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venerdì 20 luglio 2018
LA XXIV EDIZIONE DELLA RASSEGNA DEL FILM RESTAURATO “NARNI. LE VIE DEL CINEMA”
Dal 25 al 29 luglio 2018 Narni (TR) ospiterà la 24^ edizione di “Narni. Le vie del cinema, la Rassegna di cinema restaurato”, diretta da Giuliano Montaldo e Alberto Crespi e organizzata per
iniziativa del Comune di Narni con
la collaborazione della Fondazione
Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, Cineteca di Bologna, Mediaset/Rti, Filmauro. A ingresso
gratuito a partire dalle 21.00. Gli
ospiti che interverranno per parlare dei film proiettati sono: Christian Uva,
Nanni Moretti, Gianni Amelio, Costanza Quatriglio, Daniele Vicari, la famiglia
Moschin, Giuliano Montaldo.
Come ogni
anno, anche quest’edizione proporrà una ricca selezione di film di recente
recupero proiettati ogni sera sotto le stelle, a partire dalle 21.00, sul
grande schermo allestito nel Parco pubblico Bruno Donatelli di
Narni Scalo e presentati da ospiti illustri.
Il filo
rosso che lega le proposte di questa 24^ edizione è di fortissima
attualità: Come è nata, in Italia, la contrapposizione fra destra e sinistra
che ha contraddistinto tutta la storia e la politica del dopoguerra? Ha ancora
senso, oggi, questa distinzione?
Si inizia mercoledì 25 luglio con il film Il compagno Don Camillo (1965)
di Luigi Comencini. Ultimo film dell’indimenticabile coppia Fernandel/Cervi in
cui Don Camillo e Peppone giungono in un paesino della Russia gemellato con
Brescello per scoprire cosa succede nella patria del socialismo reale. A introdurre
il film salirà sul palco de Le vie del cinema Christian Uva, docente universitario
di cinema dell’Università Roma3. Giovedì
26 luglio è la volta di Palombella rossa (1989): sarà lo stesso regista del film Nanni Moretti a presentare al
pubblico questo suo terzo lungometraggio, incentrato sulla storia del
pallanuotista e funzionario del PCI Michele Apicella durante la crisi della
sinistra della fine degli anni Ottanta. Venerdì 27 luglio sarà proiettato il film Novecento – Atto II di
Bernardo Bertolucci. La seconda parte della storia riprende negli anni Trenta.
I protagonisti Olmo e Alfredo si separano, anche intellettualmente, per
prendere ognuno la propria strada. Questa seconda parte dell’affresco
cinematografico sul secolo breve sarà presentata dal regista Gianni Amelio. La sera di sabato 28 luglio è in programma
la proiezione del classico Non
c’è pace tra gli ulivi di Giuseppe De Santis: film neorealista
in cui, tramite le vicende che accadono al soldato Francesco Dominici, si ricostruisce
il dopoguerra italiano nelle zone rurali del nostro paese, dove la coscienza di
classe avrà il compito di diventare arma fondamentale contro i soprusi e le
ingiustizie. Prima della proiezione i registi Costanza Quatriglio e Daniele Vicari saliranno sul palco del Parco pubblico
Bruno Donatelli di Narni Scalo per introdurre il film. Per la serata
conclusiva di domenica 29 luglio Le
vie del cinema è orgogliosa di proporre Amici miei, film voluto da Pietro
Germi e diretto (dopo la scomparsa dello stesso Germi) da Mario Monicelli, come
omaggio al grande attore Gastone Moschin che a Narni ha vissuto per
lunghi anni. Sarà proprio la
famiglia Moschin, insieme con il regista e direttore de Le vie del cinema Giuliano Montaldo, a
introdurre il film.
Torna per i
più piccoli, dopo il successo delle edizioni precedenti, la 6^ edizione del
cinema animato restaurato, che propone ogni sera per i più piccoli i film della Walt Disney in versione restaurata.
A partire
dalle 21.00, all’interno del Parco pubblico Bruno Donatelli a
Narni Scalo, i più piccoli potranno vedere sul
grande schermo i classici Disney in versione restaurata.
Saranno
proiettati: Biancaneve e i sette nani (1937), primo film d’animazione
della Walt Disney, diretto da David Hand, PercePearce, William Cottrell,
Larry Morey, Wilfred Jackson e Ben Sharpsteen; La bella addormentata nel
bosco (1959), di Clyde Geronimi, Eric Larson,
Wolfgang Reitherman e Les Clark; La sirenetta (1989)
di Ron Clements e John Musker; La spada nella roccia (1963)
di Wolfgang Reitherman, ultimo film uscito sotto la supervisione di Walt
Disney in persona; Robin Hood (1973) di Wolfgang Reitherman.
Per info sulla Manifestazione: Segreteria organizzativa del Comune
di Narni
Piazza dei
Priori, 1- 05035 Narni (TR) - Tel. 0744 747282/Fax 0744 715270 / leviedelcinema@comune.narni.tr.it sito: www.leviedelcinema.it
mercoledì 18 luglio 2018
“Lunga Vita a Ermanno Olmi!” – il TFF ricorda il regista scomparso
Ad accompagnare le proiezioni e
gli ospiti della giornata sarà un amico e storico collaboratore di Olmi, il
regista Maurizio Zaccaro.
“Lunga vita a Ermanno Olmi!” è
organizzato dal Torino Film Festival e dal Museo Nazionale del Cinema in
collaborazione con Rai Cinema, Rai Teche, Istituto Luce
Cinecittà e la famiglia Olmi.
Ermanno Olmi nacque a Bergamo
il 24 luglio 1931. Si trasferì a Milano dove
seguì i corsi di recitazione dell'Accademia di Arte Drammatica. Dopo una
serie di documentari, nel 1959 Olmi debuttò sul grande schermo con il film
”Il tempo si è fermato” che ottenne
il premio della critica alla Mostra del Cinema di Venezia del 1961. Il
suo primo grande successo lo ebbe nel 1978 con “L’albero degli zoccoli” premiato al Festival di Cannes. Ottenne, in
seguito, un altro grande successo con “Il mestiere delle armi” (2001). Nel 1988 vinse il Leone d’oro alla Mostra del cinema
di Venezia con “La leggenda del santo bevitore”. Nel 2008 gli
venne conferito il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia.
E, nel 2013, l’Università di Padova gli conferì la laurea Honoris causa
Scienze Umane e Pedagogiche per “la sua
azione di valorizzazione delle radici culturali, della memoria, delle
tradizioni, della grande storia e dell'esperienza quotidiana e delle piccole
cose.”
Ermanno Olmi è morto recentemente, il
7 maggio 2018, all'età di 86 anni.Filmografia
Il tempo si è fermato (1958), Il
posto (1961), I fidanzati (1963), E venne un uomo (1965), La cotta (1967), Un
certo giorno (1969), Durante l’estate (1971), La circostanza (1974), Alcide De
Gasperi (1974), L’albero degli zoccoli (1978), Camminacammina (1982), Lunga
vita alla signora (!987), La leggenda del santo bevitore (1988), Il segreto del
bosco vecchio (1993), Il mestiere delle armi (2001), Cantando dietro i papaveri
(2003), Tickets (2005) Centochiodi (2007), Il villaggio di cartone (2011),
Torneranno i prati (2014).
Francesco Giuliano
domenica 15 luglio 2018
“Chiudi gli occhi - All I See Is You” descrive la differenza tra amore e possesso in una coppia sposata
Titolo: Chiudi
gli occhi - All I See Is You
Titolo originale: All
I See Is You
Regia: Marc
Forster
Sceneggiatura: Marc
Forster, Sean Conway
Musiche: Marc
Streitenfeld
Paese Produzione:
USA, Thailandia, 2016
Cast: Blake
Lively, Jason Clarke, Ahna O’Reilly, Wes Chatham, Danny Huston, Miquel
Fernandez, Kaitlin Orem, Yvonne Strahovski, Xavi Sanchez, Stacee Vatanapan, […]
“Chiudi
gli occhi - All I
See Is You” è un trhiller dai risvolti
drammatici che descrive la storia dei coniugi Gina (Blake Lively) e James (Jason Clarke) che vivono a Bangkok, in
Thailandia. Gina fa lezioni di chitarra mentre James lavora. Gina, rimasta
cieca in seguito ad un incidente stradale, in Spagna nei pressi di
Barcellona, in cui persero la vita
ambedue i genitori, è benevolmente e amorosamente accudita dal marito che la
soddisfa in tutto e per tutto. All I See Is
You (Tutto ciò che vedo sei tu) è un titolo che descrive esaurientemente
la situazione familiare e sociale di Gina. Sono felici e si godono
la vita, ma questa situazione muta dopo che, in seguito ad un trapianto di cornea
eseguito dal dott. Hughes (Danny Huston), Gina riacquista la vista nell’occhio
destro: da dipendente diventa indipendente dal marito. In questi anni ti
ha mai pesato prenderti cura di me? Chiede Gina. No, mi ha fatto sentire speciale. Le risponde James. D’ora
in poi, tuttavia, Gina può fare tutto ciò che vuole da sola e può vedere tutto ciò che desidera, può apprezzare la
bellezza variegata del mondo in cui vive, e conoscere le persone guardandole in
faccia. Può andare a trovare la sorella Carla (Ahna O’Reilly) che vive a
Barcellona. Dal buio Gina passa alla luce
e quindi alla conoscenza e con la conoscenza incomincia a vedere con chiarezza
ciò che prima le era impedito, anche ciò che ora con la vista le risulta diverso
da come lo aveva immaginato. Gina
si sentiva più amata, più apprezzata. Ora non più! James si
comporta freddamente sia perché si sente depauperato del ruolo che svolgeva
prima, sia perché dalle analisi risulta di essere affetto da impotentia generandi,
tant’è che Gina lo vede cambiato fino al punto di farle paura. Sei tu ad
essere cambiata, non hai più bisogno di me - le dice James, ormai al
tracollo psichico.
Da quel momento, qualcosa è
cambiato nella loro relazione tant’è che Gina conosce Daniel (Wes Chatham) con
cui viene ad avere un rapporto sessuale e ciò altera ancora di più le condizioni su cui
era basato il loro equilibrio amoroso: la loro vita di relazione diventa una vita basata
sull’ambiguità e sul sospetto con cui sarà difficile instaurare un nuovo
equilibrio. La loro felicità si trasforma in dramma.
Nei titoli di coda la bellissima canzone “Reality and Fantasy” cantata da Raphael
Gualazzi.
Il film è stato presentato in anteprima al Toronto
International film Festival 2016.
Filmografia
Loungers
(1995), Everything Put Together (2000), Monster’s ball – L’ombra della vita
(2001) – Neverland – Un sogno per la vita (2004), Stay – Nel labirinto della
mente (2005), Vero come la finzione (2006), Il cacciatore di aquiloni (2007),
Quantum of Solace (2008), Machine Gun Preacher (2011), World War Z (2013),
Chiudi gli occhi – All I See is You (2016), Ritorno al Bosco dei 100 Acri
(2018).
Francesco
Giuliano
“12 soldiers” in chiave moderna rievoca il genere del western americano auto-celebrativo
Titolo:
12 soldiers
Titolo
originale: 12 Strong
Regia:
Nicolai Fuglsig
Soggetto:
Doug Stanton (dal libro Horse Soldiers)
Sceneggiatura:
Peter Craig, Ted Tally
Musiche:
Lorne Balfe
Produzione
Paese: USA 2018
Cast:
Chris Hemsworth, Michael Shannon, Michael Peña, Navid Negahban, Trevante Rhodes,
Geoff Stults, Thad Luckinbill, William Fichtner, Rob Riggle, Elsa Pataky,
Austin Stowell, Ben O’Toole, Austin Hébert, Kenneth Miller, Kenny Sheard, Numan
Acar, Fahim Fazli, […]
“12
soldiers” è un film che descrive, nelle sue linee essenziali, una storia vera
avvenuta nell’Afghanistan settentrionale dopo gli attentati dell’11 settembre
2001 nei campi di battaglia contro i Talebani. Il soggetto è tratto dal libro Horse Soldiers di Doug Stanton. Al di là
del contenuto da cui si evince la situazione socio-politica afghana e la asprezza
del territorio, “12 soldiers” rievoca il genere del vecchio western americano
auto-celebrativo, un po’ sulla stessa scia dei “Berretti verdi” (1968), co-diretto
da John Wayne, Ray Kellogg e John Gaddis, e si mostra irrealistico nelle
azioni, tant’è che ai cinefili fa pensare al celeberrimo “Quella sporca
dozzina” (1967) di Robert Aldrich. Da esso emerge il senso dell’audacia, il
valore del coraggio e quello dell’onore caratteristici di questo genere di film
statunitensi e la spinta umana atta a salvaguardare e proteggere i più deboli
come risalta nel magnifico film “I magnifici sette”(1960) di John Sturges, pur
di mantenere alto e nobile il prestigio dell’essere soldato americano. In
definitiva, un film propagandistico che è incoerente con la confusa e
incoerente azione politica statunitense dell’era trumpiana. Il film è povero di dialoghi sui quali prevalgono
soprattutto le azioni di guerra a cavallo e anche le attese esplosioni delle
bombe lanciate dagli aerei americani che risolvono ogni problema fino alla
vittoria mostrandone la forza bellica. Uno spettacolo per lo spettatore amante
di questo genere di film pari a quello che egli avrebbe osservando una
manifestazione festaiola pirotecnica di fuochi d’artificio.
Banale
appaiono sia la differenza tra soldato e guerriero, che può piacere soltanto ai signori della guerra, e la
passione che un guerriero deve mostrare nell’uccidere il suo nemico.
Francesco
Giuliano
mercoledì 11 luglio 2018
“Stronger – Io sono più forte” dimostra la grande voglia di vivere di chi è stato ad un passo dalla morte.
Titolo:
Stronger – Io sono più forte
Titolo
originale: Stronger
Regia:
David Gordon Green
Soggetto:
Jeff Bauman e Bret Witter (dal libro autobiografico Stronger)
Sceneggiatura:
John Pollono
Musiche:
Michael Brook
Produzione
Paese: USA, 2017
Cast:
Jake Gyllenhaal, Tatiana Maslany, Miranda Richardson, Richard Lane Jr., Clancy
Brown, Lenny Clarke, Patricia O’Neil, Katharine Fitzgerald, Danny McCarthy,
Frankie Shaw, Jimmy LeBlanc, Carlos Sanz, Cassandra Cato-Louis, […]
“Stronger
– Io sono più forte” descrive la storia della vita appassionata e sofferta di Jeff Bauman (Jake
Gyllenhaal), un uomo normale che perse le due gambe a causa dello scoppio delle due
bombe durante la maratona di Boston del 15 aprile 2013, a cui parteciparono più
di ventisettemila persone. Jeff divenne celebre e famoso perché non appena si
svegliò dal coma, nell’ospedale dove era stato ricoverato per le ferite subite,
scrisse su un foglio che aveva visto l’attentatore (che in seguito venne
arrestato e condannato alla pena capitale). Jeff si trovava in quel posto, al
Copley Square, perché aveva preparato un cartello per la sua ex ragazza, Erin
Hurley (Tatiana Maslany), con la quale voleva riprendere la relazione. Ehi, sarò lì al traguardo. Avrò un cartello
enorme per te! Le aveva detto il giorno prima pensando di farle cosa
gradita e ricondurla a sé.
Il
regista David Gordon Green, nel descrivere dettagliatamente e in modo
coinvolgente le sofferenze e lo sconforto di Jeff sostenuti durante tutta la
terapia di recupero, mette in evidenza quanto sia stato necessario l’amore
mostrato da Erin che ritorna da lui dicendogli: Ho già perso la mia famiglia, non perderò anche
te Jeff. Non solo. E quanto abbia
funzionato da volàno stimolante e moralmente incoraggiante l’affetto
dimostratogli da tutti i suoi concittadini che lo hanno trattato come se fosse stato
un eroe. Anche se la vera eroina sia
stata la sua compagna Erin.
Ciò che non ti uccide ti rende più
forte: è questo il motto che si trova nella locandina del
film che serve a evidenziare che una persona, uomo o donna che sia, quando si
accorge di essere stata ad un passo dalla morte, come scriveva lo scrittore
Primo Levi nel suo romanzo Se questo è un
uomo, si persuade inconsciamente che
la vita ha uno scopo radicato in ogni fibra di uomo, è una proprietà della
sostanza umana. Infatti, quando Jeff si reca autonomamente con “le sue
nuove gambe”, per ripristinare la relazione già interrotta con la sua amata
Erin, le dice che c'era un giorno in cui
pensavo solo di mollare, ora, invece, voglio vedere il mondo dall'alto. Il
dolore non passerà mai, ma io voglio...vivere!
E questo comportamento encomiabile lo hanno
dimostrato atleti di casa nostra come Alex Zanardi, ex pilota automobilista, e la
brava schermitrice Beatrice Vio.
Il film è
stato presentato al TIFF - Toronto International Film Festival 2017.
Filmografia
George Washington (2003), Undertow (2004), Snow Angels (2007),
Strafumati (2008), Sua Maestà (2011), Lo spaventapassere (2011), Prince
Avalanche (2013), Joe (2013), Manglehorn (2014), All’ultimo voto (2015),
Stronger – Io sono il più forte (2017), Hallowen (2018).
Francesco Giuliano
martedì 10 luglio 2018
Alla 36^ edizione del TFF - TORINO FILM FESTIVAL, le due retrospettive dedicate a POWELL & PRESSBURGER e a JEAN EUSTACHE
A
Powell & Pressburger e Jean Eustache sono dedicate le due retrospettive della 36a edizione
del Torino Film Festival, che si svolgerà dal 23 novembre al 1° dicembre 2018.
Due generazioni, due stili, due immaginari che sembrano antitetici, eppure due
idee di cinema che ben corrispondono alle anime diverse del Torino Film
Festival e all'attività di ricerca condotta dal Museo Nazionale del
Cinema.
Da una parte il sogno, la
bizzarria, l'avventura e l'incubo che si concretizzano in inarrivabili
fantasmagorie, in vertiginosi movimenti della macchina da presa, in narrazioni
eccentriche, in quella distorsione ed enfatizzazione continua del potere dello
sguardo (e dell'occhio della cinepresa) che ha affascinato e influenzato registi
come Scorsese, De Palma e Coppola quando ancora erano giovani: il cinema di Powell & Pressburger, gli Arcieri del desiderio, della
passione, dell'eccesso (così si chiamava la loro compagnia di produzione, The Archers).
Tra i più grandi visionari della storia del cinema, l'inglese Michael Powell
(regista e produttore) e l'ungherese Emeric Pressburger (scrittore)
hanno costruito tra la fine degli anni ‘30 e l'inizio degli anni ‘60 lo
spettacolo cinematografico perfetto, quello che parla all'inconscio degli
spettatori. La retrospettiva
presenta i venti film che hanno realizzato insieme, dall'eccentrico film
bellico 49° Parallelo, per il quale Pressburger vinse
un Oscar all'affresco romantico di Duello a Berlino molto amato da
Bertrand Tavernier, dal viaggio ossessivo nella passione di Narciso
nero agli andirivieni lisergici
nell'Aldilà di Scala al Paradiso, dalla dannazione artistica di Scarpette
rosse al lussureggiante demonismo di I racconti di Hoffmann. Insieme a questi, alcuni dei film diretti dal
solo Powell, compreso il capolavoro maudit L'occhio che
uccide.
Dall’altra parte, invece,
emerge, con la presentazione di tutti i suoi film, l'altra caratteristica del
festival, dura, scavata, morale, quasi entomologica
de cineasta francese Jean Eustache
morto a poco più di quarant'anni, nel 1981, e troppo spesso dimenticato. Fratello minore della Nouvelle Vague, Eustache esordì nel 1963 con il
cortometraggio incompiuto La Soirée e divenne poi autore di
numerosi mediometraggi e di film quali Mes petites amoureuses, Une
sale histoire e La maman et la putain (1973), capolavoro quest’ultimo
che analizza l'inefficacia della parola e la vaghezza dei sentimenti, e da cui
emerge il senso dell'indispensabile moralità del cinema. Autore spesso
emarginato dall'industria, meno compiacente e più crudele dei maestri della Nouvelle Vague, innamorato del
rigore di Bresson e del vigore di Renoir, Eustache non ha
mai smesso di interrogarsi sulla dinamica tra l'apparente realismo della sua
macchina da presa inquisitiva e la finzione che entra in gioco non appena la
cinepresa comincia a girare, tra l'autobiografia e la rappresentazione. Il suo
malessere e la sua forza analitica hanno influenzato cineasti contemporanei
come Assayas, Denis, Desplechin, Jarmusch. (Torino, 10 luglio
2018)
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