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lunedì 6 febbraio 2017
“Smetto quando voglio – Masterclass” un film dal carattere brioso e piacevole che fa centro
Titolo: Smetto quando voglio – Masterclass
Regia: Sydney Sibilia
Sceneggiatura: Sydney
Sibilia, Francesca Manieri, Luigi Di Capua
Produzione Stato: Italia 2017
Cast: Edoardo Leo, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de
Rienzo, Stefano Fresi, Pietyro Sermonti, Marco Bonini, Rosario Lisma, Giampaolo
Morelli, Luigi Lo Cascio, Greta Scarano, Valeria Solarino, […]
Il trentaseenne regista salernitano Sydney Sibilia, dopo il successo della prima parte di "Smetto
quando voglio” (2013), ci riprova ancora con questo sequel ed è subito
successo. Un film geniale e dai risvolti imprevedibili che dà largo respiro al
cinema italiano, come lo ha già dato “Lo chiamavano Jeeg Robot” (2015). Il film,
una commedia dai contenuti attualissimi, relativi alla vita dei giovani
ricercatori italiani che si inventano un nuovo lavoro per “sbarcare il
lunario”, è caratterizzato da risvolti beceri ed esilaranti, a volte surreali.
I dialoghi d’alto livello sono caratterizzati da un linguaggio specialistico di
ampia angolatura, che riguarda tutti i settori della cultura da quella
umanistica a quella scientifica, dato che la “banda dei ricercatori” è
costituita da professori universitari dai saperi diversificati che coprono
tutti i settori culturali. Per questo suo aspetto, il film si può inserire in
quel movimento culturale d’oltre oceano, denominato “La terza cultura”, in cui non si evidenzia tra la cultura
umanistica e quella scientifica alcuna separazione, la quale ha creato e crea
dei compartimenti stagni “culturali” dannosi, perché questi costituiscono un
freno allo sviluppo della conoscenza a livello individuale e alla risoluzione
dei problemi collettivi. Ancora oggi, “esiste un difficile rapporto tra le
scienze umane e le scienze propriamente dette, perché le prime sono proiettate
verso il passato, arroccate in un mondo isolato fatto di 'sapienza' non-empirica che dà della vita una visione pessimistica, mentre le seconde,
grazie a tutte le straordinarie scoperte che hanno permesso e permettono di
ottenere continuamente, e al conseguente ampliamento della conoscenza e alla
relativa diffusione di essa grazie ad Internet e ai social network, stanno
immettendo l’umanità verso il futuro secondo una visione ottimistica. Una
rivoluzione in atto, dunque, che sta portando l’uomo sia a vedere non solo il
macrocosmo in cui vive ma anche il microcosmo di cui è costituito, e a cambiare
continuamente il modo di vedere la vita e di interpretare il mondo e
l’universo”. “La banda
dei ricercatori”, nell’ambito di questa nuova visione culturale, è costituita
da latinisti, Mattia (Valerio Aprea) e Giorgio (Lorenzo Lavia), da un
archeologo (Paolo Calabresi), da un neurobiologo, Pietro Zinni (Edoardo Leo),
da un chimico computazionale (Stefano Fresi), da economisti, Bartolomeo (Libero
de Rienzo) e Andrea (Pietro Sermonti) che, in questo sequel, si arricchisce di altri
bravi ricercatori come Giulio Bolle (Marco Bonini), Vittorio (Rosario Lisma) e
Lucio Napoli (Giampaolo Morelli). E lo spettatore è indotto a sentire, nel
susseguirsi dei continui dialoghi, termini scientifici e strumenti che sono
reali, e non fantasiosi come potrebbe risultare in un film di fantascienza, quale
ad esempio il “cromatografo” utilissimo strumento di analisi chimica.
“Masterclass” è la continuazione dal primo film della serie, cioè
da quando Pietro Zinni si assume tutta la responsabilità dei fatti delinquenziali
commessi da tutti i componenti della banda che, in seguito alla produzione di
una droga ritenuta non illegale e al conseguente spaccio, diventano dei
criminali. Il neurobiologo Zinni viene condannato alla pena carceraria sia per
associazione a delinquere che per banda armata. Tutti gli altri rimangono in
attesa di giudizio, tranne Alberto che viene inviato in un centro di recupero in
seguito alla condanna per sfruttamento della prostituzione e per guida in stato
di ebbrezza.
A questo punto, l’ispettore Paola Coletti (Greta Scarano) stipula
segretamente un patto con Pietro che gli consente di avere permessi provvisori
di libertà col presupposto di ricostituire
“la banda dei ricercatori”, a cui vengono aggiunti nuovi componenti sempre
ricercatori, per scoprire e arrestare i fabbricanti di oltre 30 smart drugs
(farmaci intelligenti), che sono nootropi, cioè sostanze che aumentano le
capacità cognitive dell’uomo aumentando il rilascio nell’organismo di composti
neurochimici. Se l’operazione riuscirà Pietro otterrà la libertà e i suoi
colleghi saranno scagionati dalle accuse pendenti. Un invito, dunque, al riscatto morale di tutta
la “banda”. Un’altra possibilità che non gli consentirà però di sgarrare:
“niente più mignotte, niente più macchine sportive, ma sopratutto … niente
droga” dice Pietro ai suoi compagni d'avventura.
“Smetto quando voglio – Masterclass”, che conserva il carattere
brioso e coinvolgente del primo, non annoia ma diverte senza soluzione di
continuità con un susseguirsi di colpi di scena, di battute geniali, di
situazioni paradossali, di trovate originali che rendono attraente e
apprezzabile questo bel film che fa grande, per la peculiarità del genere, il
cinema italiano. Nella parte finale compare un nuovo personaggio Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio) che sarà uno
dei protagonisti del prossimo sequel “Smetto quando voglio – Ad Honorem”.
Francesco Giuliano
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