno rifugiare la gente in un mondo virtuale chiamato Oasis, creato
dall’informatico e timido nonché solitario James Halliday (Mark Rylance) che, morto
prematuramente, viene sostituito dal cinico e arrivista Nolan Sorrento (Ben
Mendelson). La partecipazione degli abitanti di Columbus a questo mondo
immaginario è connessa a numerose attività tra cui preminente risulta quella
del gioco. Lo stesso Wade Watts (Tye Sheridan), un brillante giovane
diciottenne appassionato di Oasis perché non ha alcun altro sbocco e prova
soddisfazione personale per la destrezza e l'intuizione che possiede (Mi chiamo Wade
Watts. Mio padre scelse questo nome perché sembrava l'identità segreta di un
supereroe, tipo Peter Parker o Bruce Banner, ma morì quando ero piccolo, come
mia madre e ...sono finito qui, nel mio piccolo angolo nel nulla. Non c'è
nessun posto dove andare ... nessuno, a parte Oasis. Un intero universo
virtuale. La gente viene su Oasis per tutto quello che si può fare, ma ci
rimane per tutto quello che si può essere. È l'unico posto dove sento di avere
un senso.), partecipa, con il nome
virtuale scelto non a caso di Parsifal - il cavaliere della Tavola Rotonda che
trovò il Sacro Graal -, al Gioco di
Anorak, a cui possono
partecipare tutti. Tale gioco è stato ideato da Halliday e consiste nel ricercare un oggetto nascosto, un easter
egg; il primo che troverà l’egg, vincerà cinquecento miliardi di
dollari e avrà il controllo totale di Oasis. In questa competizione agonistica, che consiste
nella scoperta di tre chiavi, Wade conosce Samantha (Olivia Cooke) che ha il
nome virtuale di Artemide perché manifesta tutte le caratteristiche di un’irrefrenabile
e perspicace cacciatrice come la dea greca da cui ha preso il nome virtuale.
Tuttavia, in questo gioco violento con la prospettiva di essere molto
redditizio subentra un gruppo di giocatori appartenenti alla multinazionale IOI che vuole vincere a tutti i costi
per controllare Oasis e conseguentemente dominare la gente, perché Oasis è
la più importante risorsa economica del mondo, e il gioco non è altro che una guerra per il
controllo del futuro. Infatti non è solo un
gioco perché si
tratta di vita e morte nella realtà, come sostiene Samantha, ed è per questo che non
bisogna diffondere e fare conoscere i nomi reali dei partecipanti.
“Ready Player One” è un film fantastico, antiutopico, proiettato
in un futuro prossimo deprimente, angosciante e spaventoso, ma al tempo stesso
realistico e attualissimo se si tiene conto del recentissimo scandalo di
Cambridge Analytica, una società di consulenza britannica collegata a Facebook, il Social Network creato nel 2004 dall’informatico trentaquatrenne Mark Elliot Zuckerberg, di cui è amministratore
delegato. Lo scandalo ha coinvolto, svelandoli per scopi elettorali, i profili
di decine di milioni di utenti nel mondo e in Italia profili di oltre duecentomila;
numeri che sono destinati ad aumentare.
Il film affronta il problema della tecnologia
informatica che sta usando la rete Internet e, in particolare i Social Network,
tra cui Facebook, Twitter, Google plus, come un occhio universale che vigila su
tutti e controlla tutti oltrepassando i limiti che assicurano la privatezza di
ogni individuo. O, anche, come il Grande
fratello del romanzo 1984 (Nineteen Eighty-Four) di George Orwell del1949, ambientato in un mondo negativo e pericoloso, governato da un partito unico con un pensiero unico che non lascia spazio
alla libertà individuale.
Steven Spielberg con “Ready Player One” sperimenta
un film sui generis, a mio parere riuscendoci anche se, come avvenne per il
film “2001,Odissea nello spazio” (1968) di Stanley Kubrick, il successo non è
immediatamente assicurato perché potrebbe risultare incomprensibile il
messaggio. Spielberg, comunque, usa frequentemente riferimenti culturali
importanti per meglio fare comprendere questo film, come il famoso Cubo di
Zemeckis, usato come potente arma razionale, oppure riferimenti cinematografici
come Blade Runner (1982) di Ridley Scott per alcuni particolari scenografici, come
il “Godzilla” nelle sue varie versioni cinematografiche moderne, o ancora come “Shining”
(1980), film di successo di Stanley Kubrick, di cui usa il fiume di sangue che
scorre precipitosamente portando via con sé ogni cosa che incontra. Egli crea,
anche, un alternarsi continuo tra vicende reali e vicende virtuali che ad un
certo punto non si sanno distinguere le une dalle altre così come spesso
avviene nella vita.
Il messaggio particolare che scaturisce dal film
è che la tecnologia debba essere al servizio dell’uomo e non usata al fine di
sottometterlo o distruggerlo. Ma il messaggio più significativo è quello riferito
ai giovani perché soltanto con la loro intraprendenza, con il loro credere in
sé stessi e con la loro riluttanza verso i compromessi saranno gli eroi che
potranno salvare il mondo dalla rovinosa deriva in cui si è già avviato e rendere la
realtà reale, divenendo ciascuno di
loro “unico giocatore pronto”.
Il film è altamente spettacolare e fantastico e
accompagnato dalle musiche di Alan Silvestri che coinvolgono lo spettatore senza soluzione di
continuità.
Francesco Giuliano
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