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giovedì 26 gennaio 2017

“Il medico di campagna” o sull’apologia del medico autentico

Titolo: Il medico di campagna
Titolo originale: Médecin de campagne
Regia: Thomas Lilti
Sceneggiatura: Baya Kasmi, Thomas Lilti
Produzione Stato: Francia 2016

Cast: François Cluzet, Marianne Denicourt, Christophe Odent, Patrick Descamps, Guy Faucher, Margaux Fabre, Julien Lucas, Yhoann Goetzmann, Josée Laprun, Philippe Bertin, Géraldine Schitter, Isabelle Sadoyan,  Felix Moati, Michel Charrel, Lismène Joseph, Merwan Baghdadi, […]
Si evince subito dalla descrizione puntuale, precisa e umana del medico di campagna Jean-Pierre Werner (François Cluzet) che ne fa il regista Thomas Lilti, la sua profonda conoscenza di questa nobile professione in quanto egli, dopo avere indossato il camice bianco, ha preferito fare il regista di film di successo come lo è appunto “Il medico di campagna” e come lo è stato il suo precedente “Hyppocrate” (2014).
Infatti, Lilti descrive nei minimi particolari la grandiosa figura di questo bravo medico, sensibile, empatico, disponibile in qualunque ora del giorno, amico di tutti i suoi pazienti che cura con amorevolezza spontanea e con delicatezza umana encomiabili. Rispettoso del Giuramento di Ippocrate, fondatore della medicina moderna nato nell’isola greca di Kos (V sec. a.C), e curatore cosciente sia del corpo che della mente dei suoi malati, Jean-Pierre è amato e apprezzato da tutti, tant’è che si crede insostituibile. Egli, infatti, regola il suo tenore di vita per il bene dei malati secondo le sue forze e il suo giudizio, e si astiene dal recar loro danno e offesa.” Va ovunque, in casa, in campagna, nelle officine, nelle stalle, di giorno e di notte, “per il sollievo dei suoi malati” evitando di recare “offesa e danno volontario, e fra l'altro ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi.” E osserva con scrupolo il segreto professionale. Dimostra con grande convinzione l’alta opinione che ha di se stesso nel momento in cui, colto da malattia grave, il suo collega d’ospedale Norés (Christophe Odent) gli manda, per affiancarlo nel suo faticoso lavoro, la collega Nathalie (Marianne Denicourt), un ex infermiera laureatasi in medicina in età molto avanzata, senza esperienza nella pratica medica generalista, sulla quale Jean-Pierre riversa tutto il suo astio, manifesta indecorosamente tutta la sua superiorità professionale maturata in venti anni di attività pratica, e la mette in palese difficoltà inventandosi sindromi inesistenti come la “sindrome di Maroini”, con riferimento al nome del sindaco del suo paese: Francis Maroini (Patrick Descamps). Tuttavia, col tempo, Jean-Pierre dovrà ricredersi e pentirsi del suo comportamento irriguardoso, chiedendo scusa alla sua premurosa e bella collaboratrice.
Il quarantenne Thomas Lilti, grazie anche ad una scenografia consona al contenuto del film e affiancata dalle musiche di Alexandre Lier, Sylvain Ohrel e Nicolas Weil, dimostra la sua grande verve di regista emergente, perché sa cogliere e fare apprezzare in maniera toccante, a volte anche umoristica, la spontaneità dei rapporti umani fondati sulle emozioni che emergono spontanee dall’animo.
“Il medico di campagna” è uno di quei film che suscita continue commozioni nello spettatore perché ne fa emergere e apprezzare l’umanità che gli è connaturata senza soluzione di continuità.
Filmografia
Les yeux bandés (2007), Hyppocrate (2014).
Francesco Giuliano