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giovedì 4 ottobre 2012

Con il film “Reality” Matteo Garrone descrive la realtà a portata di televisione.

Titolo: Reality
Regia: Matteo Garrone
Soggetto: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso
Sceneggiatura: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Maurizio Bracci, Ugo Chiti
Musica: Alexandre Desplat
Produzione: Italia, 2012
Cast: Aniello Arena, Loredana Simioli, Nadno Paone, Ciro Petrone, Nello Iorio, Nuzia Schiano, Claudia Gerini, Graziella Marina, […]
Straordinariamente strepitoso, terribilmente tragico, prepotentemente sconvolgente a tal punto da scuotere le coscienze degli spettatori quest’ultimo bellissimo film di Matteo Garrone “Reality” che, seguendo la scia del film “Gomorra” soltanto nella scelta degli attori, attori non professionisti “grassi, sporchi e cattivi” (come l'attore carcerato Aniello Arena, che riveste la parte del protagonista Luciano Ciotola, o come il ragazzo barista interpretato da Ciro Petrone, uno dei due protagonisti giovani di “Gomorra”), riesce a descrivere la realtà dei videodipendenti in modo documentaristico facendone risaltare l’aspetto grottesco e tragicomico.
Reality” è, secondo la nostra opinione, un drammatico e idoneo atto d'accusa nei confronti di quei programmi televisivi che in maniera occulta e subdola tendono a portare, annullandogli la volontà, ad un’obbedienza cieca al potere costituito e ai leader che lo detengono, gli individui, sotto l’ipocrita e utopica finalità di fargli raggiungere la felicità. In effetti il berlusconismo non ha cercato di fare questo? Un male scampato, almeno per ora.
Tutto ciò era già stato previsto da George Orwell che nel romanzo fanta-futuristico “1984”, descrive un “Grande fratello” che vuol far credere agli individui, riuscendoci, che “la guerra è pace”, che “la libertà è schiavitù”, che “l’ignoranza è forza”, e dove l’“Orthodoxy means not thinking – not needing to think. Orthodoxy  is unconsciousness”, (Ortodossia significa non pensare – non avere necessità di pensare. Ortodossia è perdita di coscienza). Allo stesso modo, oggi con i “Reality show” avviene nella mente dell’individuo che li segue una distorsione della realtà che ne annulla la coscienza, facendolo diventare in certo qual modo un automa. E ciò che avviene a Luciano, il protagonista del film, il quale gradualmente perde la capacità di ragionare e, come un nuotatore che viene sorpreso dalla furia delle acque di un fiume in piena senza possibilità alcuna di trovare un riparo, diventa un ossesso, un folle pirandellianamente parlando. La furia delle acque è come la follia prodotta dalle fisime e dalle fissazioni causate dal reality, secondo la sequenza guardare-condividere-accettare, da cui l’individuo non potrà più uscire, non ha più scampo. Alla luce di questa concezione ciò che conta non è “essere” ma “apparire” come si evince dall’aforisma: -“Essere” ci dà il senso della vita, “apparire” invece il vuoto dentro di noi -. (da http://www.aphorism.it/francesco_giuliano/aforismi/essere_ci_da_il_senso_della_vita_apparire_inv/.
Un'anticipazione di questa concezione si ha con la sequenza iniziale del film che descrive lo svolgimento di un matrimonio. A nulla valgono i tentativi di dissuasione nei confronti di Luciano della moglie Maria (Loreadana Simioli) o della zia Nunzia(Nunzia Schiano) o dell’amico Michele (Nando Paone). È come parlare al vento che porta via con sé tutto.
Tutto questo è conseguenza dell’avvento innocente della televisione in Italia dal lontano 1954 che ha stravolto la vita degli italiani come si evince nel racconto “La televisione” dal romanzo “I sassi di Kasmenai” (ed. Il foglio, 2008): “Ormai era un desiderio di tutte le famiglie quello di possedere in casa la scatoletta (n.d.r la televisione), che poi ha cambiato la vita agli italiani, sia nel bene sia nel male; una cosa rilevante, determinata da quell’oggetto, è stata la diffusione della lingua italiana entro i confini nazionali, ed anche fuori... .”

Suggestiva e significativa la sequenza delle immagini (una delle quali è riportata nella locandina) che si susseguono al termine del film che ricorda le immagini iniziali, riportate all’incontrario, del film dei fratelli Ethan e Joel CoenBurn After Reading - A prova di spia” (2008). Le azioni degli uomini sono poca cosa nei confronti dell’infinità dell’Universo, o meglio, per fare intendere il discorso, sono un infinitesimo come lo è “il bosone di Higgs” la più piccola particella subatomica dal carattere effimero. Bella la colonna sonora del maestro Alexandre Desplat.
Il film ha avuto conferito il premio della Giuria al Festival di Cannes 2012.

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