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martedì 28 febbraio 2017
“Il padre d’Italia” è la storia d’amore in un viaggio emotivo attraverso la penisola italiana. Dal 9 marzo nei Cinema
Titolo: Il padre d’Italia
Regia:
Fabio Mollo
Soggetto
e Sceneggiatura: Fabio Mollo, Josella Porto
Musiche
originali: Giorgio Giampà
Produzione
Stato: Italia, 2017
Cast:
Luca Marinelli, Isabella Ragonese, Anna Ferruzzo, Mario Sgueglia, Federico De Cola, Miriam Karlkvist, Esther
Elisha, Sara Putignano, Filippo Gattuso, Franca Maresa, […]
Paolo (Luca Marinelli) è un giovane trentenne introverso, problematico, razionale,
concreto, che vive e lavora a Torino, dove conduce una
vita solitaria, in precarietà emotiva
continua, senza una prospettiva che lo proietti nel futuro, che lo porta a vivere
di nascosto come se avesse paura del mondo. Paura, forse, conseguenza di un’infanzia
molto sofferta che l’ha segnato in modo irreversibile.
Per caso, una notte, Paolo incontra Mia (Isabella Ragonese), una giovane
dal carattere esplosivo, esuberante, disinibita, estroversa, insofferente, senza
regole, anche bugiarda, senza punti di riferimento che, per rabbia, è andata
via dalla sua famiglia che vive in Calabria. Mia, al sesto mese di gravidanza,
porta Paolo a accompagnarla alla ricerca del padre della nascitura. Questo fa
sì che ambedue intraprendono un viaggio con un furgone, on the road, da Torino passando per Asti, Roma, Napoli, e vanno “verso
sud”, dove non c’è “niente” e dove le persone si spogliano mostrando tutto il
loro carattere prorompente. Paolo e Mia attraversano sia
geograficamente che emotivamente tutta l’Italia, un paese in rovina che
dovrebbe essere risollevato: “Ma come si fa?" Chiede Mia. "In qualche modo si fa”,
risponde Paolo ottimisticamente. E passano dai colori grigi, sfumati, freddi del nord ai colori
fantasmagorici e vivi del sud, generando una novella amorosa che non vive di
sessualità ma di rispetto reciproco.
Lungo questo percorso Paolo e Mia scoprono i loro pregi e i loro difetti
e si conoscono a fondo. Da questa conoscenza si sviluppa in loro l’aspirazione a
sognare, anche se “ci sono sogni che si avverano e ci sono sogni che hai paura
di sognare”.
Si genera tra Paolo e Mia, attraverso quel processo casuale, noto con il
termine di serenpidità, che permette di
trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un'altra, un
equilibrio dinamico tra l’eros e l’agape, più spostato verso quest’ultimo sentimento.
Scoprono la bellezza completandosi a vicenda perché i loro caratteri sono
opposti l’uno all’altro: Paolo è taciturno, pensieroso e triste, Mia è loquace,
estroversa e esprime felicità; Mia ha abbandonato la sua famiglia, Paolo cerca
di costruirsi una famiglia perché non l’ha mai avuta. In questo connubio si sviluppa
un’esplosione emotiva attraverso tratti, a volte briosi a volte emotivi, che
prendono e coinvolgono lo spettatore emotivamente e senza soluzione di
continuità!
Paolo e Mia rappresentano il passaggio dall’essere figlio a diventare
genitore. E “essere genitore fa parte della natura dell’essere umano. E non
esserlo? Cosa è naturale e cosa contro natura? Una donna che non vuole figli?
Un omosessuale che vorrebbe essere padre? Esiste una natura diversa per gli eterosessuali
e gli omosessuali? Cos’è l’istinto materno e esiste un istinto paterno?” Tutte
domande che scaturiscono dalla visione di questo bel film, arricchito da primi piani dei due protagonisti, che ne mettono in evidenza i momentanei tratti emotivi, e da
musiche eccezionali adeguate alla trama e da temi fondamentali della nostra
società: rapporto padri-figli, assunzione di responsabilità, paternità, natura contro natura come “un
miracolo che, per definizione, è contro natura", presa di coscienza del futuro.
“Il padre d’Italia”, tra queste diverse chiavi di lettura, che non si
escludono ma si integrano, riporta anche quella che dà voce ai disastri economici e lavorativi creati dai genitori
da nord a sud,e che soltanto i figli possono risolvere con la speranza di lottare per un
futuro migliore.
Il film, che mostra una carattere innovativo del cinema italiano, a
tratti rievoca “Una giornata particolare” (1977) di Ettore Scola e “Il ladro di
bambini” (1992) di Gianni Amelio, a cui il regista si è ispirato.
Filmografia
Il sud è niente.
Francesco Giuliano
giovedì 23 febbraio 2017
“Manchester by the Sea” o sul dramma di un uomo solo
Titolo: Manchester by the Sea
Regia, soggetto e
sceneggiatura: Kenneth Lonergan
Musiche: Lesley Barber
Produzione Paese: USA 2016
Cast: Casey Affleck,
Michelle Williams, Kyle Chandler, Lucas Hedges, C.J. Wilson, Ben O’Brien,
Gretchen Mol, Tate Donovan, Kara Hayward, Mattyhew Broderick, Heather Burns,
Erica McDermott, […]
“Si dice che il minimo battito d'ali di una
farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo” frase declamata da Evan (Ashton Kutcher) nel
film “The Butterfly Effect” (2004) di
Eric Bress e J. Mackye Gruber, che si può bene adattare a “Manchester by the Sea”
modificandola così: “una lieve disattenzione di Lee Chandler (Casey Affleck)
dovuta a un’ubriacatura provoca
l’incendio della sua casa e la morte dei suoi tre figli”. Ovviamente questo
fatto sciagurato e doloroso gli scombussola la vita, soprattutto perché viene
abbandonato dalla moglie Randi (Michelle Williams) colta dalla grande disperazione per la perdita della propria
prole. In Lee, che tenta il suicidio non riuscito per il grave senso di colpa
che si è originato in lui, si viene a creare un groviglio di razionalità e
sentimento, “un’emulsione di sentimenti
opposti”, uno scombussolamento del suo equilibrio interiore, che, come
avviene al marinaio a cui gli si è rotta la bussola della propria nave nel mare
in gran tempesta, gli toglie la capacità di avere dei punti certi di
riferimento a cui aggrapparsi e che gli possano offrire un minimo di
tranquillità psichica. A tutto questo, si aggiunge un altro evento terribile,
la morte del fratello Joe (Kyle Chandler) avvenuta per un arresto cardiaco. Ciò
comporta a Lee anche la tutela del
proprio nipote Patrick ( Lucas Hedges) ancora minorenne. Ma Lee non ne vuole
sapere di instaurare un’altra volta dei legami affettivi sinceri e profondi,
neppure con la moglie Randi che gli chiede scusa e perdono per essersi
comportata in modo primitivo e violento. Come sostiene la voce narrante del romanzo
“Sulle ali dell’immaginazione” (Aracne- NarrativAracne, 2016): “Non c’è religione, non c’è morale, non c’è
etica, a cui affidarsi per potere cambiare il proprio modo di agire … A volte si commettono degli errori che rimangono
latenti nella mente e quando essi riaffiorano non perdonano, anche se c’è un
sano pentimento. Ci sono errori che non lasciano scampo perché determinano
stati irreversibili come quando un bicchiere cade per terra e si rompe in una
miriade di pezzi. Anche se sarà possibile incollarli non si potrà ricostituire
il bicchiere come era prima.”
Kenneth Lonergan ha saputo descrivere
magistralmente in modo minuzioso e accurato ma soprattutto realistico la storia
terribile vissuta da Lee, facendone cogliere la drammaticità universale; e ha
puntato soprattutto sugli atteggiamenti e sull’espressività di Lee, per
descrivere in modo eccellente i momenti della sua vita e le sue continue e
profonde diatribe interiori e esteriori, che entrano con vigore nell’animo
dello spettatore, coinvolgendolo in una storia che non ha niente di bello. Scaturiscono,
tuttavia, da questa mancanza di bellezza la grande bellezza e lo spessore di
questo film che diventa un capolavoro della cinematografia statunitense ma
anche internazionale.
Il film è stato pluripremiato:
Premio Migliore attore a Casey Affleck in un film drammatico al Golden Globe
2017, Premio Migliore attore protagonista a Casey Affleck e Premio Migliore
sceneggiatura originale a Kenneth Lonergan al BAFTA 2017 che è stato anche
dichiarato Migliore sceneggiatore all’Hollywood Film Awards 2016. Inoltre, ha
ottenuto 6 candidature al premio Oscar 2017.
Filmografia
Conta su di me (2000), Margaret (2011).
Francesco Giuliano
giovedì 16 febbraio 2017
“Papà o mamma?” diverte ma non troppo e perde anche di originalità
Titolo: Papà o mamma?
Regia: Riccardo Milani
Soggetto: Matthieu
Delaporte, Alexandre de La Patellière,
Guillaume Clicquot de Mentque
Sceneggiatura: Paola
Cortellesi, Riccardo Milani, Giulia Calenda
Musica: Andrea Guerra
Produzione Paese:
Italia, 2017
Cast: Paola Cortellesi,
Antonio Albanese, Luca Marino, Marianna Cogo, Alvise Marascalchi, Anna
Bonaiuto, Carlo Buccirosso, Roberto De Francesco, Stefania Rocca, Claudio Gioé,
Luca Angeletti, Matilde Gioli, […]
Il film “Papà o
mamma?”, remake del film francese “Papa ou maman? (2015) di Martin Bourboulon,
analizza la situazione familiare dei coniugi Valeria (Paola Crtellesi) e Nicola
( Antonio Albanese) e dei loro tre figli, Matteo (Luca Marino), Viola (Marianna
Ciogo) e Giulietto (Alvise Marascalchi) dopo quindici anni di matrimonio. Lei lavora
come ingegnere presso una grossa industria, mentre lui è medico ginecologo
presso l’ospedale della città. Una famiglia invidiabile per il benessere di cui
godono. Sembra che ci sia armonia, almeno così appare all’esterno e ai loro
amici più stretti. In effetti, Valeria e Nicola hanno deciso di comune accordo
di separarsi perché non avvertono più l’amore che li aveva fatti sposare. Davanti
al giudice si sono accordati di accudire i figli, ancora minorenni, vicendevolmente,
ma non hanno fatto i conti con la loro
attività lavorativa futura. Lei deve trasferirsi in Svezia e lui deve andare in
Africa. E non è tutto, in quanto Nicola ha una relazione con un’infermiera del
suo reparto che, quando viene scoperta da Valeria, cambia di botto la
situazione. Si viene ad avere l’effetto farfalla, in quanto questo evento, che
può sembrare insignificante, causa una guerra tra i due coniugi, in cui a farne
le spese ovviamente sono i tre figli. Questa è la regola! Come sempre le guerre
sono provocate dai genitori, ma chi va a morire sono i figli, in questo caso
metaforicamente.
Il film, grazie ai
bravi attori protagonisti, ha una verve realistica molto vivace ma anche
spiacevole in quanto fotografa, anche se, a volte, in maniera eccessiva, le
migliaia di situazioni familiari di questo genere, in essere attualmente.
Tuttavia, il film “Papà o mamma?”, essendo un remake della citata pellicola
francese e riconducendo a film come “La guerra dei Roses” (1989) di Danny DeVito
per i violenti contrasti dei coniugi sino all’inverosimile e, ancora, come “Kramer
contro Kramer” (1979) di Robert Benton per l’impatto che il dìvorzio provoca sulle
persone coinvolte, perde di quel pizzico di originalità di cui soprattutto oggi,
ha bisogno il cinema italiano.
Filmografia
Auguri professore (1997), La Guerra degli Antò (1999), Il posto
dell’anima (2003), Piano, solo (2007), Benvenuto Presidente (2012), Scusate, se
esisto (2014).
Francesco Giuliano
sabato 11 febbraio 2017
“La La Land” fa volare lo spettatore sulle ali dell’immaginazione
Titolo: La La
Land
Regia e
sceneggiatura: Damien Chazelle
Musiche:
Justin Hurwitz
Produzione
Paese: USA 2016
Cast: Ryan
Gosling, Emma Stone, John Legend, J.K. Simmons, Rosemarie DeWitt, Finn
Wittrock, Sonoya Mizuno, Jessica Rothe, Callie Hernandez, Tom Everett Scott,
Damon Gupton, Josh Pence, Jason Fuchs, Miles Anderson, […]
Il film “La La Land”, scritto e diretto dal
regista Damine Chazelle, già noto ai cinefili per aver vinto tre premi Oscar
2014 per il film “Whiplash”, racconta una bella storia d’amore tra Sebastian
Wilder, detto Seb (Ryan Gosling) e Mia Dolan (Emma Stone). Sebastian sogna di
diventare un musicista jazz con un locale tutto suo ma, pur essendo molto
bravo, non ha i soldi per farlo. Mia, invece, brama di fare l’attrice ma non
c’è un provino con cui possa avere lo slancio per realizzare questo suo sogno.
Il loro incontro, anzi i loro diversi incontri avvengono tutti per caso, in
modo consequenziale, ravvicinati l’uno all’altro. Questo fa pensare a Mia che
dietro ci debba essere la mano del destino mentre, in effetti, è la casualità. Ambedue
sono dei sognatori avulsi dalle mode e dai condizionamenti esterni. In
particolare, Sebastian aspira a diffondere la musica jazz, un genere
considerato d’elite che non ha molto seguito e risulta poco gradito al grande
pubblico. Una musica, il jazz, in cui ogni componente della band suona, crea,
improvvisa spontaneamente, accordandosi perfettamente con tutti gli altri
componenti anche se questi parlano un’altra lingua. Creazione e esecuzione si
identificano in modo armonico e subliminale e stili diversi si coordinano
perfettamente. Una musica rivoluzionaria, dunque! Così come avviene tra un uomo
(Seb) e una donna (Mia) che si innamorano perdutamente. Secondo Marshall
Stearns, il jazz è “una musica americana semi-improvvisata caratterizzata da
un’immediatezza di comunicazione, un’espressività tipica del libero uso della
voce umana, e da un complesso, fluente ritmo … i suoi ingredienti predominanti
sono un’armonia di origine europea, una melodia euro-africana e un ritmo
africano”. Mentre Nat Hentoff considera il jazz un “ritmo pulsante, un senso dell’improvvisazione, … l’uso di timbri e di
poliritmi radicati nella musica folkloristica afro-americana di tre secoli”.
Questa musica è la migliore espressione di una certa cultura, quella dei neri
(alias negri) americani che poi si è espansa fino ad essere accolta anche dai
bianchi e si è diffusa in tutto il mondo anche se non gode di una grande popolarità. “La
La Land” da questo punto di vista è, a mio parere, un film che narra il jazz
attraverso i suoi connotati basilari, quali la spontaneità dell’invenzione, la
sincerità e la piena confidenza con cui il solista si confessa all’ascoltatore e
lo fa amare profondamente attraverso i suoi personaggi, Seb e Mia, che si
comportano nella loro vita mostrando quegli stessi caratteri intrinseci della
musica jazz. Liberi nella realizzazione dei loro sogni e dipendenti l’uno dall’altro
per la passione amorosa vicendevole che li coinvolge e li stravolge. Tant’è che
essi vengono subito amati dagli spettatori per la spontaneità e la sincerità
che sgorgano spontanee dalla loro essenza, e per l’umanità espressa attraverso
i loro sentimenti sani e genuini. Ambedue conservano, nel loro modo di essere, la
genuinità, la sensibilità, l’innocenza caratteristiche dei bambini che cercano
di crescere e realizzare i loro desideri. Seb, però, è un po’ folle, ama osare
e ama sognare, è anche un rivoluzionario tradizionalista, un ossimoro che si
adatta perfettamente al suo modo di essere, e, come se la prendesse per mano, conduce
Mia a percorrere una strada parallela alla sua. Infatti, come due rette
parallele, le loro strade non si incontrano ma solo l’immaginazione le può fare
incrociare. Seb e Mia si confrontano e si scontrano, infatti, solo attraverso
gli amorosi affetti come avviene tra Fausto e Monica nel romanzo “Sulle ali
dell’immaginazione” (Aracne editrice, 2016).
Il film appartiene al genere sentimentale che
non sconfina mai nel sentimentalismo, in quanto la traccia filmica si fa reale
in tutto il suo iter e perché soggetta agli impulsi individuali di Seb e Mia. Tutto
questo in una miscellanea di musiche eccezionali, con una colonna sonora che fa
sognare “City of Stars” (City of stars/ Are you shining just for me?/ City of stars/ There’s so much that I can’t see/ Who knows?/ I felt it from
the first embrace I shared with you/ That now our dreams/ They’ve
finally come true …. Città di stelle/ Brilli soltanto per me?/ Città di stelle/ C’è così tanto che non posso vedere/ Chi lo sa?/ L’ho sentito dal primo abbraccio che ho condiviso con te/ Ora che i nostri sogni/ Sono finalmente diventati realtà …).
Il film è
stato presentato in anteprima alla LXXIII Mostra del
Cinema di Venezia 2016, dove a Emma Stone è stata assegnata la Coppa
Volpi per la migliore interpretazione femminile, ha ottenuto 14 candidature al
Premio Oscar 2017, mentre ha ricevuto sette Golden Globe 2017, cinque premi al
London Critics e tanti altri riconoscimenti che lo hanno
fatto diventare il film più premiato del 2016. Il suo strepitoso successo dipende, a mio parere, dalla ricerca forsennata di sognatori di cui l'umanità ha bisogno.
Filmografia
Guy and
madeline on a Park Bench (2009), Whiplash (2014).
Francesco Giuliano
lunedì 6 febbraio 2017
“Smetto quando voglio – Masterclass” un film dal carattere brioso e piacevole che fa centro
Titolo: Smetto quando voglio – Masterclass
Regia: Sydney Sibilia
Sceneggiatura: Sydney
Sibilia, Francesca Manieri, Luigi Di Capua
Produzione Stato: Italia 2017
Cast: Edoardo Leo, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de
Rienzo, Stefano Fresi, Pietyro Sermonti, Marco Bonini, Rosario Lisma, Giampaolo
Morelli, Luigi Lo Cascio, Greta Scarano, Valeria Solarino, […]
Il trentaseenne regista salernitano Sydney Sibilia, dopo il successo della prima parte di "Smetto
quando voglio” (2013), ci riprova ancora con questo sequel ed è subito
successo. Un film geniale e dai risvolti imprevedibili che dà largo respiro al
cinema italiano, come lo ha già dato “Lo chiamavano Jeeg Robot” (2015). Il film,
una commedia dai contenuti attualissimi, relativi alla vita dei giovani
ricercatori italiani che si inventano un nuovo lavoro per “sbarcare il
lunario”, è caratterizzato da risvolti beceri ed esilaranti, a volte surreali.
I dialoghi d’alto livello sono caratterizzati da un linguaggio specialistico di
ampia angolatura, che riguarda tutti i settori della cultura da quella
umanistica a quella scientifica, dato che la “banda dei ricercatori” è
costituita da professori universitari dai saperi diversificati che coprono
tutti i settori culturali. Per questo suo aspetto, il film si può inserire in
quel movimento culturale d’oltre oceano, denominato “La terza cultura”, in cui non si evidenzia tra la cultura
umanistica e quella scientifica alcuna separazione, la quale ha creato e crea
dei compartimenti stagni “culturali” dannosi, perché questi costituiscono un
freno allo sviluppo della conoscenza a livello individuale e alla risoluzione
dei problemi collettivi. Ancora oggi, “esiste un difficile rapporto tra le
scienze umane e le scienze propriamente dette, perché le prime sono proiettate
verso il passato, arroccate in un mondo isolato fatto di 'sapienza' non-empirica che dà della vita una visione pessimistica, mentre le seconde,
grazie a tutte le straordinarie scoperte che hanno permesso e permettono di
ottenere continuamente, e al conseguente ampliamento della conoscenza e alla
relativa diffusione di essa grazie ad Internet e ai social network, stanno
immettendo l’umanità verso il futuro secondo una visione ottimistica. Una
rivoluzione in atto, dunque, che sta portando l’uomo sia a vedere non solo il
macrocosmo in cui vive ma anche il microcosmo di cui è costituito, e a cambiare
continuamente il modo di vedere la vita e di interpretare il mondo e
l’universo”. “La banda
dei ricercatori”, nell’ambito di questa nuova visione culturale, è costituita
da latinisti, Mattia (Valerio Aprea) e Giorgio (Lorenzo Lavia), da un
archeologo (Paolo Calabresi), da un neurobiologo, Pietro Zinni (Edoardo Leo),
da un chimico computazionale (Stefano Fresi), da economisti, Bartolomeo (Libero
de Rienzo) e Andrea (Pietro Sermonti) che, in questo sequel, si arricchisce di altri
bravi ricercatori come Giulio Bolle (Marco Bonini), Vittorio (Rosario Lisma) e
Lucio Napoli (Giampaolo Morelli). E lo spettatore è indotto a sentire, nel
susseguirsi dei continui dialoghi, termini scientifici e strumenti che sono
reali, e non fantasiosi come potrebbe risultare in un film di fantascienza, quale
ad esempio il “cromatografo” utilissimo strumento di analisi chimica.
“Masterclass” è la continuazione dal primo film della serie, cioè
da quando Pietro Zinni si assume tutta la responsabilità dei fatti delinquenziali
commessi da tutti i componenti della banda che, in seguito alla produzione di
una droga ritenuta non illegale e al conseguente spaccio, diventano dei
criminali. Il neurobiologo Zinni viene condannato alla pena carceraria sia per
associazione a delinquere che per banda armata. Tutti gli altri rimangono in
attesa di giudizio, tranne Alberto che viene inviato in un centro di recupero in
seguito alla condanna per sfruttamento della prostituzione e per guida in stato
di ebbrezza.
A questo punto, l’ispettore Paola Coletti (Greta Scarano) stipula
segretamente un patto con Pietro che gli consente di avere permessi provvisori
di libertà col presupposto di ricostituire
“la banda dei ricercatori”, a cui vengono aggiunti nuovi componenti sempre
ricercatori, per scoprire e arrestare i fabbricanti di oltre 30 smart drugs
(farmaci intelligenti), che sono nootropi, cioè sostanze che aumentano le
capacità cognitive dell’uomo aumentando il rilascio nell’organismo di composti
neurochimici. Se l’operazione riuscirà Pietro otterrà la libertà e i suoi
colleghi saranno scagionati dalle accuse pendenti. Un invito, dunque, al riscatto morale di tutta
la “banda”. Un’altra possibilità che non gli consentirà però di sgarrare:
“niente più mignotte, niente più macchine sportive, ma sopratutto … niente
droga” dice Pietro ai suoi compagni d'avventura.
“Smetto quando voglio – Masterclass”, che conserva il carattere
brioso e coinvolgente del primo, non annoia ma diverte senza soluzione di
continuità con un susseguirsi di colpi di scena, di battute geniali, di
situazioni paradossali, di trovate originali che rendono attraente e
apprezzabile questo bel film che fa grande, per la peculiarità del genere, il
cinema italiano. Nella parte finale compare un nuovo personaggio Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio) che sarà uno
dei protagonisti del prossimo sequel “Smetto quando voglio – Ad Honorem”.
Francesco Giuliano
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