Un nuovo blog che parla di cinema italiano. Potrete trovare informazioni complete sui migliori attori, registi e film del nostro cinema. Vi saranno anche riferimenti al cinema straniero , informazioni complete su come visualizzare un in streaming e suggerimenti e indicazioni rispetto ad altre pagine del settore.
giovedì 22 giugno 2017
“Aspettando il re”, una arguta metafora sulla perdita della supremazia economica americana
Titolo:
Aspettando il re
Titolo
originale: A
Hologram for the King
Regia: Tom Tykwer
Soggetto: Dave Eggers dal romanzo “Ologramma del
re” (2012)
Sceneggiatura: Tom Tykwer
Musiche: Johnny Klimek, Tom Tykwer
Produzione paese: UK, Francia, Germania USA,
2016
Cast: Tom Hanks, Sarita Choudhury, Alexander
Black, Sidse Babett Knudsen, Khalid Laith, Ben Whishaw, Tom Skerritt, Tracey
Faira way, David Menkin, Rolf Saxon, Dhaffer L’Abidine, John Donahue, David
Menkin, [...]
Alan Clay (Tom Hanks) è un agente intermediario in procinto
di essere licenziato dall’azienda per la quale lavora. Gli si dà un’ultima
chance. Viene inviato, infatti, in Arabia Saudita, in una zona dove è in
progetto la costruzione di una megalopoli ultramoderna, al fine di ottenere dal
re di quel paese un appalto per la fornitura di impianti informatici basati
essenzialmente sugli ologrammi, le figure tridimensionali proiettate nello
spazio mediante l’uso di raggi laser, usati per videoconferenze. Alan Clay è un
uomo in crisi esistenziale, perché è divorziato con una figlia adolescente Kit
(Tracey Fairaway) a carico che vorrebbe mandare a studiare in un college se l’affare
andasse in porto. Egli si reca in quel paese fiducioso di portare
a buon fine l’agognata impresa, ma già dal primo giorno si rende conto che le
cose non vanno per il verso giusto. Il re e soprattutto il suo collaboratore,
incaricato di occuparsi dell’affare, Karim Al-Ahmed (Khalid Laith), non hanno
rispettato la data dell’incontro per assistere alla presentazione e, non si sa,
quando saranno presenti. Clay non deve fare altro che attendere. E nell’attesa,
“aspettando il re”, analizza la sua situazione familiare, i suoi sensi di colpa
per aver chiuso uno stabilimento e mandato a casa centinaia di operai, e la sua vita passata, che vengono
adeguatamente raccontati mediante continui flashback.
Grazie all’autista Yousef (Alexader Black),Clay visita il paese e scopre gli
usi e i costumi del popolo arabo, le leggi e le condizioni retrograde della
donna.
Il film, diretto in modo brioso e spiritoso, non annoia, anzi
diverte, e fa scoprire allo spettatore un mondo, quello arabo, in cui la
condizione della donna è ben lungi da un’emancipazione adeguata, e dove le
usanze e le tradizioni sono molto restrittive e soggette a severe leggi. Vi emergono le
profonde discordanze tra un mondo in espansione mediante l’uso dell’alta
tecnologia utilizzata, la costruzione di grandi megalopoli, i beni di lusso e un
mondo rurale arcaico, permaloso, antiquato e retrogrado dove lo scherzo non è
ammesso.
Il
regista Tom
Tykwer utilizza questa storia come arguta metafora
della perdita della supremazia economica americana, il suo assoggettamento alla
ricchezza dei paesi arabi produttori di petrolio e il suo fallimento nel
competere con potenze economiche emergenti come la Cina.
Filmografia
La mortale Maria (1993), Sognatori d’inverno (1997), Lola corre
(1998), La principessa e il guerriero (2000), Heaven (2002), Faubourg
Saint-Denis iin Pars, Je t’aime (2006), Profumo – Storia di un assassino
(2006), The International (2009), Drei (2010), Cloud Atlas (2012).
Francesco Giuliano
venerdì 16 giugno 2017
“Io danzerò” dimostra che se si vuole i sogni giovanili si possono realizzare
Titolo
: Io danzerò
Titolo
originale: La danseuse
Regia:
Stéphanie Di Giusto
Sceneggiatura:
Stéphanie Di Giusto, Sarah Thibau
Produzione
Paese: Francia,Belgio, 2016
Cast:
Soko, Gaspard Ulliel, Melanie Thierry, Lily-Rose Depp, François Damiens, Louis Garrel,
[…]
Stéphanie
Di Giusto in questa sua opera prima “Io danzerò” manifesta con sottile perspicacia
e con profondo sentimento il suo appartenere all’ambito femminile, caratterizzandone
la sconfinata sensibilità e l’innata voglia di palesare al mondo che non sono
le origini che fanno grande una donna ma la sua voglia di realizzare con
tenacia e perseveranza i sogni giovanili. Voglia che credo possa essere espressa esattamente citando alcuni
versi della canzone “Via del campo” di
Fabrizio De André “Ama e ridi se amor
risponde /
piangi forte
se non ti sente / dai diamanti non
nasce niente /dal letame
nascono i fior…” connessa alla vita della ballerina - per caso e per passione - Loïe
Fuller (Soko), una venticinquenne frenetica e dinamica che legge Shakespeare e vive in
Virginia col padre Ruben (Denis Menochet), un tipo simpatico ma bizzarro, tant’è
che muore ammazzato mentre si trastulla in una vasca da bagno. Rimasta sola, Loïe
non si perde d’animo. Dapprima chiede aiuto alla madre, una donna austera, bigotta, intransigente e inflessibile, dalla quale riesce fortunatamente ad allontanarsi
e, grazie alla conoscenza di Louis (Gaspard Ulliel), ad avere l’opportunità - si fa per dire -, di recarsi a Parigi dove rivela
le sue eccezionali e innate doti di danzatrice, con le quali esprime una
tecnica innovativa, caleidoscopica, molto suggestiva, movimentata e attraente che coinvolge
il grande pubblico - era il tempo della Belle Époque -, e a farsi assumere, aiutata
da Gabrielle (Melanie Thierry). Ovunque mi chiameranno, io danzerò! Solo se danzo sono viva, è questo il suo intendimento deciso e tenace che persegue con ferma decisione. Loïe Fuller, con la
sua danza innovativa e anticipatrice dei tempi moderni, esprime la sua voglia
di liberarsi dagli stereotipi e dai pregiudizi, e anche da un passato infelice
dimostrando, appunto, che dal letame
nascono i fior e di esprimere il suo senso di libertà creando una danza che
estrinseca leggerezza e bellezza. Soko, cantante
e attrice francese di origine polacca, pseudonimo di Stéphanie Sokolinski,
interpreta magnificamente Loïe Fuller, dandole quella genuinità di sentimenti e
quella voglia sfrenata di crescere che è insita negli animi giovanili e di
dimostrare al mondo che se si vuole raggiungere un sogno lo si può realizzare,
basta non scoraggiarsi e non rinunciarvi. Il titolo stesso “Io danzerò” lo esprime in modo sintetico.
“Io danzerò” ha ottenuto
sei nomination al Cesar 2017, di cui il premio per i Migliori costumi.
Francesco Giuliano
mercoledì 14 giugno 2017
I vincitori della 57^ edizione dei Globi d’Oro
L’associazione della Stampa Estera in Italia, fondata nel 1912 con 350 corrispondenti esteri che rappresentano media di 54 Paesi, annuncia
i vincitori della 57a edizione dei Globi d’Oro (i premi della Stampa
estera ai film italiani), che saranno assegnati questa sera durante la
cerimonia di premiazione, a inviti, a Villa Medici. Assegnati anche i due premi
speciali: il Gran Premio della Stampa Estera al documentario Restaurare
il cielo di Tommaso Santi e il Globo d’Oro alla Carriera al regista Dario Argento.
I titoli che concorrono al premio Globo D’Oro
vengono selezionati ogni anno dal comitato cinema della Stampa Estera, fra le
opere della stagione in corso. I premi vengono assegnati con votazione da una
giuria di trentatré giornalisti stranieri.Quest’anno sono stati selezionati 28 lungometraggi, 72 documentari e 90 cortometraggi.
Ecco l’elenco dei premi assegnati con le relative motivazioni.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO: Penalty di
Aldo Iuliano con la seguente motivazione: Per essere riuscito a
concentrare un dramma enorme come l’immigrazione in soli 14 minuti grazie a una
sceneggiatura pungente, un’eccellente fotografia e una virtuosa regia. Il
risultato è un breve film dove i migranti interpretano se stessi e lasciano il
segno.
MIGLIOR DOCUMENTARIO: L’uomo che non cambiò la storia di
Enrico Caria con la seguente motivazione: Per aver saputo ricostruire
con immagini di archivio un piccolo capitolo della grande storia, adattandolo
liberamente per esaltarne la suspense e con una straordinaria capacità di
sintesi.
MIGLIOR MUSICA: Enzo Avitabile per Indivisibili di
Edoardo De Angelis con la seguente motivazione: Enzo Avitabile ha
saputo scrivere una musica piena di sfaccettature, capace di completare
egregiamente le emozioni suscitate dal film Indivisibili. Evocando
in qualche nota, con la sua voce roca e malinconica, l'imprevedibile universo
napoletano...
MIGLIOR FOTOGRAFIA: Daria D’Antonio per La
pelle dell’orso di Marco Segato con la seguente motivazione: Per
aver trasformato una natura intatta e selvaggia in paesaggio metafisico, con
immagini che mescolano con chiarezza il presente e il passato, indicando
attraverso la figura del padre lo spirito dell’orso che è nascosto in ogni
essere umano.
MIGLIOR OPERA PRIMA: La ragazza del mondo di Marco
Danieli con la seguente motivazione: Marco Danieli racconta con
eleganza l'emancipazione dalla religione di una giovane donna. Lo spiccato
spirito di osservazione del regista dà al film un senso di autenticità che
rende ancora più credibili i riti religiosi e i paradossi di un mondo a volte
oscuro da decifrare.
MIGLIOR COMMEDIA: Lasciati andare di Francesco
Amato con la seguente motivazione: Per la riuscita interpretazione della
classica coppia sconclusionata nella quale entrambi i personaggi interpretano,
in fondo, la parte di un Pigmalione intento a sopperire alle mancanze
dell’altro. Per il tocco da maestro nell’aver saputo trasformare, con ironia e
leggerezza, peccati come avarizia, incostanza e bizzarria in piccole, eterne,
debolezze umane.
MIGLIOR SCENEGGIATURA
La pazza gioia di Paolo Virzì e
Francesca Archibugi con la seguente motivazione:
Per aver creato un inno cinematografico che farà impazzire di gioia
generazioni di cineasti, per la magia che si crea nel pubblico che ride insieme
ai protagonisti ma, soprattutto, ride di se stesso.
MIGLIOR ATTRICE: Isabella Ragonese per Il
padre d’Italia di Fabio Mollo, con la seguente motivazione: Quando
un'attrice riesce, in una sola stagione, a proporre al pubblico le più
disparate sfaccettature dell'universo femminile, partendo dal ruolo di madre
inconsapevole, ebbene questa attrice merita il nostro riconoscimento.
MIGLIOR ATTORE: Renato Carpentieri per La
tenerezza di Gianni Amelio con la seguente motivazione: Per
aver creato il padre “ameliano” più complesso in assoluto. Con la sua grande
sensibilità riesce a cambiare registro continuamente passando in pochi secondi
dall’assoluta rudezza di un uomo disilluso e stanco a un sorriso pieno di dubbi
e tenerezza rivolto a chi ama.
MIGLIOR FILM: La stoffa dei sogni di Gianfranco
Cabiddu con la seguente motivazione: Per la magnifica trasposizione del
verso di Shakespeare “Tutto il mondo è un palcoscenico … uomini e donne sono
soltanto attori”. I riflessi del teatro sulla realtà in un posto sperduto dove
nulla è quello che sembra, tra personaggi improbabili ma densi di esistenza. Un
film che ricompone il puzzle rimettendo al loro posto colpa, vendetta, riscatto
e perdono.
GRAN PREMIO DELLA STAMPA ESTERA: Restaurare il cielo di
Tommaso Santi con la seguente motivazione: Talvolta le favole escono
dai film, si fanno spazio nella realtà e mostrano che c’è “un mondo possibile”.
Un mondo dove intesa, accordo e collaborazione fanno sì che eccellenza
artigiana e tradizione italiana arrivino a restaurare un pezzo della storia
comune dell’umanità.
Fatti che, di per sé, sono già un piccolo miracolo.
GLOBO D’ORO ALLA
CARRIERA : Dario
Argento con la seguente motivazione: L’Associazione della
Stampa Estera in Italia conferisce quest’anno il suo Premio alla Carriera a
Dario Argento, maestro indiscusso della suspense e del brivido. Dario Argento
definisce se stesso «il più grande assassino del cinema italiano» per i suoi 90
omicidi eccellenti messi in scena in quasi cinquant’anni di carriera.
Con un tocco d'ironia e con raffinata maestria ha saputo tenere gli spettatori
col fiato sospeso fino all’ultimo.
Molto amato all’estero, firma le sue opere mettendo in scena le sue
mani, come faceva Hitchcock con il suo profilo. A lui chiediamo di non
smettere mai di terrorizzarci. (Francesco
Giuliano)
giovedì 8 giugno 2017
Il CIAK ALICE GIOVANI 2017 va a “Fiore” di Claudio Giovannesi
Anche
quest’anno Alice nella Città ai Ciak d’Oro assegna il premio al miglior
film italiano rivolto al mondo dei ragazzi
Questa sera, 8 giugno 2017, a Roma, sarà assegnato all’interno della serata di premiazione dei Ciak D’Oro,
il Premio Ciak Alice Giovani che
nasce dalla collaborazione tra Alice
nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma,
e la Rivista di cinema diretta da Piera Detassis.
Questo premio, nato 6 anni fa per intercettare
i gusti del pubblico giovane, è dedicata al miglior film italiano rivolto al mondo dei ragazzi e degli adolescenti. Il
Ciak d’Oro Alice Giovani 2017 è stato assegnato al film Fiore di Claudio Giovannesi, prodotto da Pupkin
Production e Ibc Movie con Rai Cinema e distribuito da BIM Distribuzione.
A scegliere
il vincitore sono stati i lettori del cine-magazine che hanno votato sulla
pagina Facebook di Ciak, insieme con gli studenti delle scuole secondarie di
tutto il territorio nazionale.
In gara per il Ciak Alice Giovani c’erano 12 titoli
(Classe zeta di
Guido Chiesa, I cormorani di
Fabio Bobbio, L’estate addosso di
Gabriele Muccino, Fiore di
Claudio Giovannesi, La guerra dei
cafoni di Davide Barletti e Lorenzo Conte, Indivisibili di Edoardo de
Angelis, Non è un paese per giovani di
Giovanni Veronesi, La pelle
dell’orso di Marco Segato, Per un figlio di Suranga Deshapriya Katugampala, Piuma di Roan Johnson, La ragazza del mondo di Marco
Danieli, SLAM - Tutto per
una ragazza di Andrea Molaioli), usciti in sala fra il 1 maggio
2016 e il 30 aprile 2017, selezionati dalla redazione di Ciak assieme alla
direzione di Alice nella Città riservando una particolare attenzione alle opere
prime poco note al grande pubblico e a quei film con tematiche importanti legate
al mondo giovanile.
Il regista
Claudio Giovannesi commenta così
il premio: “Ringrazio di
cuore i lettori di Ciak e gli studenti delle scuole secondarie per aver scelto
di premiare FIORE con il Ciak Alice Giovani . Sono onorato di ricevere un premio da ragazze e ragazzi
perché sono il pubblico del presente e il futuro dell'Italia. Perché
l'adolescenza è un'età che mi emoziona e che cerco di raccontare a prescindere
dalla nazionalità e dalla classe sociale.”
Ecco, anche,
il commento del premio di Fabia Bettini e Gianluca Giannelli, direttori
artistici di Alice nella città:“La vittoria di ‘Fiore’ sottolinea
l’attenzione dei ragazzi ai temi legati alla complessità, all’approfondimento,
alle dinamiche emotive e alla diversità del reale. Una pienezza espressiva che
all’ultimo festival di Cannes, ha saputo raccontare il viaggio
dell’infanzia e dell’adolescenza grazie al coraggio e al talento di una
nuova generazione di autori italiani a cui davvero si può guardare.”
Francesco Giuliano da Ufficio stampa Alice nella città,
domenica 4 giugno 2017
“Quello che so di lei” o sull’incontro/scontro di due donne e sul loro dialettico confronto
Titolo:
Quello che so di lei
Titolo
originale: Sage femme
Regia
e sceneggiatura: Martin Provost
Produzione
Paese: Francia, 2017
Cast:
Catherine Frot, Catherine Deneuve, Olivier Gourmet, Quentin Dolmaire, Myléne
Demongeot, Pauline Etienne, Pauline Parigot, Audrey Dana, Marie Paquin, Marie
Gili-Pierre, Jeanne Rosa, Élise Oppong, […]
“Quello
che so di lei” è un film quasi tutto al femminile, avulso da femminismo, che
esalta la donna sia per la sua innata e profonda sensibilità che per la sua
grande capacità di amare intensamente al di là degli screzi e dei preconcetti,
e dove l’uomo, anche se appare una figura marginale, assume un significato essenziale
nella storia raccontata, storia che ha inizio dall’incontro di due donne che non
si vedevano da trentasei anni. L’una, la più giovane, Claire (Catherine Frot), quarantanovenne,
è una donna equilibrata, rispettosa, saggia, che esercita la professione di ostetrica
con devozione e passione e che misura le parole prima di parlare, l’altra, molto
più anziana, Beatrice (Catherine Deneuve), invece, appare squilibrata,
insensata, senza punti di riferimento, avventata nel modo di agire e di pensare,
senza lavoro e con tanti debiti che cerca, a volte con successo, di sanare con
il gioco d’azzardo. Claire, nel loro primo incontro, dimostra subito di mal
sopportare Beatrice, rea, a suo modo di vedere, di avere indotto, anche se
involontariamente, al suicidio suo padre dopo averlo abbandonato senza ragione:
“- Dimmi di lui, che cosa fa ora?” Chiede Beatrice. - “… è morto! Poco dopo che te ne sei andata!”
Le risponde con rancore Claire.
Gradualmente,
però, dai continui incontri-scontri e dai dialoghi mordaci tra le due donne, caratterizzati
da frasi come queste - “Hai sempre dimostrato più della tua età”, “Quando sarò
morta, puoi buttarmi nella Senna, se vuoi! Ti segnalo che la Senna sta tornando
ad essere pulita”, “Sei bella quando ti arrabbi ma quell’impermeabile non
si può guardare, te ne compro un altro!, ecc.” -, cresce e si approfondisce
quella conoscenza vicendevole che prima era stata impedita loro da diversi
fattori, quali la grande differenza d’età, la diversità di comportamento, e
anche perché Claire era figlia dell’amante di Beatrice. Ciò induce pian piano Claire
a instaurare un rapporto empatico con Beatrice e a curarla come una figlia accudisce
la madre, soprattutto perché ne sente il bisogno dato che la madre l’ha
abbandonata sin dalla tenera età.
Quel
distacco iniziale, che sembrava insanabile e ostile, si trasforma in un legame
indissolubile, in un volersi bene, perché l’una trova nell’altra la
soddisfazione delle proprie aspettative personali di affetto e il riempimento
di una mancanza che si era creata per pregiudizio e per assenza di conoscenza.
Il
film ha uno stampo di natura biografica in quanto il regista, che ne ha scritto
pure la sceneggiatura, con questo film osanna la figura di quell’ostetrica che,
quando lo fece nascere, non solo gli donò il sangue per evitare che morisse ma
anche ne denunciò la nascita all’anagrafe al popsto del padre.
Filmografia
Tortilla y Cinema (1997), Le ventre de
Juliette (2003), Seraphine (2008), The Long Falling
(2013), Violette (2013).
Francesco Giuliano
venerdì 2 giugno 2017
Il film “Cuori puri” evidenzia che non può esserci “purezza” in un ambiente “impuro”
Regia:
Roberto De Paolis
Soggetto:
Luca Infascelli, Carlo Salsa, Roberto De Paolis
Sceneggiatura:
Luca Infascelli, Carlo Salsa, Greta Scicchitano, Roberto De Paolis
Musica:
Emanuele De Raymondi
Produzione
Paese: Italia 2017
Cast:
Selene Caramazza, Simone Liberati, Barbora Bobulova, Stefano Fresi, Edoardo Pesce,
Antonella Attili, Federico Pacifici, Isabella Delle Monache, […]
Dopo
“Sole, cuore, amore” (2016) di Daniele Vicari, “Fortunata” (2017) di Sergio
Castellitto, ecco quest’altro film “Cuori puri” ambientato in una zona
periferica di Roma che ne mette in risalto ancora una volta l’alto livello di
degrado sia ambientale che sociale così come avviene in tutte le grandi città.
Roberto De Paolis, dopo due cortometraggi presentati alla Mostra del Cinema di
Venezia (2009 e 2010) dirige questo interessante lungometraggio documentando
con fine e puntuale realismo soprattutto lo stato di decadimento individuale
dovuto soprattutto al condizionamento sociale. In definitiva,non può esserci “purezza”
in un sistema che complessivamente risulta “impuro” sia per il proliferare
della micro-delinquenza evidenziata dallo spaccio della droga ai minori e dal ricorso
a piccoli furti sia per la disparità di
trattamento che gli italiani di un dato ceto sociale percepiscono rispetto agli
stranieri, siano essi profughi o rom. Anche la chiesa cattolica, infatti, che, attraverso
i dettami evangelici e tramite l’artificio della “promessa” stimola i giovani a
rimanere “puri” sino al matrimonio, fallisce sul suo ruolo educativo e sociale connesso
con l’acquisizione e il rispetto della moralità: La “promessa” può infranta in quanto il peccato può essere perdonato
perché “Gesù è come il navigatore della macchina. Che fa
il navigatore quando sbagliate strada? Quando vi perdete? Mica dice: ‘Mori
ammazzato, avevo detto gira a sinistra e sei andato a destra!’. No? Ricalcola
il percorso, ti porta sempre a casa.”
Tutto questo riguarda Agnese (Selene
Caramazza), una ragazza quasi diciottenne che
vive con sua madre Marta (Barbora Bobulova), una donna molto religiosa e dominatrice,
e che partecipa assieme ad altri giovani della sua età agli insegnamenti di don
Luca per essere indotta spontaneamente ad accettare “la promessa di verginità
sino al matrimonio”. Tutto va bene “come da copione materno” fino a quando Agnese
incontra Stefano, un giovane più grande di lei dal passato irrequieto e con una
famiglia indigente. Agnese fa volontariato con la madre mentre Stefano fa il
custode in un parcheggio di un centro commerciale vicino ad un campo di zingari.
I due si incontreranno per caso e, sebbene abbiano caratteri completamente
diversi e storie diverse, si innamoreranno. Questo loro amore, tuttavia, li porrà di fronte a
scelte difficili perché Agnese vuole “rimanere pura”.
Il film, essendo opera prima, è stato
selezionato per la Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Canness 2017 per
competere il Premio Caméra d’or.
Francesco
Giuliano
giovedì 1 giugno 2017
“Fortunata” o la cronaca dei mali del nostro tempo
Titolo:
Fortunata
Regia:
Sergio Castellitto
Sceneggiatura:
Margaret Mazzantini
Musiche:
Arturo Annecchino
Produzione
Paese: Italia, 2017-06-01 Cast: Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Alessandro
Borghi, Edoardo Pesce, Nicole Centanni, Hanna Schygulla, […]
La
storia raccontata, una storia comune, è quella di Fortunata (Jasmine Trinca),
una giovane che vive sola con la figlia Barbara (Nicole Centanni), e che è
separata dal marito Franco (Edoardo Pesce) e in attesa di divorzio. Ogni giorno
corre per le vie della periferia degradata di Roma, dove abita, di casa in casa,
a eseguire in nero tagli di capelli o acconciature per sostenere se stessa e la
figlia e pagare l’affitto della casa dove abita. Il suo sogno è quello di avviare
un negozio di parrucchiera assieme al suo amico fraterno Chicano (Alessandro
Borghi), un giovane bipolare che vive con la madre demente Lotte (Hanna
Schygulla) e che è molto bravo a disegnare tatuaggi.
Fortunata
non ha regole di vita, è disorganizzata, vive in un mondo diverso da quello in
cui realmente vive e ciò traspare dal suo comportamento impulsivo e vivace.
Tutto ciò fa in modo che Fortunata si disorienti frequentemente perché fa tutto
di fretta e di corsa per racimolare qualche euro in nero e, per certi versi,
trascura anche la figlia che frequenta una scuola gestita da cinesi. Fortunata
è solo di nome ma non di fatto in quanto deve affrontare la violenza che la
vita le presenta, la violenza del marito, il rapporto sessuale violento con
Patrizio (Stefano Accorsi), il medico psichiatra che cura la figlia. A tutto
questo fa da cornice l’ambiente degradato, sia di affetti che di fisionomia, in
cui si svolge la sua vita. Il regista Castellitto non poteva trovare migliore
attrice di Jasmine Trinca, per dare respiro a una donna di tal temperamento,
immersa in una società dove l’amore non ha il suo sfogo naturale se non come
manifestazione violenta e senza futuro, e inserita a sua insaputa in una
società resa molto violenta da genitori assenti o drogati che ne hanno
determinato le disumane fondamenta che sarà molto difficile sostituire. Solo
facendo tesoro del passato e della propria esperienza si può dare senso alla
vita e proseguire nel proprio percorso vitale di cui solo il caso potrà
concedere la prosecuzione.
Il
film “Fortunata” è stato presentato al Festival di Cannes 2017 nella sezione “Un
Certain Regard” dove Jasmine Trinca ha ottenuto il premio per Migliore attrice
protagonista.
Filmografia
Libero
Burro (1999), Non ti muovere (2004), La bellezza del somaro (2010), Venuto al
mondo (2012), Nessuno si salva da solo (2015).
Francesco
Giuliano
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