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giovedì 2 agosto 2012

Con il film Detachment il regista Tony Kaye descrive il dramma della gioventù moderna.

Titolo: Detachment (Il distacco)

Regia: Tony Kaye

Sceneggiatura: Carl Lund

Produzione: Stati Uniti, 2011

Cast: Adrien Brody, James Caan, Sami Gayle, Betty Kaye, Bryan Cranston, Christina Hendricks, Marcia Gay Harden,  Lucy Liu, Blyte Danner, […]


Ho trovato il film “Detachment” ottimo e molto interessante anche se proiettato in un cinema di Latina in un periodo inadatto, cioè a scuole chiuse. Un film che consiglierei, infatti, agli insegnanti e agli studenti, ma ancor prima di loro ai genitori, soprattutto a tutti quei genitori che difendono i propri figli a spada tratta e che, imprecando sulla scuola con violenza gratuita e ingiustificata, la denigrano a torto commettendo dei disastri irreparabili. È un film che non solo vuole evidenziare il fallimento della scuola statunitense (anche se penso che si possa adattare anche alla scuola italiana) ma vuole fare emergere sia gli errori prodotti da tutte le istituzioni pubbliche che a ragione dovrebbero sorreggerla, sia il disagio dei giovani, di cui ho già detto in un mio precedente articolo su Specchio quotidiano (www.specchioquotidiano.com)  “Disagio scolastico, l’importanza di una valutazione efficace (02/04/2012): “La parola disagio (dis-agio si ricava dal greco dys che vuol dire mancanza, e dal latino adiacens che vuol dire comodo) letteralmente vuol dire […] carenza di conforto. Sono diversi i fattori che determinano il disagio che si manifesta tra gli studenti della scuola secondaria superiore […]. Uno dei fattori determinanti il disagio è il rapporto che lo studente ha con il proprio corpo: la preoccupazione di diventare obeso stabilisce una relazione tra la propria immagine e il comportamento alimentare che spesso sfocia nella anoressia o nella bulimia. Poi c’è il rischio molto elevato di dipendenza da internet. Oggi gli studenti utilizzano molto il computer per navigare nel mondo di internet che fornisce una risposta a tutto (basta cercarla!) e quindi toglie la voglia di ragionare e di conseguenza di pensare, di riflettere e di apprendere. In definitiva di maturare.[…] O l’avere genitori che non ascoltano i problemi, che non chiedono, che non dialogano o che non mostrano interesse per i propri figli può determinare mancanza di volontà e negligenza […]”.
Questo film del regista Tony Kaye inizia facendo citare dal protagonista Henry Barthes (Adrien Brody) una frase di Albert Camus che ne rappresenta l’incipit congruo e concreto : "non mi sono mai sentito allo stesso tempo cosí distaccato da me stesso e così presente nella realtà". Barthes viene chiamato come supplente per un mese a insegnare nella classe di un liceo di periferia di una citta statunitense dove il degrado culturale e sociale si manifesta negli adolescenti violenti, allo sbando e senza prospettive, che si avviano irreversibilmente verso l'emarginazione sociale grazie ad una società e a una famiglia che piuttosto che dialogare e supportare il delicato compito educativo della scuola e dei suoi insegnanti attaccano, anche se in modi diversi,  questa istituzione vanificando la funzione che essa ha per l’educazione e per la costituzione e la salvaguardia di una società civile. Vani risultano a tutto questo le contrapposizioni e gli impedimenti posti dalla preside Carol Dearden (Marcia Gay Harden), o dai “prof.” Sarah Madison (Christina Hendricks), Sealboldt (James Caan), Perkins (Blythe Danner) e altri, o dalla psicologa della scuola la dott.ssa Parker (Lucy Liu), i quali, dopo aver lottato per tanti anni contro “un muro di gomma”, si sentono impotenti e frustrati, e preferiscono, rassegnati e demotivati, “vivere alla giornata” sopportando passivamente la situazione catastrofica e caotica in cui si trovano ad operare. L’unico che si distingue in questo stato di cose drammatico e disastroso dove il caos sia esteriore che interiore impera è il professore precario Barthes, che provenendo da una situazione familiare sfortunata e infelice (la madre abbandonata dal marito è morta suicida, e lui rimasto orfano all’età di sette anni viene accudito dal nonno, interpretato da Bryan Cranston, che demente si trova ricoverato in una casa di cura), è ben temprato a sopportare la violenza non solo verbale degli studenti e ad affermare quei valori che sono andati perduti citando, tra l’altro, il significato del “bipensiero” (secondo il quale tutto può farsi e disfarsi, come la volontà e la capacità di sostenere un'idea e di contraddirla consapevolmente, per  rimanere conformi al sistema politico, dimenticando nel contempo il cambio di opinione) dell’angosciante e profetico romanzo “1984 di George Orwell, o affermando principi significativi ed educativi come “non è indispensabile essere forti, sai? … quello che conta davvero è che molte persone mancano di consapevolezza… perché ne incontrerai sempre…a qualsiasi età”, oppure "ci serve almeno un appiglio che ci permetta di fronteggiare la complessità del mondo reale. Non parlo di un appiglio astratto, ma di un aiuto vero. Noi tutti, se potessimo, ci eviteremmo la battaglia per riuscire ad essere qualcosa e venir fuori dall'implacabile disagio che ci accompagna…". La differenza di Barthes dai suoi colleghi si evidenzia sin dal primo momento che entra in classe. Il distacco, appunto, e l’impassibilità emotiva posseduti e mostrati gli permettono di acquisire sia il rispetto sia la partecipazione degli studenti più difficili. Tra questi Meredith (Betty Kaye) che, dotata di una notevole sensibilità artistica e passione per la fotografia, è afflitta a causa delle umiliazioni subite dai compagni e da suo padre riguardo la sua obesità e il suo interesse artistico. Nel tentativo di comunicare il proprio travaglio al suo amato professore gli mostra una foto in cui lo ritrae in una classe vuota senza volto cioè come una non persona come egli stesso dirà di essere in seguito alla sua collega Sarah. Barthes cerca di consolarla respingendo nel contempo le effusioni di Meredith la quale, credendo di essere respinta anche dall'unica persona che lei stima, la fa finita. Henry comprende che questo suo comportamento da "distaccato" è non vita e, in seguito ad una notevole afflizione, decide di cambiare, come fa il porcospino schopenhaueriano, andando a trovare Erica (Sami Gayle), una giovanissima prostituta, la quale gli si era affezionata avendola tolta dalla strada e facendole comprendere pragmaticamente il significato di attaccamento, ma dalla quale precedentemente si era "distaccato". Un film “nudo e crudo” da mozzafiato, dai connotati che rasentano una vena romantica, da cui emerge la descrizione di una società violenta attualissima che crea nei giovani un senso di insicurezza e di continuo stress psicologico utilizzato per fare accettare qualunque decisione politica ed economica. Come sosteneva Milton Friedman, la delineazione di una società che annulla la personalità e toglie ogni sentimento ai giovani che non mostrando alcuna  reattività ai cambiamenti, secondo la teoria darwiniana, sono destinati a soccombere. Un film  terribile, angosciante,  che sembra, in alcuni tratti, del genere horror, e che invece descrive la realtà della gioventù americana. Un film che il regista Tony Kaye ha diretto magistralmente, anche se con un’esperienza di spot pubblicitari, dove tutti gli attori mostrano evidente bravura e dove Adrien Brody, Oscar (2002) per la brillante interpretazione de “Il pianista” di Roman Polanski, riesce a immedesimarsi brillantemente con forza e sagacia .  Detachment” è uno di quei film che vanno rivisti più volte per la sua bellezza e originalità e per risentire tutto ciò che viene detto e descritto.

2 commenti:

  1. Ciao complienti per il Blog. Siamo una community che seleziona e recensisce i migliori cortometraggi della rete, anche italiani. Se vi va, date un occhiata.

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