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venerdì 29 giugno 2018
“A Quiet Passion” descrive con sagacia la sensibilità intensa e fine di una grande poetessa: Emily Dickinson
Titolo:
A Quiet Passion
Regia:
Terence Davies
Sceneggiatura:
Terence Davies
Produzione
Paese: UK, Belgio 2016
Cast:
Cynthia Nixon, Jennifer Ehle, Emma Bell, Rose Williams, Keith Carradine,
Annette Badland, Vryling Buffam, Duncan Duff, Susan Gilbert, Joanna Bacon, Eric
Loren, Benjamin Wainwright, […]
La
poesia, una delle sette arti, che dal greco poiesis
significa creazione, rappresenta il
fulcro attorno a cui si svolge la trama di questo bel film poetico e
coinvolgente, diretto con cura e perspicacia da Terence Davies, in cui si
descrive la biografia della grande poetessa americana Emily Dickinson (Emma
Bell da giovane, Cynthia Nixon da adulta), a partire dalla sua giovinezza. Avulsa
dagli stereotipi rigidi caratterizzanti il puritanesimo cristiano professato
nell’ambito della sua famiglia borghese, non omologata al pensiero comune di
una società che considera “la morte come se
fosse una punizione divina” e di cui vuole smascherare le ipocrisie,
integerrima intellettualmente, trasgressiva con coerenza, ribelle in tutti i
sensi, sfrenata e a briglia sciolta nei dialoghi, Emily Dickinson con coraggio
si congeda dal Collegio femminile dove studia, per non sottomettersi alle severe
e intransigenti regole cristiane dettate dalla madre superiora e anche dalla
religione. Si rifugia, quindi, come se fosse un eremo, nella casa dei suoi
genitori, dove vive con la dolce e amabile sorella Vinnie (Jennifer Ehle, Rose
Williams da giovane) e il fratello Austin (Duncan Duff, Benjamin Wainwright da
giovane) fino a quando questo non si sposa, e dove trova la sua amata libertà
di poter esternare tutta la sua versatilità di idee.
Da
quel momento Emily incomincia a scrivere poesie, a creare ciò che sente in sé,
in silenzio, nella sua solitudine e con intensa passione, usando la sua forte
sensibilità e la sua verve intellettuale: ciò che non trova nel sociale, dopo
avere chiesto al padre (Keith Carradine) l’autorizzazione di poter scrivere di
notte, lo trova nelle sue poesie “per un
istante d’estasi” e per “impedire a un cuore di spezzarsi” al
fine di “non aver vissuto invano”
e per rendere eterne le parole perché “una
parola muore quanto è detta”. Poesie che rappresentano il suo mondo che è
quello in cui si trova a suo agio, dove vola senza costrizioni con la sua
immaginazione e da cui traspare la sua genuina e ancestrale umanità. Nel
frattempo, avviene in lei un’inversione graduale di tendenza che la fa diventare
un ossimoro umano: quando da trasgressiva assume un comportamento
autodisciplinante, forse anche a causa della sua rara malattia incurabile che
la obbliga a isolarsi ulteriormente, o quando mostra durezza che diventa
dolcezza, o anche quando si veste di bianco per la morte del padre perché “Morire - richiede appena un breve momento -/
Dicono che non faccia male -/ È solo un perdere i sensi./…”.
Terence
Davies, con lodevole flemma del ritmo narrativo efficace nel suo accurato
realismo e semplicemente metaforico, riesce a mettere in luce il carattere complesso
della poetessa filmando straordinariamente i suoi versi e descrivendone il suo
modo di vivere e il suo comportamento. Usa,
nel contempo, con efficacia una fotografia che ritrae i diversi contorni e
sfondi che illuminano la poetessa e la fanno grande nella sua fragilità ma, nel
contempo, imperiosa e travolgente nella sua sofferenza che viene esternata dai seguenti
versi prima di morire: Annoda i
Lacci alla mia Vita, Signore,/ Poi, sarò
pronta ad andare!/ Solo
un'occhiata ai Cavalli -/ In fretta!
Potrà bastare! //Mettimi
dal lato più sicuro -/ Così non cadrò -/ Perché dobbiamo andare al Giudizio -/E
in parte, ripido il Pendio -// Ma non mi curo dei precipizi -/ E non mi curo
del Mare -/ Resa salda nell'Immortale Corsa -/ Dalla mia stessa Scelta, e da Te
-// Addio alla Vita che vivevo -/ E al Mondo che conoscevo -/E baciate le
Colline, per me, basta una volta -/ Ora - sono pronta ad andare!
Filmografia
Voci
lontane … sempre presenti (1992), Serenata alla luna (1995), La casa della
gioia (2000), Of Time and the City (2008), The Deep Blue Sea (2011), Sunset
Song (2015).
Francesco
Giuliano
venerdì 22 giugno 2018
“La terra dell’abbastanza” ovvero una disamina sulla manovalanza giovanile criminale priva di valori umani essenziali
Titolo:
La terra dell’abbastanza
Regia:
Fratelli (Damiano e Fabio) D’Innocenzo
Sceneggiatura:
Fratelli D’Innocenzo
Produzione
Paese: Italia, 2018
Cast:
Andrea Carpenzano, Matteo Olivetti, Milena Mancini, Max Tortora, Giordano Del
Piano, Michela De Rossi, Demetra Bellini,Walter Toschi, Luca Zingaretti, Yan
Lovga, […]
I fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo, alla loro opera prima,
confezionano e dirigono, con un realismo efficace e crudo, un film
straordinario nella descrizione del contenuto e nella performance dei due giovani
protagonisti Mirko (Matteo Olivetti), alla sua prima esibizione, e Manolo
(Matteo Carpenzano), già interprete nel film “Tutto quello che vuoi” (2017) di
Francesco Bruni. Tra questi ultimi, che vivono in un quartiere alla periferia
di Roma dove frequentano un istituto alberghiero che – sperano - gli consentirà di avere un lavoro al nord come
barman, si è instaurata una solida amicizia sin dalle scuole elementari. Mirko,
dimostra una razionalità molto controllata, mentre Manolo è ansioso e tormentato
da sensi di colpa e spesso è preso da scatti d’ira diventando furibondo. Una sera,
a bordo della sua auto assieme a Manolo, Mirko, che è alla guida, investe un
uomo. Ad ambedue non viene in mente di soccorrerlo e scappano via rifugiandosi
presso la casa del padre di Manolo, Danilo (Max Tortora). Quest’ultimo li
conforta e li rassicura che non gli succederà niente dato che nessun estraneo ha
visto quell’incidente mortale. Lo stesso Danilo qualche giorno dopo, scoprendo che
l’uomo investito era un infame pentito del clan dei Pantano, di cui Angelo (Luca
Zingaretti) era il capo, ne coglie l’opportunità. Infatti, dice al figlio “Noi adesso, senza volerlo, glie avemo fatto un favore
immenso ar clan dei Pantano! Avete ammazzato un infame”. Manolo e Mirko così si guadagnano il diritto di entrare nel
clan diventando killer di professione: “I giovani devono pote' sognà!”
Da quel momento la loro vita indigente e senza futuro prospero cambia completamente
verso. Hanno, infatti, tutti i soldi e i viveri che gli servono per soddisfare
i loro desideri e realizzare i loro sogni e contribuire al sostentamento dei
loro genitori. Nella dura descrizione di questa storia, dai connotati sociali tragici,
si coglie tristemente l’assenza di quei valori fondamentali che portano un
individuo di qualunque ceto al rispetto della vita. Tant’è che dall’angoscia
che l’incidente stradale mortale gli aveva procurato, i due giovani passano a
cuor leggero e con estrema semplicità ad una vita criminale che gli procura
prosperità e agiatezza. E si coglie anche che da un ambiente sociale squallido
e sordido non può ad un individuo che derivarne un animo colmo di turpitudine e
di mancanza di umanità perché uccidere diventa un mestiere. Ma come dice l’adagio
chi di
spada ferisce, di spada perisce.
“La
terra dell’abbastanza” per il suo originale realismo è stato presentato nella sezione "Panorama" al Festival di
Berlino 2018, e concorre per il Nastro d’argento 2018 con le seguenti
candidature: per il Migliore regista esordiente ai fratelli D’Innocenzo, per il Migliore
produttore a Pepito Produzioni – Agostino, Maria, Giuseppe Saccà e per i
Migliori costumi a Massimo Parrini.
Francesco
Giuliano
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