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lunedì 14 novembre 2011

"Sbatti il Mostro in Prima Pagina", un film sulla parzialità della informazione.

"Sbatti il Mostro in Prima Pagina" è un film diretto da Marco Bellocchio e uscito nelle sale nel 1972. Il soggetto è stato realizzato da Sergio Donanti che è autore anche della sceneggiatura (con Goffredo Fofi); il film è stato prodotto da Ugo Tucci, le musiche sono state curate da Nicola Piovani, la fotografia da Luigi Kuveiler in collaborazione Enrico Menczer e il montaggio è stato eseguito da Ruggero Mastroianni.
Nel cast hanno partecipato il sempre eccezionale Gian Maria Volonte, Laura Betti, Corrado Solari, Fabio Garriba e tanti altri.
La trama racconta che dopo un omicidio a sfondo sessuale di una ragazza figlia di un importante membro della borghesia, il direttore di un quotidiano di destra, "Il Giornale" (niente a che vedere con l' omonimo attuale che non era ancora stato fondato) organizza un inchiesta finalizzata a incastrare un giovane estremista di sinistra e a strumentalizzare la questione per fini meramente politici.
Nel film di Bellocchio emergono i stretti rapporti tra l' informazione e potere e viene descritto come la paura venga  "utilizzata" per influenzare l' opinione pubblica e indebolire gli avversari politici.
Il film che è critica decisa è forte alla demagogia della destra, può essere considerato attuale, infatti la strumentalizzazione dei delitti e degli atti criminali come anche la severità di facciata sono ancor oggi i metodi utilizzati per ottenere consenso da parte di alcuni partiti di destra.

Film completo su youtube:
http://www.youtube.com/watch?v=1tkpm475I-E
Estratto interessante su youtube:
http://www.youtube.com/watch?v=iNMrJl50CWI
Fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Sbatti_il_mostro_in_prima_pagina
http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Bellocchio

La conoscenza elimina i luoghi comuni nel film "Benvenuti al sud" di Luca Miniero



Una copia conforme del film francese “Giù al nord” è quel che riguarda la linea conduttrice di "Benvenuti al sud", che però presenta connotati adattati alla realtà italiana, dove vengono messi in risalto e alla berlina i luoghi comuni che contrappongono i “polentoni” ai “terroni”. Stereotipi questi che vengono sgonfiati e smontati non appena si istaurano tra gli uni, i settentrionali, e gli altri, i meridionali, dei veri e sinceri rapporti umani. Si racconta, infatti in questo film, di un direttore postale (Claudio Bisio) trasferito, per aver prodotto un ‘istanza falsa, dal nord al sud, ovvero dalla Lombardia a Castellabate, un borgo nel parco del Cilento, che per la sua posizione e straordinaria bellezza fa parte del patrimonio dell’UNESCO. Un borgo adagiato su un cocuzzolo che domina uno stupendo mare meraviglioso con tramonti da favola, dove si vive una vita tranquilla, rilassante, flessibile perché adattata alle esigenze degli abitanti, e dove si conduce un modo di vivere dai rapporti umanamente sinceri e spontanei, lontana dalla vita frenetica, opprimente, basata su comportamenti convenzionali e ipocriti, e ingabbiata in un sistema di regole che non lascia “spazi di manovra” e la rendono falsamente umana. Una vita estranea dunque a quell’esistenza programmata nei minimi particolari e rigorosa che si svolge in una città settentrionale, come Milano, dove il nostro direttore ambisce di essere trasferito, in seguito alle insistenze della moglie (Angela Finocchiaro) la quale desidera abitare in una città grande per il “bene” dell’unico figlio e per avvicinarsi ai suoi genitori. Questo film di Luca Miniero fa ridere, e fa ridere molto, ma al tempo stesso fa anche riflettere lo spettatore sulla situazione socio-politica italiana, e che fa meditare sull’ultracentenaria diatriba tra la gente del nord e quella del sud, per la quale è “l'una contro l'altra armata” più per presa posizione e per retaggio storico che per effettiva conoscenza dei genuini valori umani che le distinguono. Bravissimi e spassosi gli attori, Claudio Bisio, Alessandro Siani, Angela Finocchiaro, e la splendida Valentina Lodovini con i suoi occhi sempre sorridenti anche se la regia manifesta un po' di sofferenza nel secondo tempo. (Francesco Giuliano)






Fonti: