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giovedì 27 ottobre 2011

Sull'agape o amore materno, il film di Pupi Avati "Una sconfinata giovinezza".



Un film o meglio una fiaba dei nostri tempi, come è nello stile del regista Pupi Avati, dove la trama poetica suscita nello spettatore forti emozioni e gli fa provare sensazioni che lo coinvolgono completamente. Parla, questo bel film, di due personaggi, “giganti” nella loro semplicità, ormai non più giovani, che si amano, come se vivessero fuori dal proprio tempo, come se fossero nella fase di innamoramento: lui, una persona di elevata staturaculturale, giornalista sportivo di successo, lei brava docente universitaria, coniugi senza figli. Vivono presi dal loro lavoro quotidiano, felici e sereni senza problemi di rilievo finché subentra subdolamente una malattia che coglie all’improvviso il marito, che scombussola il quieto vivere e che spadroneggia tra le mura di quell’incantevole ma raro focolare e che, a poco a poco, non domina solo un corpo, ma intreccia nell’animo della moglie una tetra maglia sottile, invisibile, impercettibile, che, rendendo vana ogni speranza di guarigione, gradualmente, le infonde nel contempo coraggio e animosità.
L’eros che si era manifestato prima come desiderio reciproco, come smania ricambiata, come mutua frenesia, come biunivocità collaborativa, incomincia a cedere il passo, di fronte alla cattiveria e alla spietatezza generate da quella disumana malattia, a un graduale distacco disumano. Non c’è più reciprocità d’amore, non c’è scambio d’affetti, c’è soltanto perdita di quell’umano grande valore amoroso tanto e per tanto tempo riposto nella persona amata. Non c’è più eros ricompensato, c’è allontanamento. L'amore si trasforma in disamore!
La mancanza di figli, tuttavia, per un prodigio suscitato dalla lettura di una lettera, fa diventare per la donna il marito un figlio da accudire e da assistere e con cui giocare appassionatamente. Ed ecco che la mancanza di eros, fa insorgere improvvisamente l’agape, cioè quella concezione d’amore che prescinde dal valore assegnato ad una persona e dalla reciprocità d'affetto, ovvero quell’amore che una madre ripone verso il proprio figlio. Il marito diventa figlio. La moglie diventa madre. Soltanto con l’agape la moglie accetta il rifiuto, la mancanza di riconoscenza, l’ingratitudine. Accetta tutto.

Grandi e da premio Oscar Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri. Bravissimo Avati che ha saputo creare, con continui flashback essenziali per la comprensione del film, atmosfere da sogno, per una storia che sogno non è. Purtroppo!(Francesco Giuliano).



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