Un nuovo blog che parla di cinema italiano. Potrete trovare informazioni complete sui migliori attori, registi e film del nostro cinema. Vi saranno anche riferimenti al cinema straniero , informazioni complete su come visualizzare un in streaming e suggerimenti e indicazioni rispetto ad altre pagine del settore.
martedì 29 agosto 2017
"L'ordine delle cose" alla 74^ edizione della Mostra del cinema di Venezia
Il film "L’ordine delle cose" di Andrea Segre con Paolo Pierobon, Giuseppe Battiston, Valentina Carnelutti, Olivier Rabourdin, Fabrizio Ferracane, Yusra Warsama, Roberto Citran, giovedì 31 agosto p.v., sarà presentato alla 74^ edizione della Mostra del cinema di Venezia , in Proiezioni speciali.
Alle ore 9 presso la Sala Giardino ci sarà la proiezione per la stampa, dove saranno presenti il regista e gli attori Paolo Pierobon, Giuseppe Battiston, Valentina Carnelutti, Olivier Rabourdin.
Il film, prodotto da Jolefim con Rai Cinema, uscirà al cinema giovedì 7 settembre, distribuito da Parthénos Distribuzione.
venerdì 25 agosto 2017
“La fratellanza”, un film denuncia sullo stato di degrado umano delle carceri americane
Titolo: La fratellanza
Regia e
sceneggiatura: Ric Roman Waugh
Produzione
Paese: USA 2017
Durata: 121
minuti
Data uscita: 7
settembre 2017
Cast: Nikolaj Coster-Waldau, Lake Bell, Jon Bernthal, Jeffrey Donovan, Max Greenfield, Omari Hardwick,
Benjamin Bratt, […]
La fratellanza è un crime triller del regista Ric Roman Waugh’s, dove l’attore Nikolaj Coster-Waldau interpreta Jacob Money Harlon, un affermato uomo d’affari di Pasadena, sposato con Kate (Lake Bell) e un figlio, con
la quale porta avanti una vita esemplare con una famiglia splendida.
Tutto questo, tuttavia, finisce in una notte quando, in stato di ebbrezza al
volante, Jacob causa un incidente mortale nel quale perde la vita il suo
migliore amico Tom (Max Greenfield). Come un battito d’ali di farfalla può
causare un uragano così, per l’omicidio stradale colposo, Jacob viene condannato a scontare due anni in
prigione circondato da veri criminali. In una prigione dove una persona “perfetta” come Jacob
per difendere la propria dignità è costretto ad adeguarsi a quell’ambiente
infernale. Pur di sopravvivere all’interno della gerarchia della prigione, in
cui una mossa sbagliata può significare la fine dei giochi, Jacob è
costretto a fare, dunque, delle scelte che sono contrarie alla sua vita
precedente. Indosserà così la maschera
di Money e farà la sua ascesa all’interno
della gang della Fratellanza Ariana, nella
quale la sua morale e la sua dignità saranno messe a dura prova. Dopo il suo rilascio in libertà vigilata, presenta una doppia
personalità, diventa Jacob/Money e
torna per le strade di Los Angeles come un uomo cambiato, ma dove inizia
una difficile partita a scacchi con l’agente Kutcher (Omari
Hardwick) e lo sceriffo di Los Angeles County Sanchez (Benjamin Bratt), mentre la sua gang lo obbliga a organizzare
uno scambio illegale di armi da fuoco minacciandone la famiglia.
Il regista Ric Roman Waugh’s per comprendere realmente la vita che un condannato conduce in una
prigione, vi ha lavorato come guardia volontaria per due anni vivendone
direttamente la violenza profonda, disumana e toccante. Una violenza che non
può essere né vietata né controllata perché è latente, se ne respira l’aria, e
perché “le regole della gang sono più
importanti delle regole dei poliziotti.”
Per questa sua esperienza, il regista presenta la prigione realmente per
quella che è, che è quella descritta nel film, un vero inferno che, sin dalle
prime immagini, lascia venire in mente i primo versi danteschi del terzo canto
dell’Inferno: Per me si va ne la città dolente,/ per me si va ne l'etterno dolore,/ per me si va tra la perduta gente. … dove “lasciate
ogni speranza, voi ch’entrate”. In quella prigione, i prigionieri sono
tatuati, imbruttiti, orrendi, deformi, disumani, a causa della vita insidiosa e
sotto continua violenza sia fisica che psichica, dove, in definitiva, ogni uomo si definisce dalle sue azioni e
deve scegliere se essere vittima o
guerriero. In quell’ambiente disumano, dove l’animale umano usa la sua arma più potente, la mente, si crea la condizione di natura umana che determina Lupus est homo homini come asseriva,
già nel III sec. a.C., il commediografo latino Tito Maccio Plauto nella
commedia Asinara o, circa venti secoli
dopo, come sosteneva parimenti il filosofo inglese Thomas Hobbes con l’asserzione Homo homini lupus (l’uomo è lupo per un
altro uomo), secondo cui le azioni umane sono dettate dallo spirito di
sopravvivenza e da quello di sopraffazione.
Il regista con grande maestria utilizza continui flashback,
mediante i quali mette a confronto le azioni presenti e quelle passate, evidenziando
il fatto che ogni azione umana potrebbe avere delle conseguenze disastrose,
così come succede a Jacob “Money” Harlon. Egli fa uso pure di primi
piani che mettono in evidenza gli stati emotivi e sofferti dei diversi
protagonisti e utilizza accorgimenti vari che coinvolgono e attraggono lo
spettatore, come il susseguirsi di colpi di scena per tutta la durata del film,
e la musica che ben si adatta agli eventi raccontati.
Il film è condotto, per quanto detto, in modo realistico con i suoi
aspetti nudi, crudi e violenti, e vuole mettere in evidenza l’aspetto altamente
diseducativo della prigione in quanto chi sbaglia non ha possibilità di
recuperare. Il contrario di ciò che hanno, invece, dimostrato i registi Paolo e
Vittorio Taviani con il film Cesare deve
morire (2012).
Filmografia
Felon
(2008), Snitch – L’infiltrato (2013).
Francesco
Giuliano
lunedì 21 agosto 2017
“I fiori della guerra”, un film sull’altruismo e sull’abnegazione contro la paura e l’egoismo
Titolo:
I fiori della guerra
Ttiolo
originale: The Flowers of War
Regia:
Zhäng Yimóu
Soggetto:
Geling Yan (dal romanzo)
Sceneggiatura:
Heng Liu
Produzione
Paese: Cina, 2011
Cast:
Christian bale, Ni Ni, Zhang Xinyi, Tong Dawei, Atsuro Watabe, Cao Kefan, Huang
Tianyuan, Zhang Doudou, Sun Jia, Shigeo Kobayashi, Han Xiting, Yuan Yangchunzi,
Bai Xue, Li Yuemin, Takashi Yamanaka, Paul Scheìneider, […]
Ieri sera, su RAI Storia (canale 54), è stato trasmesso questo bel
film cinese (I fiori della guerra)
del grande e prolifico regista Zhäng Yimóu, ambientato a Nanchino, la
capitale repubblicana, nel 1937, all’inizio della seconda guerra
sino-giapponese che terminò nel 1945 con la fine della seconda guerra mondiale.
In una città ormai distrutta e prossima ad essere conquistata dai giapponesi,
John Miller, un americano di professione becchino, si reca presso la locale chiesa cattolica, cercando di evitare di
essere impallinato da qualche cecchino nipponico, per seppellire padre
Engelmann, il prete della locale chiesa cattolica dove è ubicato anche un
collegio femminile. Giunto a destinazione scopre che il cadavere del prelato
non c'è più. Allora, durante la ricerca forsennata della ricompensa che avrebbe
ricevuto per la fallita prestazione, fa conoscenza delle tredici studentesse
molto giovani che abitano nel collegio, ma anche di dodici prostitute che, per
nascondersi, si rifugiano nella cantina dello stesso istituto scolastico. John,
in un primo momento mostra un carattere pusillanime ed egoista ma, via via, stando
a contatto con tutte quelle donne che subiscono atroci violenze e vivendone gli
orrori e le atrocità commesse dai soldati nipponici, cambia connotati
comportamentali, anche perché, nel frattempo, si è innamorato di Yu Mo (Ni Ni),
una bella prostituta, acquistando coraggio e spacciandosi per il prete morto
per difenderle.
Quando nel collegio, tuttavia, arriva il colonnello Hasegawa (Atsuro Watabe), un militare che ama
la musica ed esprime un comportamento più tollerante
e comprensivo rispetto agli esagitati e spietati soldati, sembra che
l’atmosfera sia cambiata. Ma non è così! La situazione, infatti, varia nel
momento in cui le tredici collegiali, che costituiscono anche un coro, sono
chiamatea cantare, dopo qualche giorno, presso il campo militare nipponico per
festeggiare la conquista della città. Ognuna delle studentesse manifesta egoismo
e paura ma, come succede, talvolta, quell’essere umano, che è considerato per
pregiudizio uno scarto o una feccia della società, ad un certo punto della sua vita,
manifesta per rivincita morale e riscatto sociale una grande abnegazione e una obiettiva
generosità. Quell’essere umano diventa, in definitiva, un fiore che come tutti
i fiori è un dono naturale, una promessa d’amore. Un amore sacro, elevato, unico
che, come quello che nasce da uno spinoso e brutto cactus, assume una bellezza
che trascende il divino. Quell’Amor che
move il sole e l’altre stelle.
Filmografia
Sorgo
rosso (1987), Daihao meizhoubao (1989), Ju Dou (1990), Lanterne rosse (1991),
La storia di Qiu Ju (1992), Vivere! (1994), La triade di Shanghai (1995), keep
Cool (1997), Non uno di meno (1999), La strada verso casa (1999), La locanda
della felicità (2001), Hero (2002), La foresta dei pugnali volanti (2004),
Mille miglia … lontano (2005) La citta proibita (2007), Sangue facile (2009),
Under the Hawthorn tree (2010), I fiori della guerra 82011), Lettere di uno
sconosciuto (2014), The Great Wall (2016).
Francesco
Giuliano
domenica 20 agosto 2017
"Nelly e Mr. Arnaud", un omaggio al sentimento che non teme differenza di età
Titolo: Nelly e Mr. Arnaud
Titolo originale: Nelly et Monsieur Arnaud
Regia: Claude Sautet
Sceneggiatura: Claude Sautet, Jacques Fieschi, Yves Ulmann
Produzione Paese: Francia, Italia, Germania, 1995
Cast: Michel Serrault, Emmanuelle Béart, Jean-Hugues Anglade,
Claire Nadeau, Michael Lonsdale, Charles Berling, Jean-Pierre Lorit, Michèle
Laroque, Francoise Brion, Michel Albertini, Coraly Zahonero, Karine Foviau,
Sylvie Jobert, Alexandre Chappuis, Laure Chamay, […]
Nelly (Emmanuelle Béart),una giovanissima donna, bella e
attraente, introversa e distaccata, è sposata e fa diversi mestieri per vivere tra
cui la commessa in una panetteria, la massaggiatrice e pure la dattilografa, o
meglio sa usare il computer. È già in
crisi matrimoniale con il marito disoccupato Jérôme (Charles Berling) e, per questo, è soffocata dai debiti. Un
giorno, mentre si prende un caffè in un bistrot con l’amica Jacqueline (Claire Nadeau), conosce l’anziano
Pierre Arnaud (Michel Serrault), un ex giudice, che si è dato agli affari da
cui ha ricavato una grande ricchezza. Pierre è una persona affabile,
intelligente, raffinato, molto ricercato nel vestire, che, colpito dal fascino
di Nelly, venendo a conoscenza delle sue difficoltà economiche, le fa un
assegno di trentamila franchi senza pretenderne la restituzione per toglierla
dai guai e le propone, visto che lei sa usare il computer, di battergli a
macchina un libro autobiografico che ha scritto a mano, dato che conosce un
editore Vincent Granec (Jean-Hugues Anglade) che glielo pubblicherà. Nelly
accetta volentieri. Da questo momento, Nelly affronta una serie di situazioni sentimentali
dalle quali è fortemente dibatutta, e da
cui emerge un sincero impulso amoroso, latente, di cui neppure lei ne avverte
coscientemente o palesemente la concretezza.
Il regista Claude Sautet, morto nel 2000,
mostra in Nelly e Mr. Arnaud, una grande raffinatezza nel gestire con
oculata maestria e intensa sottigliezza il confronto tra una donna giovane e
bella e un anziano signore che riconosce la sua età, frena il suo impulso
amoroso, non osa, e contiene il suo rispetto verso chi è molto più giovane di lei. Diventa
quasi un gioco a due, un match, in cui non si sa fino alla fine chi sarà il vincitore o se
finirà in parità, come succede tra persone dotate di spessore sentimentale
elevato. Per questo il film ha ottenuto il Premio Cesar 1996 per la Migliore
regia, affiancato in questo premio per Migliore attore da un grande Michel Serrault.
Il
film per la sua bellezza ha ottenuto anche altri premi, tra cui il Premio
Lumière 1996 a Michel Serrault per Migliore attore e il David di Donatello 1996
per Miglior film straniero.
Il
film è stato trasmesso, oggi, dal canale TV Iris.
Filmografia
Asfalto
che scotta (1960), Corpoa corpo (1964), L’amante (1970), Il commissario Pelissier
(1971), È simpatico, ma gli romperei il muso (1972), Tre amici, le mogli e
(affettuosamente) le altre (1974), Mado (1976), Una donna semplice (1978), Una
brutta storia (1980) , Garçon!, Qualche giorno con me (1988), Un cuore in
inverno (1992).
Francesco
Giuliano
giovedì 10 agosto 2017
“Wish upon” una fiaba drammatica sui condizionamenti deleteri della micro-società
Titolo:
Wish Upon
Regia:
John R. Leonetti
Sceneggiatura:
Barbara Marshall
Produzione
Stato: USA 2017
Cast:
Joey King, Ryan Philippe, Ki Hong Lee, Mitchell Slagget, Shannon Purser, Sydney
Park, Elisabeth Rohm, Josephine Langford, Alexander Nunez, Alice Lee, Raegan
Revord, […]
Clare (Joey King) è una liceale, orfana della madre Johanna (Elisabeth
Rohm) che è morta suicida quando ancora
lei era una bambina. Clare vive con il padre Jonhatan (Ryan Philippe) che rovista
nei cassonetti della spazzatura oggetti che poi vende per poter tirare a
campare. Ciò imbarazza Clare che per questo, a scuola, è presa in giro,
trattata male da alcuni compagni e vittima anche di episodi di prepotenza
gratuita. E ne soffre molto. Tutto cambierà, tuttavia, come avviene nelle
fiabe, dal momento in cui il padre le regala una scatola cinese, trovata tra i
rifiuti di un cassonetto. Questa scatola metallica è impossibile da aprire, da
rompere e da decifrare. Infatti, sulla sua superficie ci sono delle scritte in
cinese antico, di cui Clare riesce a sapere solo parzialmente il significato
aiutata dall’amico Ryan Hui (Ki Hong Lee): quella scatola è prodigiosa perché esaudirà
a chi la possiede fino a sette desideri, quel numero sette che compare sempre
nei romanzi e nei film perché è un numero ritenuto magico sin dall’antichità e
nella Smorfia indica il vaso di creta. Una scatola meravigliosa come la lampada di Aladino, il più famoso dei
racconti de Le mille e una notte. Quel
vaso rappresenta, da quel momento, uno strumento di rivalsa nei confronti di
tutti i compagni che l’hanno maltrattata per Clare. Ne diventa un artificio
molto semplice e per niente costoso che le permetterà di cambiare la sua vita e
quella di suo padre. Ciò nonostante, Clare non sa che per ogni desiderio che le
procura del bene a qualche altro sarà provocato del male. Così come sosteneva l’alchimista
Giacomo Casanova: il bene
nasce dal male come il male dal bene; e anche
Michail A. Bulgakov: che mai farebbe il
tuo bene se non esistesse il male, e come apparirebbe la terra se vi
scomparissero le ombre?
Il film,
dunque, è una fiaba moderna condotta con destrezza e maestria, senza sbavature,
in cui il bene e il male sono in costante diatriba pur rimanendo in perenne
equilibrio tra loro. Una fiaba dunque che dà vigore al bene (l’essere) e altrettanto
al male (il non-essere). Un film che va letto anche dal punto di vista
filosofico perché, come affermava il filosofo britannico Thomas Hobbes, il bene
è l’oggetto del desiderio umano mentre il male è l’oggetto della sua
avversione, o come asseriva il filosofo tedesco Immanuel Kant, il bene e il male non sono realtà o irrealtà indipendenti,
ma dipendono dalla facoltà di desiderare dell’uomo.
Francesco Giuliano
Iscriviti a:
Post (Atom)