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domenica 17 giugno 2012

Nel film “L’amante inglese” di Catherine Corsini le conseguenze dell’innamoramento

Titolo: L’amante inglese Titolo originale: Patir Regia: Catherine Corsini. Sceneggiatura: Catherine Corsini, Gaëlle Macé. Produzione: Francia, 2009 Cast: Kristin Scott Thomas, Yyan Attal, Sergi Lopez, Aladin Reibel, Bernard Blancan, […] L’amante inglese è un film che ho visto su Rai Movie qualche sera fa, che parla di Amore, Amore come distruzione, Amore come morte, Amore come rivoluzione, Amore uguale a turbamento. Amore frutto di un subdolo e straordinario innamoramento che Francesco Alberoni in un suo saggio Innamoramento e Amore definisce “lo stato nascente di un movimento collettivo a due”, che “appartiene allo stesso genere, è un caso speciale di movimenti collettivi […]” e “ il tipo di forze che si liberano e agiscono sono dello stesso tipo”. Meglio sarebbe stato lasciare il titolo originale Patir più consono al significato legittimo al film che parla di patimento, che dal greco pathos significa dolore corporale o spirituale. Una donna inglese Suzanne (Kristin Scott Thomas) che viene dominata da queste forze sconvolgenti, laceranti, di una creatività straordinariamente rivoluzionaria, a cui non sa reagire, a cui non sa contrapporsi, e dalle quali viene portata forzatamente a vivere una vita diversa da quella che fino ad allora conduceva. Eppure ha un marito che la ama o forse la possiede o meglio ancora da cui si sente posseduta, ha dei figli, vive in una bella villa a Nimes, in Provenza, e non le manca niente. Ad un tratto, come un lampo a ciel sereno, da normalità apparente si tuffa in un’anormalità esasperata ed esasperante. Suzanne, moglie di un medico Samuel (Yyan Attal), è una fisioterapista che aveva smesso di esercitare la professione non appena sposata. Adesso che ha due figli grandi, un maschio e una femmina, dopo venti anni di matrimonio vuole riprendere la professione. Lo fa forse per sentirsi libera e non posseduta, o forse per sentirsi realizzata e non mantenuta. Nella villa c’è una camera adibita a magazzino che decide di far ristrutturare all’uopo. In questa occasione Suzanne si innamora di Ivan (Sergi Lopez), un operaio catalano, divorziato, padre di una bambina, che è stato anche in prigione. In seguito all’innamoramento di Suzanne con Ivan, si crea una storia impossibile, insensata, folle, quasi irreale, così come viene descritto parallelamente da Silvio Soldini nel film Cosa voglio di più, nella cui recensione (http://www.mymovies.it/film/2010/cosavogliodipiu/forum/?id=530985) scrissi “Uno sguardo fulmineo, insignificante, banale scuote inconsapevolmente i sentimenti, ritenuti fino a quel momento saldi, di un uomo e una donna, li sconvolge, li spinge ad incontrarsi senza una motivazione razionale, senza un pretesto giustificatorio, senza un alibi consolatorio. […] È l’eros che si manifesta subdolamente, improvvisamente, immotivatamente in apparenza, e li spinge, come un grave sottoposto alla legge di gravità, ad avviare una rivoluzione in cui sono coinvolti solo e soltanto loro due. Né lui né lei riescono a contrastare questo moto rivoluzionario, che annulla qualunque razionalità. Cercano disperatamente di farlo ma non ci riescono”. Un’attrazione fatale che sfocia in una passione incontrollata che porta a conseguenze deleterie. Un amore nascente che porta Suzanne alla distruzione di tutto ciò che ha amato fino a quel momento (il marito e il lusso), alla distruzione degli affetti che ha generato (l’amore dei figli), alla distruzione di tutto ciò che ha costruito fin a quel momento. Un amore che porta alla follia, dove l’irrazionalità prende il sopravvento, e induce ad una frenesia incontrollabile con conseguenze disastrose, dove amore e morte vanno a braccetto. Come ho scritto nel romanzo “Il cercatore di tramonti”, dopo uno stato di perturbazione solo ricercando l’equilibrio interiore si può superare il turbamento che esso ha apportato. Invece, Suzanne non cerca questo equilibrio, o meglio lo cerca ma non si sforza dfi trovarlo, perché vede nel marito la sua distruzione e la distruzione del suo innamoramento. Per questo distrugge il marito, ma nel contempo distrugge se stessa.

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