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venerdì 7 settembre 2012

Nel film “The Lady – L’amore per la libertà” il regista Luc Besson mostra quanto sia difficile conquistare la libertà perduta.



Titolo: The Lady – L’amore per la libertà
Regia: Luc Besson
Sceneggiatura: Luc Besson, David Marconi, Rebecca Frayn
Produzione: Gran Bretagna, Francia, 2011
Cast: Michelle Yeoh, David Thewlis, William Hope, Susanne Wooldrige, Martin John King […]



Con lo stesso stile mostrato in Leon e Nikita, un po’ meno in Giovanna D’Arco, il regista Luc Besson con questo film sulla pacifista birmana Aung San Suu Kyi (Michelle Yeoh), definita dal quotidiano britannico Times “Orchidea d’acciaio” e da altre testate la “Mandela birmana”, colpisce con sagacia e maestria il cuore dello spettatore in quanto affronta il problema della libertà, libertà dalla tirannia, libertà dalla paura. Luc Besson, che nei suoi film ama descrivere la violenza che pullula nel mondo in maniera esagerata, talvolta inventata, per colpire emotivamente lo spettatore, questa volta in The Lady descrive la violenza reale, visibile, quotidiana, documentata, che viene esercitata dalla dittatura militare sul popolo birmano. Aung San Suu Kyi è una donna bella, esile, dal viso dolce e sempre sorridente, ma mostra una forza d’animo e una fermezza così grandi che le conferiscono un eccezionale impulso a lottare in modo pacifico per la libertà del proprio popolo da un governo militare totalitario, il cui apice mostra di affidarsi più alla superstizione nelle scelte politiche da fare piuttosto che sulla razionalità, sulla correttezza, sulla tolleranza e sul rispetto della dignità umana.
Nella scelta molto sofferta che l’allontana definitivamente dagli affetti dei figli Alexander e Kim, Aung San Suu Kyi è aiutata molto dal marito britannico Michael Aris (David Tewlis), professore di cultura tibetana, convinto assertore della libertà dei popoli come valore della vita primario, inalienabile e irrinunciabile. È lui che contribuisce a far conferire alla moglie nel 1991 il premio Nobel per la pace. È lui che attraverso le varie relazioni internazionali sia in campo diplomatico che religioso riesce a fare ottenere alla moglie la libertà dagli arresti domiciliari. È lui che in fin di vita (muore nel 1999) chiede alla moglie di rimanere in Myanmar (l’ex Birmania) per continuare a lottare per il suo popolo. Luc Besson, mette a confronto la bellezza dell’amore di una donna per il suo popolo con le brutture dell’ignoranza rivelate da militari senza scrupoli che calpestano la dignità umana e che uccidono o fanno uccidere senza porsi neppure il problema della sacralità della vita, militari che non sanno neppure cosa sia la “musica” e quindi l’ armonia, la grazia, la pace, la concordia, il rispetto dell’altro. Luc Besson riesce a far capire tutto questo e ribadisce che il potere in mano all’ignoranza diventa arrogante e violento e per sorreggersi moltiplica senza scrupoli la violenza all’ennesima potenza. Un film da vedere perché il suo stampo cronachistico e realistico fa capire allo spettatore, che non è portato a conoscere tali fatti internazionali, quanta lordura c’è in giro per il mondo.

2 commenti:

  1. Raramente mi è capitato di leggere una recensione così puntuale, dettagliata, rigorosa, efficace!! Il regista ha già dato prova della sua maestria...ma rappresentare una realtà come l'odissea di un popolo oppresso da atrocità indicibili senza scadere in scene di gratuita violenza è arte e verità!! Ho apprezzato particolarmente la delicatezza con la quale viene tratteggiata la figura di Aung San Suu Kyi ...Una donna che abbiamo imparato ad amare per la sua forza e il suo coraggio...un emblema per tutte le donne!!! Andrò certamente a vedere The Lady...Grazie, Francesco Giuliano!!! eleonora bernardi

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  2. Leggo adesso il tuo commento e sono felice che la recensione ti sia piaciuta. Ad maiora, Eleonora.

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