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venerdì 20 aprile 2018
“Doppio amore” nella continua alternanza tra realtà e immaginazione descrive una donna "autenticamente due"
Titolo:
Doppio amore
Titolo
originale: L’amant double
Regia
e sceneggiatura: Franҫois Ozon
Soggetto:
Joyce Carol Oates (dal romanzo Lives of the Twins)
Musiche:
Philippe Rombi
Produzione
Paese: Francia 2017
Cast:
Marine Vatch, Jérémie Renier, Jacqueline Bisset, Myriam Boyer, Dominique
Reymond, […]
La bella e giovane ex-modella Chloé (Marine
Vatch) è una donna emotiva che ha somatizzato ogni episodio negativo che le è capitato,
per cui
si sottopone ad uno screening
medico completo per scoprire quale sia la causa di questo suo continuo
mal di pancia, il secondo cervello del corpo umano. La dottoressa che l’ha
visitata non ne ha trovato l’origine per cui, pensando che quel dolore sia di
origine psicosomatica, le consiglia di rivolgersi alle cure di un bravo
psichiatra. Tenendo conto di questo consiglio, Chloé si affida alle cure del dottor Paul
(Jérémie Renier) che, sottoponendola ad analisi, ne individua subito l’inquietudine
mostrando verso di lei un atteggiamento affettuoso e zelante nei confronti della ragazza e
un carattere mite.
Questo
genera subito in Chloé una profonda e
incontrollabile attrazione che la porta a innamorarsi di Paul, che le
corrisponde altrettanto amore che, per deontologia professionale, lo costringe
a interrompere le sedute. Ovviamente tra i due si instaura un continuo e intimo
rapporto amoroso che li porta a convivere nella stessa casa. Non passa tanto
tempo che Chloé, per caso, scopre che Paul ha un fratello gemello monozigote,
Louis (Jérémie
Renier), anche lui psichiatra che ha lo studio
da un’altra parte della città e della cui esistenza il suo amato non gliene ha
mai parlato. Il desiderio di conoscere la verità spinge Chloé a farsi
analizzare da Louis che fisicamente è copia
conforme del fratello mentre nel carattere risulta irruento, molto passionale
e notevolmente aggressivo. Paul e Louis si presentano a Chloé con due personalità
completamente differenti. Chloé si innamora pure
di Louis che ama con la stessa intensità con cui ama Paul e, alternativamente,
ha rapporti sessuali con ambedue.
Franҫois
Ozon in “Doppio amore”, un thriller scritto e diretto da lui medesimo, il cui soggetto è tratto dal romanzo "Lives of the Twins" (1987) di Joyce Carol Oates, riesce
a coinvolgere lo spettatore per il contenuto drammatico del film così forte e
intenso attraverso continui tratti inquietanti, eccitanti e perturbanti, e a confonderlo
mostrando un incoerente miscuglio tra realtà ed immaginazione attraverso un loro
continuo interscambio così perfetto da fare scambiare la realtà con
l’immaginazione che non si riesce ad omogeneizzare. Così come spesso avviene
nella vita di ognuno di noi. Esploratore dell’animo femminile Ozon costruisce con
grande cura lo sdoppiamento della personalità di Chloé
che richiama, anche se con approccio diverso, il rapporto tra il dottor Jekill
e mister Hyde da cui deriva che l’uomo
non è autenticamente uno, ma autenticamente due. Fa emergere con fine sagacia
dalle continue relazioni amorose di Chloé non solo la forza del suo Io che era
rimasta nell’ombra junghiana fino ad
allora, ma anche il narcisismo per la propria immagine per il raggiungimento della
coscienza dell’Io con il quale instaura un rapporto di amore/odio.
Il film è stato in
concorso per la Palma d’oro al Festival del Cinema di Cannes 2017.
Filmografia
Sitcom – La
famiglia è simpatica (1998), Amanti criminali (1999), Sotto la sabbia (2000),
Gocce d’acqua su pietre roventi (2000), 8 donne e un mistero (2002), Swimming Pool (2003), CinquePerDue –
Frammenti di vita amorosa (2004), Il tempo che resta (2005), Angel – La vita,
il romanzo (2007), Ricky – Una storia di amore e libertà (2009), Il rifugio
(2009), Potiche – La bella statuina (2010), Nella casa (2012), Giovane e bella
(2013), Una nuova amica (2014), Frantz (2016).
Francesco Giuliano
giovedì 19 aprile 2018
“The Silent Man” descrive con perfetta suspense la fermezza di un uomo integro
Titolo:
The Silent Man
Titolo
originale: Mark Felt: The Man Who
Brought Down the White House
Regia e sceneggiatura: Peter Landesman
Musiche: Daniel Pemberton
Produzione Paese: USA, 2017
Cast: Liam Neeson, Diane Lane, Tony Goldwyn,
Maika Monroe, Kate Walsh, Josh Lucas, Michael C. Hall, Marton Csokas, Tom
Sizemore, Bruce Greenwood, Julian Morris, Wendi McLendon-Covey, Ike Barinholtz,
Brian d’Arcy James, Noah Wyle, Eddie Marsan, […]
“The
Silent Man” è un film imperniato sulle vicissitudini fronteggiate dal vicedirettore
dell’FBI Mark Felt (Liam Neeson) durante i primi anni ’70, quando era ancora Presidente
degli Stati Uniti d’America Richard Nixon il quale, nel 1974, fu costretto a
dimettersi in seguito allo scandalo Watergate. Scandalo che fu generato dalle
rivelazioni che Mark Felt fece al giornalista Bob
Woodward (Julian Morris) del Washington
Post che in quel tempo, non avendolo potuto individuare, lo chiamò con il nome
di fantasia “Gola profonda” nel suo libro “All the President’s Men” (1974), “Tutti
gli uomini del presidente”, scritto assieme al collega Carl Bernstein, da cui
due anni dopo venne tratto l’omonimo film diretto da Alan J. Pakula. Soltanto,
dopo circa trent’anni, Mark Felt, ormai al sicuro da ogni rischio e per evitare
che questa sua condotta – essendo lui un democratico -, a suo tempo potesse
essere interpretata di parte e quindi utilizzata dai repubblicani e fatta
giudicare dall’opinione pubblica a suo sfavore, rivelò che era stato lui la
spia dell’FBI a passare le informazioni ai giornalisti del Post. Aveva indagato profondamente sulla
massima istituzione statunitense tant’è che ai suoi collaboratori diceva che il nostro compito è seguire le tracce sul terreno e tutte le
tracce sembrano portarci dentro la Casa Bianca! E, in seguito, aveva passato le informazioni sulla
corruzione all’interno dell’apparato presidenziale alla stampa, perché riteneva
che nessuno può fermare la forza di un'indagine dell’FBI! Nessuno, nemmeno ...
l’FBI, mettendo a rischio se
stesso e la sua famiglia convinto che a volte dobbiamo tradire ciò che amiamo, per salvare ciò che
amiamo! … C'è sempre un prezzo da pagare per quello che facciamo. E lo
paghiamo tutti, in un modo o nell'altro.
Peter Landesman che ha scritto anche
la sceneggiatura di “The Silent Man” descrive appunto la figura di Mark Felt
per dimostrarne la sua integrità morale e il suo valore umano mettendo in
evidenza – e Liam Neeson ci riesce magnificamente -, il suo temperamento
risoluto, deciso, intraprendente, ardito e saldo. Il grande
cacciatore di draghi e custode del sogno americano – lo definisce la moglie
Audrey (Diane Lane), redarguendolo per le sue ferme e
coraggiose convinzioni.
“The
Silent Man” è intrigante, galvanizzante e coinvolgente
e si collega indirettamente al film contemporaneo “The Post” (2017) di Steven
Spielberg perché mette in evidenza i travagli interiori di due persone che
neppure si conoscevano direttamente e che costituivano le due facce della stessa
medaglia, quella della salvaguardia della democrazia: da una parte, Kay Graham (Meril Streep), proprietaria di un giornale
che mise in gioco se stessa, la sua fama e la sua proprietà editoriale e, dall’altra,
Mark Felt (Liam Neeson) che con integrità, fedeltà, e coraggio mise in gioco la reputazione di se stesso e la sua famiglia.
Il film è stato presentato in anteprima al Toronto
International Film Festival (TIFF) 2017.
Filmografia
Parkland
(2003), Zona d’ombra (2015).
Francesco Giuliano
venerdì 13 aprile 2018
“Il giovane Karl Marx” un film per giovani che insegna come i giovani possano cambiare il mondo
Titolo: Il giovane Karl Marx
Titolo originale: Le
jeune Karl Marx
Regia: Raoul Peck
Sceneggiatura: Pascal Bonitzer, Raoul
Peck
Musiche: Alexei Aigui
Produzione Paese: Francia, Germania,
Belgio, 2017
Cast: August Diehl, Vicky Kieps, Stefan
Konarske, Olivier Gourmet, Hannah Steele, Alexander Scheer, Hans-Uwe Bauer,
Michael Brandner, Peter Benedict, Ivan Franek, Stephen Hogan, Wiebke Adam,
Niiels-Bruno Schmidt, Marie Meinzenbach, Ulrich Brandhoff, […]
Senza
entrare nel sequela dei fatti raccontati, il film “Il
giovane Karl Marx” descrive le vicende del politologo e filosofo tedesco Karl
Marx (August Diehl) e di sua moglie Jenny von Westphalen (Vicky Krieps) assieme
all’amico fraterno Friedrich Engels (Stefan
Konarske) nel periodo più travagliato ma anche più prolifico della sua
vita, che va dal 1844 al 1848, anno in cui viene pubblicato il suo “Manifesto del Partito comunista” e iniziano,
in diversi Stati europei come l’Italia e la Francia, i moti rivoluzionari per
abbattere i poteri assoluti, che si erano ricostituiti dopo la rivoluzione
francese del 1789 e sanciti dal Congresso di Vienna del 1815.
Karl Marx dimostra di essere un epicureo convinto perché la
filosofia del filosofo greco Epicuro (IV – III secolo a.C.) lascia spazio alla
libertà umana, e disdegna, come Prometeo, tutte le divinità sia trascendenti
che terrestri che tolgono soggettività e, quindi, libertà di pensiero ad ogni
essere umano. Marx, infatti, ritiene il titano mitologico, il più grande santo e martire del calendario filosofico. Per quello
che ha scritto e ha fatto, infatti, Marx potrebbe considerarsi il novello
Prometeo che ha posto le fondamenta necessarie a risolvere i problemi connessi
con i poveri che in quel periodo venivano considerati ladri e, in quanto tali
braccati e uccisi, perché andavano a raccogliere la legna secca caduta dagli
alberi nei boschi, e la drammaticità
delle condizioni di vita dei lavoratori nelle fabbriche in seguito alla
rivoluzione industriale. E avendo letto tutte le opere del filosofo
idealista Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Marx ne abbraccia la dialettica
che considera un aspetto progressivo della realtà soggetta ad un continuo
divenire, dovuto al confronto tra tesi
e antitesi,
da cui deriva la sintesi che unifica,
elevandole ad un grado sociale superiore, le opinioni contrarie precedenti. In
quegli anni, egli conosce il filosofo socialista Pierre-Joseph Proudhon (Olivier Gourmet) del qual sostiene
che “vuole essere una sintesi. Ed è
invece un errore composto. Vuole librarsi come uomo di scienza al di sopra dei
borghesi e dei proletari; e non è che il piccolo borghese, sballottando
costantemente fra il capitale e il lavoro, fra l’economia politica e il
comunismo”, tant’è che contrappone, al saggio di costui “La filosofia della miseria”, “La miseria della filosofia” che aveva
scritto assieme all’amico Engels in cui sono esposti i punti salienti della sua
concezione. Incontra e conosce pure l’anarchico, filosofo russo, Mikhail Bakunin (Ivan Franek) con cui si scontra perché
considera l’anarchismo carente di rilevanza culturale e politica.
“Il giovane Karl
Marx” descrive con intenso sentimento una storia di amicizia
vera, di amore profondo, di coraggio, di grande passione sociale e politica, di
confronti e scontri ideologici, di elaborazione di un’idea che si fa concreta, e
di impegno costante.
Accolto con una risicata
sufficienza dalla critica, secondo Diego Fusaro, studioso del pensiero
marxista, il film ricostruisce in modo competente e assai preciso la vita del
giovane Marx e il suo “cammino di
pensiero", raccontando “la
genesi del suo pensiero dinamitardo e le perigliose vicende che caratterizzano
la sua esistenza, sregolata ed essa stessa vocazionalmente ribelle”, come
riportato da un suo articolo pubblicato su Ilfattoquotidiano.it
del 6 aprile 2018.
“Il giovane Karl
Marx”
dovrebbe essere visto soprattutto dai giovani e dagli studenti di tutte le
scuole superiori per far conoscere come un’idea nata ed elaborata dalla critica della critica critica di un
giovane utopista possa cambiare le
condizioni di un intero popolo, sia dal punto di vista dell’emancipazione
sociale, sia dal punto di vista salariale, sia dal punto di vista della
sicurezza nei luoghi di lavoro, sia come stravolgimento delle basi sociali e
politiche al fine di salvaguardare una democrazia compiuta. In definitiva, il film
dovrebbe essere visto senza pregiudizi e senza preclusioni ideologiche come se
si andasse a vedere, ad esempio, un film sulle gesta di Robin Hood.
“Il giovane Karl Marx”, ben diretto con una
magistrale sceneggiatura, è un film coinvolgente e appassionante ed è stato
presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Berlino 2017.
Filmografia
Haitian Corner (1987), L’homme sur les quais (1993),
Corps Plongés (1997), Lumumba (2000), Sometimes in April (2005), L’Affaire
Villemin (2006), L’école du pouvoir (2009), Moloch Tropical (2009). Sia “L’homme
sur les quais” che “Lumumba” sono stati presentati nei rispettivi anni al
Festival del Cinema di Cannes.
Francesco Giuliano
giovedì 12 aprile 2018
“I segreti di Wind River” descrive con sottile perspicacia gli errori sociali connessi all’emarginazione razziale
Titolo:
I segreti di Wind River
Titolo
originale: Wind River
Regia
e Sceneggiatura: Taylor Sheridan
Paese
Produzione: USA, 2017
Musiche:
Nick Cave, Warren Ellis
Cast:
Jeremy Renner, Elizabeth Olsen, Graham Green, Hugh Dillon, Gil Birmingham,
Kelsey Asbille, Martin Sensmeier, Althea Sam, Julia Jones, Teo Briones, Tantoo
Cardinal, Jon Bernithal, James Jordan, Matthew Del Negro, Austin Grant, Ian
Bohen, Eric Lange, […]
Cory Lambert (Jeremy Renner) è un cacciatore federale della
riserva indiana di Wind River nello stato del Wyoming, che ha l’incarico di
controllare e uccidere gli animali selvatici, quali coyote, puma, lupi e
quant’altro, per salvaguardare greggi di pecore e mandrie di buoi degli
allevatori. È inverno e fa un freddo polare. Durante la ricerca di un puma che
ha ucciso una mucca in quel territorio innevato, Cory scopre il corpo congelato
di una ragazza morta. Si tratta della diciottenne Natalie Hanson (Kelsey
Asbille) che risulta scalza e con la bocca e l’inguine insanguinati. Viene
chiamata per indagare sulle cause di questa morte l’investigatrice FBI Jane
Banner (Elizabeth Olsen), che appare sin dall’inizio non solo inesperta per il
compito assegnatole ma anche vestita in modo inadeguato per affrontare il
grande freddo di quel territorio, dove non
si può avere fortuna in quanto la natura l’ha sempre vinta perché non dà via di
scampo. La fortuna si può avere in città ma non nello Wyoming d’inverno. Dall’autopsia
risulta che la giovane Natalie prima sia stata stuprata e, poi, datasi alla
fuga, sia morta dopo aver percorso circa dieci chilometri per il grande freddo
che le ha congelato i polmoni. Trattandosi di morte causata da emorragia
polmonare l’investigatrice, non potendo contare del supporto di una squadra,
chiede aiuto a Cory. Costui accetta di aiutarla senza pensarci più di tanto, in
quanto tre anni prima sua figlia era deceduta come Natalie, della quale era
grande amica. Ed incomincia ad indagare recandosi da Martin Hanson (Gil
Birmingham), il padre della vittima e, grazie a
costui, incomincia ad avere indizi su quella morte misteriosa.
“I
segreti di Wind River” è un thriller mozzafiato che descrive con sottile
perspicacia gli errori dell’emarginazione razziale statunitense conseguenti
alla creazione delle riserve indiane, in cui le condizioni sociali portano
all’isolamento e all’aridità dei sentimenti degli abitanti che per colmare il
vuoto della loro vita si ubriacano. Una riserva indiana è una comunità chiusa, un luogo
brutale, dove il paesaggio stesso è un antagonista. È un luogo in cui la
tossicodipendenza e gli omicidi uccidono più del cancro, e lo stupro è
considerato un rito di passaggio per le ragazze per diventare donne, dice il regista Taylor Sheridan,
che ne ha scritto anche la sceneggiatura dopo essersi documentato presso la locale
comunità indiana. Infatti, il film si basa su episodi che si sono realmente
verificati in quei luoghi del nord americano. Non è un caso che il regista
abbia ben costruito i diversi personaggi del film che ne rappresentano i vari
caratteri umani: Martin Hanson rappresenta gli abitanti della riserva i loro legame con il resto del mondo; Jane Banner è una donna forte e debole e, nel contempo, appare sentimentale e dura; Cory Lambert è un uomo mite e
debole ma, al tempo stesso, determinato e coerente.
L’uomo, in quel luogo, appare piccolo e inerme
nei confronti della natura da cui vuole scappare come risulta dall’incipit del
film: Lontano dai tuoi occhi amorevoli /in un posto dove l’inverno non
arriva mai /Fra il vento corro /e veglio ogni ricordo di te/ …, versi di una poesia scritta da Natalie
che dimostra di sognare il paradiso e di voler fuggire da esso
perché il luogo in cui vive non è il paradiso. Ma lo stato delle cose non le
permette di realizzare il suo sogno pur avendo trovato un uomo molto più grande
di lei che glielo ha promesso e che lei ama.
“I
segreti di Wind River” è un western moderno ben costruito, di grande tensione
emotiva, caratterizzato da dialoghi brevi e concisi ma profondamente allusivi,
dove ogni mezzo o scena o il linguaggio stesso hanno un loro significato metaforico
e dove la musica ben si adatta ai luoghi, ai personaggi e alla vicenda
descritta.
Taylor
Sheridan è un regista televisivo famoso negli USA che,
alla sua seconda pellicola cinematografica, dimostra la sua bravura nel
descrivere con grande maestria fatti di cronaca suscitando passo dopo passo
nello spettatore una trepidazione eccezionale con notevole semplicità, tant'è che il film è stato presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival del
Cinema di Cannes 2017.
Filmografia: Vile (2011).
Francesco Giuliano
martedì 10 aprile 2018
“Ready Player One”, l’ultimo capolavoro sui generis di Spielberg fa paura
Titolo: Ready Player One
Regia: Steven Spielberg
Soggetto: Ernest Cline (Dal
romanzo Ready Player One, 2010)
Sceneggiatura: Zak Penn,
Ernest Cline, Eric Eason
Musiche: Alan Silvestri
Produzione Paese: USA, 2018
Cast: Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelson, Mark Rylance,
Simon Pegg, Lena Waithe, Philip Zhao, Win Morisaki, Hannah John-Kamen, Susan
Lynch, Perdita Weeks, Ralph Ineson, T.J. Miller, Clare Higgins, […]
La
fantastica, ma non troppo, storia
distopica di “Ready Player One” si
svolge, nel 2045, a Columbus, capitale decadente dell’Ohio, dove la
sovrappopolazione costringe la gente a vivere in bruttissime e orrende cataste,
nei cui piani sono sistemati
alloggi costituiti da roulotte. L’ambiente sociale conseguentemente risulta squallido
e altamente inquinato, dove i rapporti interpersonali risultando inesistenti
fanno rifugiare la gente in un mondo virtuale chiamato Oasis, creato
dall’informatico e timido nonché solitario James Halliday (Mark Rylance) che, morto
prematuramente, viene sostituito dal cinico e arrivista Nolan Sorrento (Ben
Mendelson). La partecipazione degli abitanti di Columbus a questo mondo
immaginario è connessa a numerose attività tra cui preminente risulta quella
del gioco. Lo stesso Wade Watts (Tye Sheridan), un brillante giovane
diciottenne appassionato di Oasis perché non ha alcun altro sbocco e prova
soddisfazione personale per la destrezza e l'intuizione che possiede (Mi chiamo Wade
Watts. Mio padre scelse questo nome perché sembrava l'identità segreta di un
supereroe, tipo Peter Parker o Bruce Banner, ma morì quando ero piccolo, come
mia madre e ...sono finito qui, nel mio piccolo angolo nel nulla. Non c'è
nessun posto dove andare ... nessuno, a parte Oasis. Un intero universo
virtuale. La gente viene su Oasis per tutto quello che si può fare, ma ci
rimane per tutto quello che si può essere. È l'unico posto dove sento di avere
un senso.), partecipa, con il nome
virtuale scelto non a caso di Parsifal - il cavaliere della Tavola Rotonda che
trovò il Sacro Graal -, al Gioco di
Anorak, a cui possono
partecipare tutti. Tale gioco è stato ideato da Halliday e consiste nel ricercare un oggetto nascosto, un easter
egg; il primo che troverà l’egg, vincerà cinquecento miliardi di
dollari e avrà il controllo totale di Oasis. In questa competizione agonistica, che consiste
nella scoperta di tre chiavi, Wade conosce Samantha (Olivia Cooke) che ha il
nome virtuale di Artemide perché manifesta tutte le caratteristiche di un’irrefrenabile
e perspicace cacciatrice come la dea greca da cui ha preso il nome virtuale.
Tuttavia, in questo gioco violento con la prospettiva di essere molto
redditizio subentra un gruppo di giocatori appartenenti alla multinazionale IOI che vuole vincere a tutti i costi
per controllare Oasis e conseguentemente dominare la gente, perché Oasis è
la più importante risorsa economica del mondo, e il gioco non è altro che una guerra per il
controllo del futuro. Infatti non è solo un
gioco perché si
tratta di vita e morte nella realtà, come sostiene Samantha, ed è per questo che non
bisogna diffondere e fare conoscere i nomi reali dei partecipanti.
“Ready Player One” è un film fantastico, antiutopico, proiettato
in un futuro prossimo deprimente, angosciante e spaventoso, ma al tempo stesso
realistico e attualissimo se si tiene conto del recentissimo scandalo di
Cambridge Analytica, una società di consulenza britannica collegata a Facebook, il Social Network creato nel 2004 dall’informatico trentaquatrenne Mark Elliot Zuckerberg, di cui è amministratore
delegato. Lo scandalo ha coinvolto, svelandoli per scopi elettorali, i profili
di decine di milioni di utenti nel mondo e in Italia profili di oltre duecentomila;
numeri che sono destinati ad aumentare.
Il film affronta il problema della tecnologia
informatica che sta usando la rete Internet e, in particolare i Social Network,
tra cui Facebook, Twitter, Google plus, come un occhio universale che vigila su
tutti e controlla tutti oltrepassando i limiti che assicurano la privatezza di
ogni individuo. O, anche, come il Grande
fratello del romanzo 1984 (Nineteen Eighty-Four) di George Orwell del1949, ambientato in un mondo negativo e pericoloso, governato da un partito unico con un pensiero unico che non lascia spazio
alla libertà individuale.
Steven Spielberg con “Ready Player One” sperimenta
un film sui generis, a mio parere riuscendoci anche se, come avvenne per il
film “2001,Odissea nello spazio” (1968) di Stanley Kubrick, il successo non è
immediatamente assicurato perché potrebbe risultare incomprensibile il
messaggio. Spielberg, comunque, usa frequentemente riferimenti culturali
importanti per meglio fare comprendere questo film, come il famoso Cubo di
Zemeckis, usato come potente arma razionale, oppure riferimenti cinematografici
come Blade Runner (1982) di Ridley Scott per alcuni particolari scenografici, come
il “Godzilla” nelle sue varie versioni cinematografiche moderne, o ancora come “Shining”
(1980), film di successo di Stanley Kubrick, di cui usa il fiume di sangue che
scorre precipitosamente portando via con sé ogni cosa che incontra. Egli crea,
anche, un alternarsi continuo tra vicende reali e vicende virtuali che ad un
certo punto non si sanno distinguere le une dalle altre così come spesso
avviene nella vita.
Il messaggio particolare che scaturisce dal film
è che la tecnologia debba essere al servizio dell’uomo e non usata al fine di
sottometterlo o distruggerlo. Ma il messaggio più significativo è quello riferito
ai giovani perché soltanto con la loro intraprendenza, con il loro credere in
sé stessi e con la loro riluttanza verso i compromessi saranno gli eroi che
potranno salvare il mondo dalla rovinosa deriva in cui si è già avviato e rendere la
realtà reale, divenendo ciascuno di
loro “unico giocatore pronto”.
Il film è altamente spettacolare e fantastico e
accompagnato dalle musiche di Alan Silvestri che coinvolgono lo spettatore senza soluzione di
continuità.
Francesco Giuliano
martedì 3 aprile 2018
L’Unesco ha proclamato la Giornata Internazionale della Luce: 16 maggio 2018 - La Luce nel Cinema - Articolo di Francesco Giuliano
“Vi spiego brevemente. Pongo una candela
accesa dentro questa scatola di legno, chiusa perfettamente da tutti i lati. In
una sola faccia c’è un piccolo foro. Attraverso questo foro, che esprime la
piccolezza, vedete uscire un raggio di luce che via via si allarga assumendo la
forma di cono, evidenziato dalla polvere che vagola nell’aria. Esso, proiettato
sulla parete frontale, forma su di essa un cerchio luminoso. Man mano che
allontano la scatola, il cerchio sulla parete si fa più grande. Ecco dunque che
il cono “sposa” la grandezza con la piccolezza e quindi suppongo che relazioni
la complessità con la semplicità, la ricchezza con la povertà, la superbia con
l’umiltà”. Ecco come l’abate Pierre Gatien descrive ad Alonzo un cono di
luce, che esce dal foro praticato in una scatola con una candela accesa, impossibile
da vedere se nella stanza non ci fosse il buio (Da L’intrepido alchimista, SensoInverso Edizioni, 2014). Un gioco di luci e ombre,
effimero, intangibile, che unisce il punto infinitesimo con l’infinito. Un
gioco di luci e ombre, in cui si ha la separazione tra il visibile e
l’invisibile, tra la certezza e l’incertezza, tra la moralità e l’ingiustizia, e
che è anche origine di quella cecità morale descritta da Platone nel Mito della caverna. La luce mostra la
verità contrapposta all’ombra che, invece, cela la menzogna. Se non ci fosse il
buio, però, non potrebbe esserci la luce. Luce e buio che entrano in contesa,
così come avviene nella vita che oscilla, come in un’altalena, tra il vero e il
falso, tra la conoscenza e l’ignoranza, tra l’umiltà e la presunzione. La luce è conoscenza come si evince dal mito di Prometeo, il titano ribelle che sfidò
l’autorità divina e che rubò il fuoco,
portatore di luce e di calore, agli dei per donarlo agli uomini. Anche la Bibbia, il libro fondamentale delle tre
religioni monoteiste, l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam, nella Genesi, descrive l’origine della luce: “In principio Dio creò il cielo e la terra.
La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito
di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: Sia la luce!. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce
dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu
mattina. Primo giorno”. Anche
per Dante Alighieri la luce fu elemento fondamentale per descrivere sia l’Inferno,
loco d’ogne luce muto, dove c’è aere sanza stelle, e aura sanza tempo
tinta, sia il Paradiso, nel
ciel che più de la sua luce prende/ fu’ io, e vidi cose che ridire/ né
sa né può chi di là sù discende, e dove amor
… move il sole e l’altre stelle.
Jacques Loiseleux (uno dei più importanti direttori francesi della fotografia
con un’esperienza professionale accanto a registi come Jean-Luc Godard, Maurice
Pialat, Joris Ivens, Philippe Garrel), nel
suo saggio La luce e il cinema
(Lindau, 2007) descrive i principali aspetti teorici e pratici
dell'illuminazione cinematografica quali le tecniche, la strumentazione, i
differenti tipi di luce, le scelte dettate dall’ora di ripresa, e afferma che
“La luce è forse l'elemento
più importante nella realizzazione di un film. E non solo per la ragione
evidente che girare un film significa scrivere con la luce, ma soprattutto
perché essa, attraverso le sensazioni ed emozioni che suscita nello spettatore,
determina in larga misura il significato dell'immagine”. In esso riflette
nella forma la duplice funzione della luce nel cinema: da un lato la sua
necessità tecnica, dall’altro la sua essenza simbolica che diviene, in alcuni
casi, pura poesia. Il lessico adottato dall’autore, membro dell’Association
Francaise des Directeurs-photo, si fonda sul rigore di una esatta terminologia
scientifica, ma non dimentica che la
luce è anche veicolo di emozioni, concedendosi suggestive digressioni
letterarie; queste dignitose velleità rivelano il tentativo di restituire con il linguaggio lo spirito metaforico
della fotografia nella settima arte, ovvero, le sue capacità referenziali
nelle sfere emozionali, psicologiche e culturali del film.
L’illuminazione cinematografica, sia essa uniforme o
variabile, calda o fredda, naturale o artificiale, diretta o riflessa,
influisce sulla percezione dello spettatore orientandolo emotivamente e
attivamente nella visione del film e nella sua esatta comprensione e soggettiva
fruizione.
Dopo l’Anno della Luce 2015 e la
Settimana della Luce (dal 6 all’11 febbraio 2017; decorrenza che si rifà alla
fondazione della città di Singapore, detta città delle luci, avvenuta il 6
febbraio 1819 grazie a Sir Thomas Stamford Raffles), la
radiazione elettromagnetica ha anche una sua Giornata internazionale: 16
maggio 2018. Questa data, scelta
dall’Unesco, deriva dalla prima realizzazione artigianale di un laser al
cristallo di rubino, avvenuta il 16/5/1960, per merito del fisico e
ingegnere elettronico statunitense Theodore Harold Maiman (1927 – 2007) (https://www.wired.com/2008/05/dayintech-0516-2/),
che utilizzò e sviluppò la Teoria sull’emissione
stimolata di radiazioni elaborata da Albert Einstein (1917). Da questo
laser sono derivate tutte le altre applicazioni laser, di cui si darà un cenno
alla fine di questo articolo. La notizia è apparsa nel sito dell’INAF (Istituto
Nazionale di AstroFisica) il 20 novembre 2017: http://www.media.inaf.it/2017/11/20/giornata-internazionale-della-luce/.
Data
l’incommensurabile e trascendentale importanza della Luce (dal latino lux) per la vita sulla Terra in tutte le
sue svariate forme, e per tutte le attività umane, vengono di seguito riportati
alcuni cenni non esaustivi per evidenziarne alcuni aspetti essenziali.
Si sente parlare in televisione, o si ascolta alla radio, o
si legge sui giornali cartacei o su riviste specialistiche, di radiazioni
infrarosse, di radiazioni ultraviolette, di radiazioni X, e altro ancora, oppure
si osservano fenomeni luminosi come l’arcobaleno dopo un temporale o i colori
che assume il cielo all’alba o al tramonto solare.
La maggior parte della gente comune, ovviamente non avendo studiato
argomenti di tal natura, non sa che queste radiazioni fanno parte dello spettro
elettromagnetico (spettro proviene
dal latino spectrum che significa fantasma, visione, cioè qualcosa che non si vede e appare come un fantasma),
la cui importanza è fondamentale per la vita. Lo spettro elettromagnetico (v.
di seguito) è l’insieme di tutte le radiazioni elettromagnetiche (alla velocità
della luce c = 300.000 km/s) che vengono prodotte dalle oscillazioni
degli elettroni che costituiscono gli atomi negli elementi o nelle sostanze
composte, ad eccezione dei raggi gamma, che vengono prodotti nei processi di
decadimento nucleare, e dei raggi cosmici, che sono particelle energetiche
provenienti dallo spazio, e la cui origine è varia: Sole, stelle, quasar, ecc. .
Approfittando, dunque, del Giorno Internazionale della Luce, si
coglie l’occasione di descrivere da cosa derivino queste radiazioni, che
caratterizzano non solo ciò che si chiama luce
visibile. L’atomo ha un nucleo centrale attorno al quale, disposti su
livelli energetici diversi, si trovano gli elettroni. Per avere un’idea di come
sia fatto l’atomo basti pensare alla struttura di una pesca con il nocciolo al
centro, che rappresenta il nucleo, e la polpa attorno ad esso, in cui si devono
immaginare gli elettroni disposti su livelli diversi. Ad ogni livello
corrisponde un determinato valore di energia. Quando si fornisce energia ad un
atomo e questa energia corrisponde al corrispondente salto da un livello
inferiore ad uno superiore, l’elettrone assorbe questa energia e salta ad un
livello superiore. Subito dopo ritorna al livello di provenienza emettendo un fotone o quanto di energia. Il fotone ha proprietà ondulatorie con energia E = h·ν, dove h = 6,6 · 10-34 J·s è la
costante di Plack, ν la frequenza, misurata in Hz (Hertz), ed E l’energia del
fotone. La frequenza corrisponde al numero di onde che si ripetono nell’unità
di tempo e, quindi, la grandezza inversa alla frequenza è la lunghezza d’onda
λ, misurata in m (metri). Dalla relazione che lega la frequenza ν alla
lunghezza d’onda λ,
λ ·ν = c
(dove c è la velocità della luce), si evince che λ e ν sono
grandezze inversamente proporzionali. Questo vuol dire che, man mano che la frequenza
aumenta, l’energia della radiazione aumenta mentre diminuisce la lunghezza
d’onda.
La
luce solare è costituita dalle onde elettromagnetiche, le cui lunghezze d’onda λ
coprono un ampio intervallo che va dalle onde radio (λ = 102 m) ai
raggi cosmici (λ = 10-13 m), passando in senso decrescente per le
microonde, le radiazioni infrarosse (IR), la luce visibile, le radiazioni
ultraviolette (UV), le radiazioni X o Roentgen, le radiazioni gamma e, infine,
i raggi cosmici.
Spettro elettromagnetico
A
ciascuna radiazione corrisponde un’energia, che è direttamente proporzionale
alla sua frequenza, o inversamente proporzionale alla sua lunghezza d’onda,
secondo la citata legge di Planck E =
hν= h·c/ λ. Ne consegue che più alta è la frequenza più elevata sarà l’energia.
Ciò significa, per esempio, che le radiazioni UV hanno un’energia maggiore
delle radiazioni IR. Tutte le radiazioni dello spettro, ad eccezione della luce
visibile, non sono percepibili dall’occhio umano, cioè sono invisibili: Lo scrittore Don Delillo nel suo libro “Rumore bianco”
scrive che i greci sapevano che
gli eventi fondamentali del mondo non possono essere visti dall’occhio umano.
Sono onde, raggi, particelle.
La
luce visibile, cioè quella che noi rileviamo con i nostri occhi, ha un ristretto
campo di lunghezze d’onda che vanno da circa 700 nm a circa 400 nm (1nm= 10-9
m), cioè dal colore rosso al colore violetto. La luce bianca è la mescolanza di
tutti i colori che la costituiscono che sono evidenziati nel cerchio cromatico
di Ostwald con le relative lunghezze d’onda:
Cerchio cromatico di Ostwald
Orbene,
dato che l’indice di rifrazione n di
un mezzo materiale, aria, acqua, vetro, ecc., è funzione della lunghezza d’onda
della radiazione incidente su di esso, ogni colore della luce bianca subisce la
rifrazione, cioè una deviazione, e si ottiene il fenomeno chiamato dispersione
della luce. Nell’immagine seguente, la luce bianca incidente sul prisma di
vetro viene dispersa nei sette colori fondamentali (rosso, arancione, giallo,
verde, blu, indaco, violetto) che hanno lunghezze d’onda decrescenti, dal rosso
(λ = 700·nm) al violetto (λ = 400 nm), ma con energia, relativa a ciascuno di
essi, crescente (la radiazione rossa ha un’energia inferiore alla radiazione
violetta):
Dispersione della luce bianca
Tale
fenomeno si verifica anche dopo un temporale. Esso è causato dalle goccioline
d’acqua rimaste in sospensione nell’aria (nebbia) che agiscono come un prisma
ed è noto come arcobaleno.
Dato che la luce è un fenomeno collegato alla composizione
atomica e dato che gli atomi sono i componenti delle molecole che costituiscono
le sostanze semplici e composte, se queste vengono sottoposte all’azione di
radiazioni elettromagnetiche se ne avrà l’assorbimento in relazione alla loro
struttura molecolare. Quindi, poiché ad una data energia corrisponde una certa
frequenza, ne deriva che le frequenze assorbite sono caratteristiche delle
molecole. La frequenza può cadere nel campo elettromagnetico del visibile,
dell’ultravioletto (UV) o in quello infrarosso (IR).
Ebbene, la sezione della Chimica
analitica che si occupa di ciò si chiama spettroscopia e gli strumenti costruiti all’uopo sono chiamati spettrometri. Circa tre anni fa, è
stato costruito e commerciato uno spettrometro tascabile, che sfrutta la
spettroscopia infrarossa IR.
Esso è in grado di rivelare la composizione chimica dei
corpi, compresi gli alimenti, collegato all’app di uno smartphone con una semplice scannerizzazione dell’alimento. A
proposito di ciò, la dott.ssa Dora Melucci, ricercatrice all’Università di
Bologna di Chimica analitica, ritiene
che è necessario che i database siano
affidabili e completi, e che la
tecnica analizza soltanto la superficie dell’oggetto e soltanto nel punto
illuminato. Questo vuol dire che se l’elemento non è omogeneo, non
sapremo nulla sul suo contenuto interno. Conseguentemente, in tal caso,
bisognerebbe scannerizzare l’alimento in più parti sempre che l’involucro che
contiene l’alimento lo consenta.
L’utilizzo
della luce solare sulla Terra avviene tramite gli organismi dotati di una
sostanza, la clorofilla, che si
trova nelle alghe, nei cianobatteri e, soprattutto, nelle foglie delle piante.
Esistono diverse strutture di clorofilla, costituite da un gruppo eterociclico,
al centro del quale c’è lo ione Mg++, a cui è legata una lunga catena lineare
idrofoba. La clorofilla a, che
assorbe la luce blu-violetta e rossa,
ha la seguente struttura:
Le
altre strutture: clorofilla b
(assorbe la luce blu e arancione), clorofilla d, clorofilla c1 e clorofilla c2
differiscono o per il peso molecolare o per un legame singolo o doppio tra gli
atomi C17-C18 nella catena o per altri gruppi funzionali.
Grazie
alla clorofilla avviene il processo
chimico, noto come fotosintesi
clorofilliana, grazie al quale e alla luce solare, per ogni sei molecole di biossido di carbonio CO2,
gas presente nell’aria, e sei
molecole di acqua H2O presente nell’organismo, si ha produzione di
una molecola di glucosio C6H12O6 e sei
molecole di ossigeno O2:
6 CO2 (g) + 6 H2O (l) → C6H12O6 (s) + 6 O2 (g)
|
Questo
significa che i vegetali sono ottimi e fondamentali trasformatori di energia
solare (elettromagnetica) in energia chimica, tant’è che trasformano il
biossido di carbonio presente nell’atmosfera in glucosio e ossigeno, da cui
dipende la vita sulla Terra. Quindi si può asserire che la luce è vita e, dato che nel processo fotosintetico si ha una
diminuzione di entropia (grandezza che misura il grado di disordine di un
sistema fisico), si può affermare che grazie alla luce si passa da uno stato
disordinato (caos), in cui si trova un gas (biossido di carbonio) e un liquido
(acqua), ad uno stato più ordinato, qual è un solido cristallino (glucosio):
dal caos (o disordine) si passa al cosmo (dal greco kósmos che significa ordine). Grazie all’energia solare
sulla Terra, quindi, si ha una diminuzione di disordine in contrasto con
l’aumento che avviene nell’Universo. Il volume di CO2 sottratto all’atmosfera è pari al volume
di ossigeno prodotto O2. Questo
dimostra che la clorofilla permette di abbassare il tasso di biossido di
carbonio presente nell’atmosfera e sostituirlo con un pari volume di ossigeno,
gas necessario per la vita eterotrofa e, quindi, anche per la vita dell’uomo. Si
tenga conto che, a causa sia della grande quantità di energia prodotta dai
combustibili fossili (petrolio e derivati, carboni fossili, ecc.) sia del
disboscamento, si sta avendo un progressivo aumento del biossido di carbonio
nell’atmosfera con ampliamento dell’effetto
serra e dei disastri climatici, di cui questo gas, secondo i climatologi, è
uno dei principali responsabili.
L’energia solare catturata dalla fotosintesi è immensa,
dell'ordine dei 1·1014 watt, (Nealson KH, Conrad PG, Life: past, presente and future, in Philos. Trans. R. Soc.
Lond., B, Biol. Sci., vol. 354, nº 1392, 1999,
pp. 1923–39: da fonte Wikipedia) di cui l’uomo ne consuma un sesto. La
fotosintesi capta, tramite CO2, circa 1·108 tonnellate
di carbonio atmosferico all’anno e lo trasforma in biomassa.
Il laser è un dispositivo in
grado di emettere un fascio di luce con coerenza spaziale e temporale in
seguito all’amplificazione per emissione stimolata di un’onda elettromagnetica.
Sia la coerenza spaziale che quella temporale del raggio laser sono correlate
alle sue principali proprietà. Alla coerenza temporale, cioè al fatto che le
onde conservano la stessa fase nel tempo, è correlata la proprietà dei laser di
emettere fasci di radiazione in un intervallo spettrale molto stretto, quasi
monocromatico (monocromaticità). Alla coerenza spaziale, cioè al fatto che la
differenza di fase è costante fra punti distinti in una sezione trasversale del
fascio, è correlata la possibilità di avere fasci unidirezionali e collimati,
cioè paralleli anche su lunghi percorsi. I fasci laser sono focalizzabili su
aree molto piccole, anche con dimensioni dell'ordine del micrometro (un
millesimo di millimetro pari a 10−6 m), impossibili con
radiazioni non coerenti. L'emissione unidirezionale e coerente comporta la
possibilità di raggiungere un’irradianza
(che è la densità di corrente termica trasmessa per irraggiamento,
in W/m2) molto elevata. Queste proprietà permettono una vasta gamma di applicazioni.
L’irradianza, data dalla concentrazione
di una grande potenza in un'area molto piccola, infatti, permette ai laser
diverse applicazioni tecniche, quali il taglio, l’incisione e la saldatura dei
metalli, mentre la monocromaticità e coerenza li rende ottimi strumenti di
misura di distanze, spostamenti e velocità anche piccolissimi, dell'ordine del
micrometro, e anche adatti a trasportare informazioni tramite le fibre ottiche o
nello spazio libero anche per lunghe distanze come avviene nelle comunicazioni
ottiche. Inoltre, impulsi laser ultrabrevi, dell'ordine dei femtosecondi (il
femtosecondo è pari ad un milionesimo di miliardesimo di secondo pari a 10−15 s), o con intensità
elevatissima, dell'ordine dei 1018 W/cm2, sono
impiegati in diversi campi della ricerca scientifica.
Orbene, in occasione della Giornata Internazionale della Luce (IDL18), il 16 maggio 2018, Enzo Bonacci, professore di 'Matematica e Fisica' presso il Liceo Scientifico Statale "G.B. Grassi" di Latina, ha organizzato, di concerto con il Club per L'UNESCO di Latina, una serie di Conferenze nella locale Aula Magna.
Francesco Giuliano
lunedì 2 aprile 2018
“Io c’è” è una disamina divertente ma non troppo del significato di religione, oggi
Titolo: Io c’è
Regia: Alessandro Aronadio
Sceneggiatura: Edoardo Leo, Alessandro
Aronadio, Valerio Cilio,Renato Sannio
Musiche: Santi Pulvirenti
Produzione Paese: Italia, 2018
Cast: Edoardo Leo, Margherita Buy, Giuseppe
Battisto, Giulia Michelini, Massimiliano Bruno, Gisella Burinato, Gegia, […]
Massimo Alberti (Edoardo Leo) gestisce un
B&B, di cui è proprietario assieme alla sorella Adriana (Margherita Buy). Gli
introiti, purtroppo, vanno male sia per le tasse molto elevate che si devono pagare
allo Stato sia per la concorrenza scorretta, anche se legale, proveniente da un
convento antistante di suore, le quali, oltre al fatto che sono esentate dal
pagamento dell’imposta sull’immobile perché è considerato luogo di culto, si
fanno pagare dai loro ospiti con donazioni (Noi
accettiamo solo donazioni) che sono esentasse. Massimo, avendone avuto
consapevolezza, di concerto con la sorella decide di trasformare il suo B&B
in luogo di culto simile al convento religioso. Tale decisione se fosse
realizzata gli permetterebbe di evadere le tasse – Mi faccio pagare dai turisti con la donazione minima esentasse,
dice alla sorella -, e ne avvia la procedura legale. Per fare ciò, aiutato da
uno scrittore amico, Marco (Giuseppe Battiston) che ha scritto un libro che non leggerà mai nessuno, si inventa lo
Ionismo (Io non c'ho bisogno di loro, io me
la invento ‘na religione!), una nuova religione che sostituisca il
culto del Dio cristiano, o di qualunque altro culto religioso, con il culto di
se stessi (tu sei il tuo Dio!), corrispondente
a quel processo personale, noto come autostima, che porta ogni individuo ad apprezzare
se stesso tramite l’identificazione e la messa in atto del proprio valore, in
quanto – afferma il filosofo
Ludwig Feuebach in “L’essenza del
Cristianesimo”: - le qualificazioni dell’essere divino sono le
qualificazioni dell’essere umano. Ovviamente, secondo Massimo questa nuova religione, che
tende a mettere in crisi il monopolio che la Chiesa cattolica ha avuto pe’ duemila anni, da un lato
comporta fascino e attrazione che ne fa aumentare gradualmente il numero degli adepti, dall’altro determina una continua diatriba
puerile con la comunità delle suore.
Il regista Alessandro Aronadio, che con Edoardo
Leo, Valerio Cilio, Renato Sannio ha scritto la sceneggiatura di questa
originale e semidivertente commedia “Io c’è”, affronta diverse tematiche
connesse con il concetto di religione e di divinità e il loro mutamento in atto
già previsto dal filosofo Feuebach nel citato saggio: Così mutano le idee. Ciò che ancora ieri era religione, oggi non lo è
più, e ciò che oggi è considerato ateismo, sarà la religione di domani.
Con un esame attento per valutarne gli
aspetti fondamentali, il film fa una disamina del significato e dell’importanza
della religione cristiana che, come sostiene nel suo saggio “Il regno” Emmanuel Carrère, “l’educazione cristiana è formale e distratta per cui
nessuno può affermare con convinzione di aver fede. La fede – afferma, infatti, E. Renan in Vita di Gesù -, non conosce altra legge che ciò che torna
favorevole a quello che crede essere il vero, essendo per essa assolutamente
santo lo scopo cui mira, non si fa scrupolo d’invocare per la sua tesi cattivi
argomenti, quando non riescono i buoni … e che … buona fede o impostura sono due volti, che nelle nostre rigide coscienze
si oppongono come due inconciliabili termini.
“Io c’è” sottolinea, in modo perspicace, quel punto di vista che, in
altra sede sosteneva anche il sociologo Anthony Giddens secondo cui nella
nostra società c’è la necessità di un rinnovamento etico e
spirituale, che si può instaurare con le
relazioni pure, cioè con le relazioni non più contraddistinte da rapporti
gerarchici e da patti di convenienza, ma basate sul rispetto reciproco e su una
comunicazione emozionale. “Io c’è” fa riflettere, inoltre, sull’idea
di divinità che, come sostiene il filosofo Michel Onfray nel suo saggio “Trattato di ateologia”, sottomessa ad un’idea trasformata in
divinità, la soggettività viene annientata; non deve fare altro che obbedire,
e che, come asserisce Eugenio Lacaldano in “Un’etica
senza Dio”, non solo non è vero che
senza Dio non può darsi un’etica, ma anzi è solo mettendo da parte Dio che si
può realmente avere una vita morale , e che nella semplice affermazione di un’origine
divina delle leggi morali si nasconde un paradosso che le rende inapplicabili
sul piano universale. Si nega cioè l’eguaglianza degli esseri umani che è il
primo fondamento di ogni etica.
A dirla con le parole del filosofo Bertrand
Russel: La nostra concezione di Dio
deriva dall'antico dispotismo orientale, ed è una concezione indegna di uomini
liberi. Non ha rispetto di se stesso chi si disprezza e si definisce miserabile
peccatore […]. Non bisogna rimpiangere il
passato o soffocare la libera intelligenza con idee che uomini ignoranti ci
hanno propinato per secoli. Occorre sperare nell'avvenire e non voltarsi a
guardare cose ormai morte che,
confidiamo, non rivivranno più in un mondo creato dalla nostra intelligenza.
Le musiche di Santi Pulvirenti risultano molto
coinvolgenti e del film ne arricchiscono la vivacità o la serietà del tema
affrontato.
Filmografia
Due vite per caso (2010), Orecchie (2016).
Francesco Giuliano
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