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venerdì 25 maggio 2018

“Hotel Gagarin”, una fantastica e romantica disamina sulla “fabbrica dei sogni”


Titolo: Hotel Gagarin
Regia: Simone Spada
Soggetto: Simone Spada
Sceneggiatura: Lorenzo Rossi Espagnet, Simone Spada
Musiche: Maurizio Filardo
Produzione Paese: Italia, 2018
Cast: Claudio Amendola, Luca Argentero, Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova, Silvia D’Amico, Caterina Shulha, Philippe Leroy, Tomamso Ragno, Simone Colombari, Paolo De Vita, […]



Un ambiguo e disonesto produttore di cinema, Franco Paradiso (Tommaso Ragno), per ottenere il finanziamento europeo per un film da girare in Armenia, propostogli da un parlamentare europeo Pietro Turone (Simone Colombari), assume Elio (Claudio Amendola), un elettricista in cerca di lavoro, Sergio (Luca Argentero) un fotografo drogato  e indebitato, Nicola (Giuseppe Battiston), un professore di Storia appassionato di cinema tant’è che ne ha scritto la sceneggiatura, Patrizia (Silvia D’Amico), una prostituta, e Valeria (Barbora Bobulova), sua degna complice con l’intenzione di abbandonare quei poveri cristi non appena ottenuto l’accredito dell’importo. Quando i cinque raggiungono il lussuoso e isolato Hotel Gagarin, in Armenia, scoppia una guerra civile e Franco Paradiso fugge con i soldi e lascia nella desolazione il gruppo degli improvvisati cineasti, si fa per dire. Senza perdersi d’animo e nell’attesa che l’ambasciata provveda al loro rimpatrio in Italia, i cinque non si perdono d’animo e si adoperano a mettere in atto la realizzazione dei loro sogni, coinvolgendo in questo gli abitanti del villaggio vicino all’hotel. E allora il film diventa la “fabbrica dei sogni” di ciascuno di loro. Diceva il fisico Ernst Mach (Analisi delle sensazioni,1886), esploratore sperimentale della percezione umana, che “non ha un senso scientifico la domanda spesso posta se il mondo sia reale o se sia solo un nostro sogno. Anche il sogno più confuso è pur sempre un fatto, come qualsiasi altro”. In Storia del cinema, anche il critico Fernaldo di Giammatteo sosteneva che “i sogni sono reali come reale è il mondo: entrambi raggiungono l’uomo attraverso la mediazione dei sensi, ed entrambi possono essere scientificamente appresi”. Realtà e immaginazione si mescolano. La vita e il sogno incedono appaiati con grande effetto: ne è un esempio il gioco a scacchi tra Nicola e Virgin (Philippe Leroy), un vecchio ospite che abita nella suite 401.
Il film è una commedia piacevole, molto semplice e senza grandi pretese, che coinvolge lo spettatore lasciato in continua attesa dal succedersi degli eventi, ma è anche una metafora del cinema. Un film sobrio e penetrante, dove non si risparmiano né la commozione né lo sdegno, mentre le  immagini e la recitazione con una semplicità insolita scendono nel profondo dell’animo dello spettatore mettendo in auge la personalità dei personaggi. Esso è diretto  con sagacia compositiva dal regista Simone Spada che, al suo primo lungometraggio avendone scritto il soggetto e la sceneggiatura, con una vivacità intellettuale chiara ed essenziale, si muove nell’ambito di una vena romantica facilitando lo sviluppo della narrazione con un uso convincente di diversi espedienti linguistici, e utilizza la strategia metaforica per ottenere una maggiore comprensione del film, promanando un logos poetico che emoziona e giustifica le azioni dei diversi personaggi.
Nel film recita, appunto, Philippe Leroy, quasi novantenne attore francese molto famoso soprattutto negli anni sessanta.
Francesco Giuliano

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