var _gaq = _gaq || []; _gaq.push(['_setAccount', 'UA-26218038-5']); _gaq.push(['_trackPageview']); (function() { var ga = document.createElement('script'); ga.type = 'text/javascript'; ga.async = true; ga.src = ('https:' == document.location.protocol ? 'https://ssl' : 'http://www') + '.google-analytics.com/ga.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s); })();

venerdì 3 novembre 2017

“Una questione privata” è una metafora della liberazione dall’autoritarismo e dalla censura

Titolo: Una questione privata
Regia: Paolo Taviani
Soggetto: Beppe Fenoglio (Dall’omonimo romanzo pubblicato postumo nel 1963)
Sceneggiatura: Paolo e Vittorio Taviani
Produzione Paese: Italia, Francia 2017
Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia

Cast: Luca Marinelli, Valentina Bellè, Anna Ferruzzo, Marco Brinzi, Francesco Turbanti, Giulio  Beranek, Lorenzo Richelmy, Lorenzo Demaria, Luca Cesa, Francesca Agostini, Jacopo Olmo Antinori, Josafat Vagni, Anna Ferruzzo, Giuseppe Lo Piccolo, Antonella Attili, Francesco Testa, Tommaso Maria Neri, Alessandro Sperduti, Guglielmo Favilla, Andrea Di Maria, Fabrizio Costella, Mauro Conte, Fabrizio Colica, […]
Non è un caso, forse, che i fratelli Taviani abbiano diretto e scritto la sceneggiatura di questo film per la recente deriva verso destra a cui volge l’opinione politica del popolo italiano, ma anche di quello europeo. Destra che vuole dire, tra l’altro, prevaricazione, limitazione della libertà e moralismo. Raccontano, in  questo film Una questione privata, la vicenda tratta dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, che si svolge tra le verdi colline nebbiose delle Langhe durante la seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio di Cassibile (8 settembre 1943), e che vede in contrapposizione cruenta e violenta partigiani e  fascisti. Una guerra civile che finalmente segnerà la fine dello stato autoritario segnato dallo strapotere fascista durato per un ventennio. Il protagonista è un giovane partigiano, a cui era stato affibbiato dai compagni di scuola il soprannome di Milton (Luca Marinelli), in onore del filosofo inglese John Milton, perché aveva tradotto dall’inglese la Tragedia di Amleto, principe di Danimarca, di Shakespeare. Il giovane è innamorato follemente di Fulvia (Valentina Bellè), una ragazza estroversa ma anche dal comportamento indefinibile anche se invogliante perché, oltre a lasciare intendere a Milton di piacerle, condivideva giochi e balli con l’amico comune Giorgio Clerici (Lorenzo Richelmy). Milton, già è in atto la guerra civile, durante una perlustrazione, passando vicino alla villa dove viveva Fulvia, spinto dalla nostalgia, rivisita le stanze e i luoghi che gli fanno rivivere i bellissimi momenti trascorsi assieme alla sua amata ma, grazie alla guardiana, viene a scoprire con amarezza che tra Fulvia e Giorgio c’era stata una relazione amorosa. Milton, non vuole crederci e, andato via dalla villa, va alla ricerca di Giorgio, anche lui partigiano, per chiedergli chiarimenti. Durante questa ricerca, tuttavia, viene a sapere che Giorgio è stato catturato dagli “scarafaggi” - così venivano chiamati i militi fascisti. Allora, cerca e riesce a fare prigioniero un fascista per scambiarlo con il suo amico. Purtroppo, come spesso avviene, le cose non vanno come devono andare, tant’è che in quel periodo profondamente tragico tutto finisce in tragedia.
Il film, diretto secondo l’inconfondibile e inimitabile stile neorealista dei fratelli Taviani, mette a nudo, in un periodo in cui la barbarie e la bestialità umane imperversavano, i sentimenti di un uomo che non teme rischi e che pone a repentaglio la propria vita spinto dall’amore per Fulvia, pur di conoscere la verità. Mette anche in risalto la ridicola censura del regime fascista su varie attività umane, ricreative e non, come quelle sul ballo o sul jazz, la musica d’oltreoceano creata dai negri, o ancora sull’uso di parole di lingua straniera come l’inglese.
Strabiliante e incisiva, infatti, è l’imitazione del suono della batteria prodotta con insistenza dalla bocca di un fascista (Andrea Di Maria) che pur essendo prigioniero dei partigiani dimostra, con il suo fare demente, di avere acquistato  la libertà dal regime e dall’oppressione fascista.
La colonna sonora del film ricalca con note graffianti, aspre, tormentate, la canzone americana, cantata nel film Il mago di Oz (1939) da Judy Gardland, Over the rainbow, per indicare metaforicamente così come l’arcobaleno, il fenomeno ottico che preannuncia, ad ampio respiro, il ritorno della quiete dopo una forte tempesta,  il riemergere della libertà dopo l’oppressione fascista.
Il film è stato presentato al TIFF2017 (Toronto International Film Festival) e alla Festa del Cinema di Roma 2017.
Filmografia
Un uomo da bruciare (1962), I fuorilegge del matrimonio  (1963), I sovversivi (1967), Sotto il segno dello scorpione (1969), San Michele aveva un gallo (1972), Allosanfan (1974), Padre padrone (1977), Kaos (1984), Good morning Babilonia (1987), Il sole anche di notte (1990), Firile (1993), Tu ridi (1998), La masseria delle allodole (2007), Cesare deve morire (2012), Meraviglioso Boccaccio (2015).
Francesco Giuliano