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sabato 11 giugno 2016

"L’uomo che vide l’infinito" è una disamina sul pensiero scientifico che tende ad unire l’umanità

Titolo: L’uomo che vide l’infinito
Titolo originale: The Man Who Knew Infinity
Regia: Matt Brown
Soggetto: Robert Kanigel
Sceneggiatura: Matt Brown, Robert Kanigel
Produzione Stato: USA 2015

Cast: Dev Patel, Jeremy Irons, Vevika Bhise, Toby Jones, Stephen Fry, Jeremy Northam, Kevin McNally, Richard Johnson, Anthony Calf, Patraic Delaney, Shazad Latif, Enzo Cilenti, […]
“L’uomo che vide l’infinito” di Matt Brown è uno di quei film da vedere perché trasmette, al di là della vena  romantica che avvolge il racconto, un messaggio importante che è quello che il pensiero scientifico è formalmente coerente e universalmente compreso e tende ad unificare e non a dividere l’umanità. Non la religione basata sui dogmi, non la politica basata sull’oratoria e sul sofisma che usa argomentazioni lusinghiere che sono mostrate come valide ma in realtà sono ingannevoli, non il razzismo basato sui pregiudizi e sulla superiorità dell’uomo sull’uomo, ma soltanto la scienza che, usando un linguaggio universale, è messaggera di verità, latrice di condivisione di idee e, quindi, di concordia e di unificazione. Non la semplice intuizione, cioè la conoscenza immediata non fondata sul ragionamento, ma la dimostrazione matematica la quale, partendo da certe premesse ovvero da proposizioni dimostrate grazie a queste premesse, determina la validità di una nuova proposizione grazie alla coerenza formale del ragionamento. La dimostrazione così risulta condizione necessaria e sufficiente per ritenere valida l’intuizione.

Il film, tratto dalla biografia “L’uomo che vide l’infinito – La vita breve di Srinivasa Ramanujan, genio della matematica” (1991) di Robert Kanigel, descrive la breve vita, molto proficua e molto intensa del giovane matematico indiano Srinivasa Ramanujan (Dev Patel) di Madras che ha aperto le porte dell’infinito permettendo di studiare, tra l’altro, anche i buchi neri. Questi venne ammesso all’Università di Cambridge, prima che scoppiasse la I guerra mondiale, grazie all’interessamento del professore Godfrey Harold Hardy (Jeremy Irons), apologeta della matematica e membro della prestigiosa Royal Society, che ne riconobbe lo straordinario e innato talento matematico. Ramanujan divenne collaboratore di Hardy, il quale lo definì “l'unico incidente romantico della mia vita” e gli fece comprendere con forza che, non la sola intuizione, ma l’intuizione di una legge e la sua dimostrazione sono prerogative essenziali della validità della stessa legge e della conseguente pubblicazione nelle riviste scientifiche, così come avevano fatto grandi matematici come Eulero e Jacobi che avevano dato contributi essenziali alla teoria dei numeri con la dimostrazione di quanto avevano postulato. Hardy e lo stesso Ramanujan, pur contrapposti sull’esistenza di Dio (il primo ateo e il secondo credente), non ebbero vita facile all’interno del corpo accademico a causa dei docenti che li contrastavano più per pregiudizio e presunzione che per cognizione di causa. Ebbero, però, il sostegno morale, e per certi versi materiale, anche se momentaneo di Bertrand Russel (Jeremy Northam), indiscusso fautore della libertà di pensiero, che venne trasferito ad altra università per le sue idee pacifiste per le quali subì anche il carcere, e di John Littlewood (Toby Jones) che dovette assentarsi dall’università per vestire i panni militari come collaboratore del ministero della difesa per tutta la durata della guerra.
E, in questo contesto, tra il professore Hardy e Ramanujan nacque una grande amicizia e si sviluppò un amore per la scienza al di sopra di ogni miserabile grettezza e piccolezza umane.
Jeremy Irons con la sua sagacia di attore veterano – recentemente è stato protagonista del film “La corrispondenza” (2015) di Giuseppe Tornatore nei panni di un altro docente Ed Phoerum -, è riuscito ad interpretare magnificamente il professor Hardy evidenziandone, nel contempo, con successo la nobiltà d’animo, la bravura e la caparbietà, e Dev Patel, divenuto famoso per il celeberrimo “The Millionaire” (2008) di Danny Bolye, dopo otto anni con la sua brillante interpretazione ha dato credibilità al grande matematico indiano che soltanto un film di tale portata poteva elevare a popolarità.


Filmografia
Ropewalk ( 2000).

Francesco Giuliano

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