Un nuovo blog che parla di cinema italiano. Potrete trovare informazioni complete sui migliori attori, registi e film del nostro cinema. Vi saranno anche riferimenti al cinema straniero , informazioni complete su come visualizzare un in streaming e suggerimenti e indicazioni rispetto ad altre pagine del settore.
domenica 29 dicembre 2013
In “Gloria” donna avvenente e fascinosa l’impulso amoroso non teme l’età
Titolo: Gloria
Regia: Sebastian Lelio
Sceneggiatura:
Sebastian Lelio, Gonzalo Maza
Produzione: Cile,
Spagna 2013
Cast: Paulina Garcia,
Sergio Hernández, Diego Fontecilla, Marcial Tagle, Fabiola Zamora, Antonia
Santa Maria, […]
Gloria (Paulina
Garcia), pur avendo superato i cinquant’anni, è ancora una donna avvenente e
piena di fascino, anche se sono molto evidenti i tratti somatici visibilmente
degradati per l’età avanzata. Divorziata da dodici anni e rimasta sola, in
quanto i due figli, un maschio e una femmina, ormai adulti se ne sono andati da
casa, cerca di ritrovare un nuovo equilibrio dal punto di vista sentimentale
frequentando discoteche e partecipando a festini tra amici. Si comporta come
fosse un’adolescente carica di sensualità prorompente e turbinosa. La sua
ricerca ossessiva trova soddisfazione in quanto, in una di queste serate,
incontra uno spasimante Rodolfo (Sergio Hernández), adulto pure lui sposato
però con moglie e due figlie ancora a carico, con il quale incomincia a
frequentarsi e ad avere rapporti sessuali come se avesse riacquistata la
gioventù ormai superata da tanto tempo. E ciò la porta a rinascere, a dare un
senso alla vita, quel senso che aveva perso a causa dell’asimmetria in cui si
era capitata e dell’isolamento in cui si era venuta a trovare e che le avevano
generato un certo squilibrio comportamentale. Rodolfo, pur essendo una persona
affabile si mostra ben presto inaffidabile e poco fedele al legame amoroso.
Sebastian Lelio è stato molto bravo
nel creare un profilo femminile, quello di Gloria, inquadrato nei suoi diversi
momenti umorali più significativi che ripresi a ragione mostrano con inusitata
maestria i sentimenti della donna e la loro variabilità connessa con il nuovo
rapporto amoroso e lo fa con semplicità e senza drammatizzazione. Ma lo è
bravissima anche Paulina Garcia che fa sua la parte descrivendo magistralmente un
ritratto di donna speciale e lo fa con grazia e con disinvoltura. Speciale come
la canzone “Gloria “ di Umberto Tozzi che è cantata, in spagnolo, nel film “Gloria,/ faltas en el aire/ faltas a
una mano/ que trabaja despacio/ faltas a esta boca/ que ya no prueba bocado/ y
siempre esta historia/ que a ella la
llamo Gloria …” (Gloria
manchi tu nell'aria/ manchi ad una mano che lavora piano/ manchi a questa bocca
che cibo più non tocca/ e sempre questa storia che lei la chiamo Gloria. ...). Ottimo
film ben diretto dal regista Sebastian
Lelio e bravissima Paulina Garcia che, al Berlino International Film Festival
2013, ha ottenuto il premio come migliore attrice.
venerdì 20 dicembre 2013
Quali possono essere le cause che ingannano le aspettative di un’adolescente “Giovane e bella”? Se lo chiede il regista François Ozon nel suo ultimo film
Titolo: Giovane e bella
Titolo originale: Jeune et jolie
Regia: François Ozon
Produzione: Francia, 2013
Cast: Marine Vacth,
Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot, Fantin Ravat, Johan Leysen, Charlotte Rampling,
Nathalie Richard, […]
Il 2013 è stato un anno proficuo per il regista François Ozon per avere affrontato dei temi che riguardano gli
adolescenti del nostro tempo sia dal punto di vista sociale che psicologico, e che
investono anche la loro sfera affettiva ed emozionale. All’inizio del 2013, infatti, esce il film drammatico
“Nella casa”, dove Ozon descrive le vicissitudini di un sedicenne che,
essendo molto bravo nella scrittura e abbastanza curioso, arricchisce i suoi
racconti prendendo come spunto tutto ciò che vede e tocca all’interno di una
famiglia borghese dell’amico Rapha. Nello stesso anno lavora in quest’altro
film “Giovane e bella”, dove descrive delle vicende dell'adolescente Isabelle (Marine Vacth), una studentessa diciassettenne di
liceo, il suo inspiegabile comportamento che la porta a prostituirsi per
il proprio piacere. La storia di una giovane
bella, carica di tanta curiosità che la porta a sconvolgere la propria vita,
attraverso un’esperienza eccezionale, senza che si ponga il motivo. Ozon
affronta così il problematico tempo dell’adolescenza presentando Isabelle in
solitudine e priva del significato di serietà. E lo fa partendo,
intelligentemente, dalla discussione in classe del poema del poeta maledetto Arthur Rimbaud “Nessuno
è serio a diciassette anni”, così come viene
espresso dai primi versi della poesia “Romanza”: Nessuno è molto serio quand'ha diciassett'anni./ I caffè
strepitanti dalle luci splendenti,/ le
bibite e la birra d'improvviso t'annoiano,/ e allora vai a spasso per il viale dei tigli./
Come profuma il tiglio nelle sere di giugno!/
Talvolta l'aria è dolce da farti chiuder gli
occhi;/ il vento porta suoni, - le
case son vicine -,/ porta odori dì
vigna ed odori di birra...… .
Sarà per questo o per altri i motivi che la giovane è portata inconsapevolmente a deturpare la sua purezza e a farla affondare prepotentemente e irreversibilmente nello squallore più putrido e violento che si possa immaginare? Sarà la mancanza di una vera famiglia, essendo madre e padre separati, e, quindi, la privazione dell’affetto della figura paterna che la spingono a ricercare il padre in un altro uomo qualsiasi attraverso il rapporto sessuale? Oppure sarà l’insopportabile presenza in casa dell’antipatico patrigno, o la carenza di punti di riferimento certi, o ancora sarà la sua bellezza prorompente, o la sua solitudine? Il regista si pone e fa porre allo spettatore tutte queste domande. Si arriverà ad una risposta certa?
Sarà per questo o per altri i motivi che la giovane è portata inconsapevolmente a deturpare la sua purezza e a farla affondare prepotentemente e irreversibilmente nello squallore più putrido e violento che si possa immaginare? Sarà la mancanza di una vera famiglia, essendo madre e padre separati, e, quindi, la privazione dell’affetto della figura paterna che la spingono a ricercare il padre in un altro uomo qualsiasi attraverso il rapporto sessuale? Oppure sarà l’insopportabile presenza in casa dell’antipatico patrigno, o la carenza di punti di riferimento certi, o ancora sarà la sua bellezza prorompente, o la sua solitudine? Il regista si pone e fa porre allo spettatore tutte queste domande. Si arriverà ad una risposta certa?
mercoledì 4 dicembre 2013
“La mafia uccide solo d’estate” di Pif è uno di quei capolavori che bisogna vedere a tutti i costi per la sua forza espressiva ed emozionale
Titolo: La mafia uccide
solo d’estate
Regia: Pif, alias Pierfrancesco
Diliberto,
Sceneggiatura: Marco
Martani
Produzione: Italia,
2013
Cast: Cristiana
Capotondi, Pif (alias Pierfrancesco
Diliberto), Alex Bisconti, Ginevra Antona, Claudio Gioé, Ninni Bruschetta,
Barbara Tabita, Rosario Lisma, […]
Semplice e profondo,
onesto e accattivante, comico e tragico, simpatico e piacevole, sono questi gli
attributi del film del regista esordiente Pif, “La mafia uccide solo d’estate” che,
se non il migliore, è uno dei migliori film italiani che, con originalità
speciale, stile esclusivo e sceneggiatura coinvolgente, tratta con coraggio e
sottile ironia il tema della mafia in Sicilia e dei corrispondenti e crudeli
eccidi perpetrati già da tanto tempo. A partire dall’uccisione di Mario
Francese, giornalista de “Il Giornale di Sicilia", il 26 gennaio 1979, fino ad
arrivare nel maggio - luglio 1992, periodo in cui vennero uccisi il giudice
Falcone e il giudice Borsellino, passando per quelle del generale Dalla Chiesa,
del capo della squadra mobile di Palermo, Boris Giuliano, e del giudice Rocco
Chinnici. Morti da “eroi” perché tutti, ognuno nell’ambito della propria
funzione, hanno cercato di combattere questo fenomeno asociale, subdolo e
violento, ad armi impari e a viso scoperto, usando solo la forza della legge.
L’attuale presidente del Senato, Pietro Grasso ha
definito questo film “… la miglior opera
cinematografica sul tema mafia che abbia mai visto”.
L’immobilismo, il dire
e il non dire, il vestito di rabbia di cui non si ha il coraggio di togliere,
l’incapacità di resistere ad un mostro invisibile, il parlare con sguardi colmi
di cinismo, le metafore feroci e ricche di significato aggressivo, “le stranezze malavitose”,
l’annientamento della personalità, la sfiducia insita nei comportamenti (… il sud è niente e niente succede … non siamo
niente … così recita il regista Fabio Mollo nel suo film d’esordio “Il sud
è niente (2013)”), la voce del silenzio che si fa violenza, la violenza che veste ogni
cosa e che si coglie nel saluto e nei gesti, nei regali, nei convenevoli, nelle
azioni “amichevoli”, il rapporto ambiguo tra mafia e Stato colto sottilmente nella
frase “La Sicilia ha bisogno dell’Europa,
l’Europa ha bisogno della Sicilia”, l’assenza di ribellione ai violenti, la
speranza di un riscatto che non verrà mai, la voglia di lasciare tutto, la
rinuncia dei vecchi di riscattarsi assieme alla voglia di rimanere dei giovani
che vogliono lottare, ribellarsi, per una società migliore senza nascondersi, a
viso scoperto, e che sono stati molto spesso vittime. Ribellione evinta anche ne “I cento passi” (2000), di Marco
Tullio Giordana, dalla frase passionalmente pronunciata da Peppino Impastato (Luigi
Lo Cascio), vittima della mafia, che introduce chiaramente l’ambiente familiare
e ambientale in cui nascono e vivono i giovani del Sud “Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io
voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! … Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia
troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più
di niente!”
Il
film si presta bene anche ad essere strumento didattico eccezionale e penetrante
di divulgazione e di comprensione del fenomeno mafioso per gli studenti di
tutte le età. Fa capire, infatti, in modo estemporaneo e graduale, che per
combattere la mafia è necessario aprire la mente alle future generazioni perché
queste comprendano che la malvagità è subdola ed è difficile saperla
distinguere. Tant’è che Arturo da grande (Pif) recita “quando sono diventato padre ho capito due cose: la prima che avrei
dovuto difendere mio figlio dalla malvagità del mondo, e la seconda che avrei
dovuto insegnargli a distinguerla”.
“La mafia a Palermo non esiste” così viene ribadito all’inizio del
film: un’espressione con la quale il
regista, che cita anche l’allora Presidente del Consiglio secondo cui la mafia
esisteva solo in Campania e Calabria, ha voluto evidenziare la superficialità,
la disattenzione e la convivenza-collusione, a volte inconsapevole così come avviene
per Flora da grande (Cristiana Capotondi) che diventa segretaria del deputato
Salvo Lima. In questo contesto, si svolge sin dalla nascita la vita di Arturo
(Alex Bisconti) che da bambino, alla scuola elementare, si innamora
perdutamente di una sua compagna di classe, Flora (Ginevra Antona).
Un plauso meritato al
regista esordiente Pif che ci ha regalato un’opera che viene la voglia di
vedere più volte per cogliere quelle sottili sfumature molto significative che
costellano il film, così come le stelle il firmamento. Al Festival del Cinema di Torino 2013 “La mafia uccide solo d’estate” ha
ottenuto il premio come Miglior film
votato dal pubblico.
Iscriviti a:
Post (Atom)