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martedì 20 dicembre 2011

Nel film “La seconda notte di nozze” Pupi Avati descrive le diverse “maschere inossidabili” degli italiani.



Regia: Pupi Avati
Cast: Neri Marcorè, Antonio Albanese, Katia Ricciarelli, Marisa Merlini, Angela Luce, Mia Benedetta
Produttore: Antonio Avati
Anno produzione: 2005



Questo film è ambientato nell’Italia del dopoguerra e descrive le vicissitudini di una donna, Lilliana Vespero (Katia Ricciarelli), che rimasta vedova convive per necessità economica con un uomo che non sopporta il di lei figlio, Nino Ricci (Neri Marcorè). Questi, infatti, è un ladro, un cialtrone satanico, un nulla di buono per intenderci, che gli crea soltanto problemi e basta. Per questo Lilliana, spinta dall’affetto del figlio e anche dalle sue insistenze, decide a malincuore di ritornare nella sua terra, in Puglia, dove vive ancora il fratello del marito, Giordano Ricci (Antonio Albanese), mezzo demente, che però nella sua “demenza” manifesta con grande e profonda umanità l’altra faccia della medaglia, cioè l’ingenua volontà di fare “pulizia” dal lerciume diffuso e dall’immoralità imperante. Non è un caso che Pupi Avati descrive esaltandolo Giordano in senso metaforico, vale a dire come quello che viene chiamato a eliminare i pericoli ovvero a fare esplodere le bombe rimaste inesplose durante la guerra, contrapponendolo così alle azioni del nipote Nino, emerito lestofante .



In tutta la storia descritta nel film, Pupi Avati, con il suo consueto stile, con la dolcezza e con la gradevolezza che lo contraddistinguono nel raccontarla, questa storia che è la storia di tutti, mette in evidenza quelli che sono i diversi comportamenti peculiari che caratterizzano i componenti della nostra società: i lestofanti “furbi” da una parte e gli onesti “dementi” dall’altra. Pupi Avati, in sostanza, costruisce ed elabora i modi di fare e di agire, gli impulsi emotivi e gli atteggiamenti delle persone dando a questa parola il suo primitivo significato etimologico di maschera: i Latini dissero persona la maschera …, viso di cartone o di cera dipinto, di cui ci copre la faccia per non farsi conoscere o per rappresentare qualcosa, … portata sempre dagli attori nei teatri dell’antica Grecia e dell’Italia. Ovvero nel procedere della vita gli individui assumono dei comportamenti che derivano dal contesto in cui si trovano.



Molto bravi Antonio Albanese e Neri Marcorè che hanno saputo caratterizzare le due diverse facce contrapposte dei comportamenti individuali, ma brave anche Marisa Merlini (Eugenia Ricci) e Angela Luce (Suntina Ricci).


Fonti: