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giovedì 15 gennaio 2015

“Italo” è un film che descrive la storia vera di un cane antropomorfizzato e che seduce

Titolo: Italo
Regia: Alessia Scarso
Sogegtto: Coralla Ciccolini e Alessia Scarso
Sceneggiatura: Coralla Ciccolini
Montaggio: Alessia Scarso
Musiche: Marco Cascone
Stato: Italia, 2015
Produttore: Roberta Trovato
Cast: Marco Bocci, Elena Radonicich, Barbara Tabita, Vincenzo Lauretta, Martina Antoci, Matteo Korreschi, Tuccio Musumeci, Lucia Sardo, Andrea Tidona, Marcello Perracchio, […] il cane Tomak e la voce narrante di Leo Gullotta
Nei dintorni di Scicli, in provincia di Ragusa, una fiorente cittadina dai bellissimi e artistici edifici in tardo stile barocco, costruiti con un raggiante e tipico tufo dorato a tratti scolpito egregiamente, per questo dichiarata patrimonio dell’UNESCO, circa sei anni fa un branco di cani randagi uccise un bambino. In quello stesso periodo, fece la sua comparsa improvvisamente a Scicli un cane meticcio dal pelo color miele, anch’esso randagio, il quale, forse per espiare la colpa della razza canina che aveva commesso l’atroce delitto, conquistò, dopo un’iniziale e comprensibile paura, la simpatia dell’intero paese fino ad esserne adottato e ad ottenerne  addirittura la cittadinanza onoraria. Un cane trattato come un essere umano, dunque! “La reincarnazione di qualcuno che ha amato Scicli”, sostiene la gente.
Questo film, opera prima della bravissima regista modicana Alessia Scarso, è tratto da un’incredibile e fantastica storia vera della vita del cane randagio Italo Barocco, che scelse la barocca via sciclitana Mormina Penna come sua dimora, dove venne accudito dai rispettivi abitanti che gli procurarono un’accogliente cuccia.  Addirittura, Italo si era “antropomorfizzato” nel modo di vivere a tal punto che andava nella chiesa di san Giovanni durante la messa, tant’è che il parroco mise un cartello sul portone d’ingresso “È vietato ai cani di entrare”. Ovviamente Italo non sapeva leggere ed entrava lo stesso. Accompagnava anche i turisti durante le visite guidate istradandoli nei luoghi più caratteristici. La sua azione più strabiliante fu quella di precedere il corteo funebre stando dinanzi alla bara di un giovane morto in un incidente stradale. Ma la cosa divertente che lasciò tutta la gente stupita fu la sua entrata in scena durante la recita della locale festa delle Milizie quando l’emiro Belcane apostrofa il conte Ruggero “Cane di un cristiano!
Italo” è una magnifica commedia piacevole e briosa, seducente ma anche commovente, piena di netto fervore e di ancestrale passione, dall’impronta romantica e dal sapore antico, che si svolge nel singolare e unico palcoscenico di uno degli angoli più ameni e attraenti della Sicilia sud-orientale, quello di Scicli e della vicina Modica, pieno di colori, sapori e odori che vagolano liberati nell’aria da “ …. cespugli di ‘spinusi ruvetta’, di ‘piru caruseddu’, di variopinto lentisco, di dolci fichi, di candida retama, di fichidindia, di oleandri fioriti, di capperi, di profumato origano, di pungente asparago e di olente timo selvatico, ottimo e antico pascolo delle api produttrici del tanto rinomato miele ibleo, e di quant’altro la natura avesse voluto far nascere …” (da I sassi di Kasmenai). Un’attrazione singolare e straordinaria per il visitatore facendolo sprofondare  estasiato in un’incantevole sogno ad occhi aperti.  “ Subito a me/ il cuore si agita nel petto/ solo che appena ti veda, e la voce/ si perde nella lingua inerte. …” è ciò che ho avvertito, esprimendomi con le parole del poeta modicano Salvatore Quasimodo, nel vedere e gustarmi questo film dal sapore autentico e sincero che racconta l’amata isola natia, la Sicilia, di cui la regista, che ne ha eseguito pure il montaggio, dice “ notoriamente terra di contraddizioni esposta all’arrivo di stranieri, dominatori, che al tempo stesso l’hanno soggiogata e arricchita” e che oggi “si misura con l’accoglienza da un punto di vista inedito. È la storia di un paese ferito che riesce, superati pregiudizi e diffidenze iniziali, a ricevere l’altro. Anche se lo straniero in questo caso è un cane randagio amabile e benevolo”.  Una Sicilia vera fatta di brava gente, piena di umanità e d’amore ma anche di pregiudizi, fatta anche di succulento folklore genuino, e quindi di pettegolezzi attraverso cui le notizie viaggiano velocemente come per via telegrafica, ma c’è anche la Sicilia fatta di amicizia e di autenticità dei rapporti umani e, ancora quella dei contrasti e delle contraddizioni, che sono mitigati da quella sottile ironia che caratterizza l’arguzia e la perspicacia del popolo siciliano, talvolta difficili da captare dal forestiero. Il film è la storia di un bambino, Meno (Vincenzo Lauretta), taciturno e solitario, orfano di madre, che fa amicizia con il cane randagio Italo (il cane Tomak) e che coltiva gerani variopinti con inusitato amore. E attorno a questa amicizia ruotano suo padre, il sindaco del paese Antonio Blanco (Marco Bocci), la sua maestra, la docile e affabile Laura Menoni (Elena Radonicich), la schietta oppositrice del sindaco, l’esplosiva e prorompente Luisa Nigro (Barbara Tabita), e, come un coro nella tragedia greca, le tre comari, tra cui la spavalda e incontenibile Concetta (Lucia Sardo), sensibili ai chiacchiericci paesani, e i tre vecchietti seduti sempre sulla stessa panca che esprimono, all’unisono e consequenzialmente,  sintetici e precisi pareri sui passanti e su ciò che succede in paese e, dulcis in fundo, il vecchio Natalino (il bravo Tuccio Musumeci) che con la sola mimica riesce ad esprimere la grande umanità di un popolo intero.
Il film con la voce narrante di Leo Gullotta inizia, come “dolce voce al canto con  “C’era una volta …” per indicare che esso è una favola, ma una favola che racconta una realtà vissuta e partecipata da un paese intero. Un bel film, dunque, per tutti, che riesce ad emozionare e ad esprimere l’insieme di quei sentimenti positivi che contraddistinguono l’essenza genuina dell’uomo.Il riferimento all’epitaffio sulla tomba di Immanuel Kant “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me” detto da Luisa Nigro evidenzia il filo conduttore del film e cioè che l’azione umana è spinta e condotta dal suo senso morale.

Francesco Giuliano