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domenica 27 novembre 2016
“Che vuoi che sia” in modo divertente mette a confronto il mondo di Internet con la morale
Titolo: Che vuoi che sia
Regia: Edoardo Leo
Soggetto: Edoardo Leo, Sergio Colabona
Sceneggiatura: Edoardo Leo, Alessandro
Aronadio, Marco Bonini, Renato Sannio
Musiche:
Gianluca Misiti
Produzione
Stato: Italia 2016
Cast:
Edorado Leo, Anna Foglietta, Rocco Papaleo, Marina Massironi, Giampiero Judica,
Pierpaolo Spollo, Massimo Wertmuller, Bebo Storti, Maria Di Biase, Fabrizio
Coniglio, Sara Magalotti, […]
Edoardo Leo,
il giovane attore-regista, dalle idee geniali mostra determinazione e
creatività esplosiva nei suoi film, così come ha evidenziato nell’originale e
divertente “Noi e la Giulia” (2015), affrontando nel contempo temi sociali importanti
di attualità.
In questo
suo quarto lungometraggio “Che vuoi che sia”, Leo analizza il mondo dei giovani
e affronta il problema del lavoro dei laureati e gli espedienti che questi
escogitano al fine di potere sbarcare il lunario, dopo avere provato la
delusione di non poter dare sfogo ai loro studi. Ciò li obbliga a rinunciare
alle proprie aspettative, ai propri sogni tra cui, soprattutto, quello di avere
un figlio. Tra questi giovani ci sono Claudio (Edoardo Leo), un ingegnere
informatico che cerca di racimolare qualche euro aggiustando computer, e Anna
(Anna Foglietta), insegnante di matematica precaria in una scuola privata, che
convivono felicemente. Ovviamente, come è naturale in una coppia, Claudio e
Anna vorrebbero un figlio, ma non possono permetterselo a causa della loro incertezza
economica. Non hanno neppure i genitori che li possono aiutare economicamente.
Soltanto qualche particolare espediente potrebbe favorirli. Per questo, a Claudio
gli viene l’idea di creare una piattaforma web con il lancio in rete Internet
di un finanziamento collettivo (crowdfunding) che, però,
non riesce ad avere i proventi sperati. Sfiduciati i due giovani, una sera, per
contenere questa ulteriore delusione, bevono si ubriacano. Nello stato di
ebbrezza, Claudio aggiunge alla sua richiesta di crowdfunding una proposta
“indecente”: in cambio dei soldi promette di trasmettere un video hard in
diretta sulla rete. Le risposte sono numerose tant’è che a poco a poco le
offerte superano l’esorbitante e inaspettata quota di 250 mila euro. Cifra che
avrebbero potuto avere solo se avessero mantenuto la promessa! Ciò pone i due
dinnanzi al dilemma shakespeariano: realizzare quanto promesso e cambiare vita
oppure continuare a fare la vita piena di stenti e di privazioni? Prendere o
lasciare?
Il titolo
del film “Che vuoi che sia” lascia presagire una scelta, ma sarà così?
Su tutto
ciò si svolge il film che coinvolgesu questa questione morale lo spettatore ,
il quale si pone anche lui la domanda: cosa farei io in quella situazione?
Ma il
film sottolinea anche che i valori
consolidati nel tempo su cui sono stati cresciuti questi giovani, quali il
diritto al lavoro, l’educazione, il rispetto della dignità personale, l’onestà,
il concetto di morale, la concezione del sesso e la sua valutazione, l’intimità
e la privatezza, ecc. sono stati stravolti e messi in discussione dall’avvento
di internet e dalla globalizzazione.
Filmografia
Diciotto
anni (2010), Buongiorno papà (2013), Noi e la Giulia (2015).
Francesco Giuliano
martedì 8 novembre 2016
“Adaline - L'eterna giovinezza” descrive cosa potrebbe succedere se non si invecchiasse
Titolo: Adaline – L’eterna giovinezza
Titolo
originale: The Age of Adaline
Regia:
Lee Toland Krieger
Sceneggiatura:
J. Mills Goodloe, Salvador Paskowitz
Produzione
Stato: USA 2015
Cast: Blake Lively, Michiel
Huisman, Kathy Baker, Amanda Crew, Harrison Ford, Ellen Burstyn, Richard
Harmon, Anthony Ingruber, Anjali Jay, Linda Boyd, Barclay Hope, Chris William
Martin, Aaron Craven, Jane Craven, Hugh Ross (voce narrante), […]
Quello
che capita ad Adaline (Blake Lively), un evento che le procura “l’eterna giovinezza”, è qualcosa di
straordinario e inconsueto nella storia del mondo, ovviamente fantastico. Un
pretesto che serve al giovane regista del film, Lee Toland Krieger, e ai suoi
due sceneggiatori, J. Mills Goodloe e Salvador Paskowitz, di raccontare una
storia curiosa, bizzarra e avvincente, a tratti anche drammatica e piena di
colpi di scena, di una donna attraente e bella che, arrivata ad una certa età,
a ventinove anni, non invecchia più. Non una ruga, non un capello bianco, non
un mutamento dei suoi caratteri fisici! Conserva una bellezza a dir poco
strabiliante, in un secolo di storia, a partire dal 1908, in cui guardarsi allo
specchio non le procura alcun fastidioso cruccio. O forse sì! Un tema, anche se
fantascientifico ma molto interessante, che affronta il discorso sull’eterna
giovinezza che, contrario al pensiero eracliteo, secondo cui “Non si può discendere due volte nello stesso
fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato,
ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e
si raccoglie, viene e va”, urta con lo stereotipo a cui tutti noi, esseri
umani, siamo abituati e rassegnati sin dal momento in cui nasciamo, essendo già
destinati all’invecchiamento e, quindi, alla morte. Un tema con il quale ci si
pone la domanda: cosa potrebbe succedere se una persona fosse dotata di eterna
giovinezza e di un eterno presente? Sicuramente dovrebbe rinunciare ai legami
sentimentali stabili e duraturi, perché vedrebbe invecchiare le persone che le
stanno accanto e cambiare i loro costumi e le loro abitudini, e vivrebbe il
susseguirsi delle complicate vicende umane politiche, sociali ed economiche e
dello sviluppo tecnologico. Si verrebbe a creare così anche il paradosso
innaturale e inimmaginabile di vedere, giorno dopo giorno, invecchiare i propri
figli, come avviene alla figlia di Adaline, Flemming (Ellen Burstyn), che ad un
certo punto appare molto più vecchia della madre. Oppure, casualmente, si
potrebbe verificare che tale ipotetica persona incontri casualmente il primo
amore della sua gioventù, William (Harrison Ford), il cui ricordo si era già
smarrito nei profondi meandri della dimenticanza. O, ancora, sarebbe costretta
a cambiare continuamente residenza ed identità per sfuggire ai sospetti
infantili e infondati del servizi segreti americani. Tuttavia, come sosteneva
il filosofo romano Lucio Anneo Seneca “Nemo
potest personam diu ferre fictam: ficta cito in naturam suam recidunt” (Nessuno può portare a lungo una maschera
finta: le cose finte cadono per loro stessa natura).
Un
film, in definitiva, che avvince e che coinvolge senza soluzione di continuità
lo spettatore per il problema affrontato e per la tensione emotiva che riesce a
trasmettergli e che, per questo, merita di essere visto.
Filmografia
December
Ends (2006),The Nature of Space & Time (2008), The Vicious Kind (2009),
Separatti innamorati (Celeste and Jesse Forever) (2012).
Francesco Giuliano
domenica 6 novembre 2016
“In guerra per amore” in modo brioso descrive l’origine del sopravvento mafioso in Sicilia e in Italia
Titolo:
In guerra per amore
Regia:
Pif (Acronimo di Pierfrancesco Diliberto)
Soggetto:
Pif, Michele Astori
Sceneggiatura:
Michele Astori, Marco Martani, Pif
Produzione
Stato: Italia 2016
Cast:
Pif, AndrEA Di Stefano, Sergio Vespertino, Maurizio Bologna, Miriam Leone,
Samuele Segreto, Stella Egitto, Antonello Puglisi, Vincent Riotta, Maurizio
Marchetti, Orazio Stracuzzi, Mario Pupella, Lorenzo Patanè, Aurora Quattrocchi,
David Mitchum Brown, […]
Nel
pieno della seconda guerra mondiale, quando l’esercito tedesco aveva già
occupato quasi tutta l’Europa, il presidente statunitense Franklin
Roosevelt decise di fare intervenire, assieme alle truppe alleate, l’esercito americano
per debellare il pericolo nazista. Il punto prescelto, non a caso, fu la costa
meridionale della Sicilia. Era il 10 luglio 1943. Al fine di facilitare lo
sbarco ed evitare grande spargimento di sangue dei propri soldati, Roosevelt
prese accordi con Lucky Luciano, alias Salvatore Lucania, mafioso siciliano,
capo di “Cosa Nostra statunitense”, che aveva forti legami e molta influenza su
“Cosa Nostra siciliana”.
In questa situazione, a New York, si svolge la
storia sentimentale del giovane siciliano Arturo Giammaresi (Pif) con Flora
(Miriam Leone). Una storia però molto travagliata ed contrastata, in quanto lo
zio (Orazio Stracuzzi) vuole dar la nipote in sposa a Carmelo (Lorenzo
Patanè), figlio di Don Tano (Mario
Pupella), un mafioso d’alto rango molto legato a Luciano. Per evitare queste
nozze Arturo deve ottenere il consenso dal padre di Flora che però abita a
Crisafullo, in Sicilia. L’impresa appare molto ardua data la grande distanza
che separa il giovane dalla Sicilia, dove è nato. Ma come spesso avviene, per caso
il giovane trova un’ottima soluzione che gli darebbe la possibilità di sposarsi
Flora: Arturo va “in guerra per amore”. L’arruolamento nell’esercito americano,
infatti, gli avrebbe dato l’opportunità di recarsi in Sicilia e di incontrare
il padre della sua amata. Per evitare questa eventualità, allora, Don Tano ordina
al mafioso locale di Crisafullo, Don Calò, di uccidere Arturo.
Pif,
dopo il grande successo di pubblico e di critica ottenuto grazie alla sua opera prima “La mafia uccide solo d’estate”
(2013), usando lo stesso piglio sui
generis e la medesima vivacità umoristica descrive, passo dopo passo, gli
eventi che trasferiscono il potere politico alla mafia e che portano
conseguentemente alla liberazione dei delinquenti a cui vengono affidati posti
di alto merito.
In
definitiva, con il suo caratteristico linguaggio cinematografico oscillante tra
il dramma e l’umorismo, Pif elegantemente trasferisce allo spettatore
informazioni storiche che danno spiegazione, dalla fine della seconda guerra
mondiale, dei fatti che hanno trasferito potere alla mafia e della collusione
tra questa e il potere politico italiano, a tutt’oggi vigente.
Pif
trova il modo divertente di raccontare questa storia nel paese inventato di
Crisafullo in cui, come avviene per Vigata, il paese immaginario, dove si
svolge l’attività poliziesca del commissario Montalbano, vengono assemblate
immagini di luoghi diversi come il duomo di Erice che sovrasta Trapani, come la
caratteristica Scala dei turchi di marna bianca nella costa meridionale
siciliana, come il magnifico tempio elimo di Segesta, o come la cittadina di
Realmonte. Ma dove si svolge anche la vita dei siciliani con le loro tradizioni
e i loro costumi: la camicia nera che si indossa per sette anni al fine di commemorare
la morte del fratello defunto, la concezione dell’illibatezza femminile la cui
trasgressione comporta disonore imperituro e l’impossibilità di contrarre
matrimonio, il raccomandarsi ai santi per avere un privilegio personale come la
salvaguardia della vita, la grande ospitalità nei confronti del forestiero al
fine di avere ricambiato il favore, servirsi di un cieco per vedere ciò che chi
vede non ha facoltà di vedere, e così via.
In
definitiva, Crisafullo rappresenta la Sicilia, pari a quella descritta nel
romanzo “I sassi di Kasmenai” (ed. Il foglio): “La Sicilia, un’isola, una terra martoriata dalle colate laviche del vulcano
“buono” Etna, dai continui terremoti e qualche volta dai maremoti, dalle
frequenti invasioni di popoli non autoctoni da più di tremila trecento anni,
dai Siciliani stessi.
Il fascino dei luoghi siciliani, in particolare di
quelli in cui Ciccio è vissuto dalla nascita fino alla giovinezza, è stato
descritto inquadrando, come un dipinto in una cornice, le immagini e i colori
visti e vissuti e gli olezzi odorati e respirati, i quali però non possono
essere percepiti così come realmente essi sono. Non esistono, infatti, parole
che possano suscitare, nell’animo di chi legge, le emozioni, le palpitazioni, i
tremori passionali, gli stati d’animo che soltanto chi vede, chi tocca e chi
nasce e vive in quella terra può provare; non esistono parole che possano far
odorare la miscellanea di profumi, di olezzi, di aromi che solo le nari possono
fare apprezzare; non esistono parole che possano descrivere i colori, le
immagini, i luoghi che soltanto attraverso gli occhi di chi li guarda possono
far emergere la loro eccezionale singolarità. … Le continue invasioni, senza
soluzione di continuità, hanno senza dubbio arricchito culturalmente il popolo
siciliano che ogni volta ne ha tratto caratteri particolari e grandi benefici.
Quella siciliana è, infatti, una cultura, dalle mille sfaccettature e dai
connotati singolari, che si mostra in tutte le opere d’arte, sparse ovunque, da
est ad ovest e da nord a sud dell’isola, che sono rimaste visibili all’occhio
del visitatore; tale cultura si manifesta anche nella grande ricchezza
dell’arte culinaria, e si esprime con l’ineguagliabile cordialità e l’innata
ospitalità insite nel carattere del siciliano. Purtroppo il soggiacere continuo
al dominio di tutti quei popoli non ha fatto acquisire ai siciliani un amor
proprio, un’identità propria, il desiderio di lottare, tutt’altro.”
Francesco Giuliano
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