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venerdì 14 giugno 2019
“Il flauto magico di Piazza Vittorio” una festa di musica, di lingue e di colori dove la Bellezza e la Ricchezza d’Umanità sono figlie della multietnicità
Titolo:
Il flauto magico di Piazza Vittorio
Regia:
Mario Tronco e Gianfranco Cabiddu
Soggetto:
Mario Tronco e Fabrizio Bentivoglio
Sceneggiatura:
Fabrizio Bentivoglio, Mario Tronco, Alessandro Arfuso, Fabio Natale, Doralice
Pezzola
Musiche
tratte da Il Flauto Magico di Mozart secondo L’Orchestra di Piazza Vittorio
Musiche
originali: Leandro Piccioni
Produzione
Paese: Italia, Francia, 2018
Cast:
Ernesto Lopez Maturell, Violetta Zironi, El Hadji Yeri Samb, Petra Magoni,
Fabrizio Bentivoglio, Ashai Lombardo Arop, Houcine Ataa, Omar Lopez Valle,
Simone Zambelli, Camilla Zecca, Alice Stancanelli, Veronica Tundis, Adrien
Ursulet, Sara Sguotti, Marisa Fortebraccio, Lia Grieco, Raul Scebba, Gaetano
Messana, Nina Pitolli, Ziad Trabelsi, […]
Tenetevi, o antiche terre, la vostra vana pompa - grida
essa con le silenti labbra - Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le
vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili
delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle
tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata. Questo è il sonetto
inciso alla base della Statua della Libertà, nella baia di Hudson all’ingresso
del porto di New York, scritto dalla poetessa ebrea Emma Lazarus, che costituisce
l’incipit di questo film Il flauto magico di Piazza Vittorio da cui deriva il profondo
contenuto del film: la bellezza e l’arricchimento d’umanità grazie alla multietnicità.
Partorito circa
dieci anni fa, dall’omonimo
spettacolo teatrale, che aveva debuttato nel 2009 a Lione e che aveva poi avuto
oltre 200 rappresentazioni in Italia e nel mondo,
il progetto di questo film è la narrazione di una fiaba musicale che rivisita e
reinterpreta, modificandola e attualizzandola, l’opera Il flauto magico (1791) di Wolfgang Amadeus Mozart: il principe
Tamino (Ernesto Lopez Maturell), aiutato da Papageno (El
Hadji Yeri Samb) va a liberare la sua amata Pamina (Violetta Zironi), prigioniera
del padre Sarastro (Fabrizio Bentivoglio) che l’ha portata con sé separandosi dalla
moglie, la Regina della Notte (Pietra Magoni).
Gli attori-musicisti
di otto lingue diverse (italiano, francese, tedesco, inglese, spagnolo,
portoghese, arabo, ecc.) suonano nell’Orchestra e frequentano piazza Vittorio,
tant’è che il film si svolge dentro i giardini della stessa piazza romana. Il
proposito che gli attori provenissero da mondi e background diversi –
folk, pop, classici - voluta dal regista deriva dal fatto che egli voleva una libertà assoluta e non voleva essere
schiavo del genere, rischiando di essere etichettato. È il primo caso di
orchestra finanziata dai cittadini e non dallo Stato. In questi diciotto (dal
2002 n.d.r.) anni abbiamo prodotto tre
opere, che sono ‘Il flauto magico’, ‘Carmen’ e ‘Don
Giovanni’, un concerto di
musica sacra e tre dischi. Mentre riguardo all’ambiente scenografico per il quale è stata scelta la
piazza Vittorio deriva dal rapporto sentimentale
che il regista ha con quella piazza. È un
posto estremamente romantico e al tempo stesso tragico. Ha un’anima umana fatta
di bellezza diurna e di angoscia notturna – dice Mario Tronco, che ha selezionato i personaggi in base ai caratteri dei componenti dell’orchestra.
Infatti, chi intepreta Papageno, El Hadji Yeri Samb, è una persona semplice che ama il cibo, mentre la Regina della Notte,
interpretata da Petra Magoni, è un’anima punk.
Il film, che utilizza
tecniche volutamente artigianali, è un messaggio di integrazione,
convivenza e scambio, qualcosa che in questi tempi caratterizzati dal fenomeno
migratorio è ancora più necessario. Per questo esso appare attualissimo in questa epoca altamente
e generalmente xenofobica e assume un alto valore educativo e anche morale sia
dal punto di vista sociale che politico. I registi, infatti, sono riusciti a
coniugare sinergicamente, attraverso la musica, la geografia di generi e stili
musicali diversi con la geografia dei colori e con quella linguistica, da cui
deriva il messaggio che si può ottenere un arricchimento umano e artistico da coloro
che provengono da culture e tradizioni diverse, dove la donna assume un
ruolo fondamentale. Questa, rappresentata in particolar modo da Pamina,
metafora dell’amore e della virtù, riesce a cambiare il corso degli eventi
trasformando con dolcezza l’odio in amore attraverso la riappacificazione dei genitori,
Regina della Notte e Sarastro. Ciò, ovviamente, contrasta con la politica dell’odio
che da qualche tempo sta caratterizzando l’azione dei nostri governanti rivolta
contro i migranti, da cui non potrà ottenersi nulla di buono socialmente
parlando.
Il film, proiettato in
anteprima alla Festa del cinema di Roma 2019, è stato diretto da Mario Tronco e da
Gianfranco Cabiddu. Il primo, Mario Tronco, compositore e direttore d’orchestra,
membro del gruppo Avion Travel e fondatore dell’Orchestra di Piazza Vittorio
(2002), ha guidato e composto varie opere tra cui Il flauto magico secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio
(2007), Il giro del mondo in 80 minuti
(2013), Carmen(2014), Credo (2015) e Don Giovanni (2017), e i seguenti film: Il tuffo (1993), Isotta
(1996), Cinque giorni di tempesta
(1997), Metronotte (2000), Long Live the Monkey (2002), L’esplosione (2003), The Edge of Heaven (2007), I fiori di Kirkuk (2010). Il secondo, Gianfranco
Cabiddu, etnomusicologo, regista e sceneggiatore, direttore artistico del
Festival Creuza de Mà – Musica per il Cinema, è stato regista dei seguenti
film: Disamistade (1988), S’Ardia (1994), Il figlio di Bakunin (1997), Passaggi
di tempo (musical, 2004), Faber in
Sardegna (documentario, 2012), La
stoffa dei sogni (musical,2016).
Francesco
Giuliano
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