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domenica 28 gennaio 2018

“Il labirinto del silenzio” descrive in modo puntuale il dramma di un popolo


Titolo: Il labirinto del silenzio
Titolo originale: Im Labyrinth des Schweigens
Regia: Giulio Ricciarelli
Sceneggiatura: Elisabeth Bartel, Giulio Ricciarelli
Produzione Stato: Germania 2014
Cast: Alexander Fehling, André Szymanski, Friederike Becht, Johannes Krisch, Hansi Jochmann, Johann von Bulow, Robert Hunger-Buhler, Lukas Miko, Gert Voss, […]




Guardando questo bellissimo ed emozionante film, pieno di suspense e di colpi di scena, “Il labirinto del silenzio”, opera prima dell’attore italo-tedesco Giulio Ricciarelli, viene subito alla mente dello spettatore  il pensiero del filosofo Immanuel Kant a proposito dell’imperativo categorico, in base al quale la massima della volontà di ogni individuo che commette un azione “possa sempre valere come principio di una legislazione universale”. Pensiero che viene riassunto nell’epitaffio riportato sulla tomba di Kant a Kaliningrad “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”. È ciò che si evince dal film seguendo il modo di agire e di pensare del giovane avvocato Johann Radmann (Alexander Fehling) della Procura di Francoforte sul Meno il quale, grazie al giornalista Thomas Gnielka (André Szymanski) e alla confessione del pittore ebreo Simon Kirsch (Johannes Krisch), deportato e sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz, le cui figlie gemelle ancora piccole furono sottoposte ad esperimenti mortali dal dottore Joseph Mengele, viene a scoprire gli orribili e criminali eccidi commessi dai soldati nazisti in quel campo. Radmann, a cui viene affidato dal procuratore generale Fritz Bauer (Gert Voss) il compito di fare emergere la verità - la ‘veritas’ come gli diceva suo padre -, si trova sin dall’inizio dell’inchiesta ostacolato da coloro che non volevano che questa affiorasse. Radmann entra così in un labirinto del silenzio sia dei carnefici che delle vittime e, come un novello Teseo che uccide il Minotauro, riesce, anche se colto da momenti di sfiducia e di rinuncia, a districarsi in esso e sconfiggere il silenzio facendo emergere la “veritas”. Guidato inconsapevolmente dall’imperativo categorico kantiano, infatti, il giovane Radmann, giovane integerrimo che ritiene il diritto essenziale fondamento della morale e della società civile, riesce pur tra mille ostacoli ad averla vinta. Tuttavia, come la manica strappata di una giacca che pur ricucita alla perfezione non può ritornare perfetta come prima, così la società tedesca avendo dato credito politico al nazismo, non potrà mai risanare il torto che ha inflitto a milioni di persone innocenti e annullare le colpe e le responsabilità tedesche durante la seconda guerra mondiale.
È bene sapere la verità e ricordare affinché non si facciano gli stessi errori gravi del passato.
Il film per la sua forza espressiva, appassionante , coinvolgente e per il tema reale affrontato è candidato al premio Oscar 2016 come Migliore film straniero.
Francesco Giuliano

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