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giovedì 1 dicembre 2011

Un grido di allarme per salvare la famiglia e la scuola il film “Scialla!” di Francesco Bruni



Scialla!, che in gergo romanesco significa stai sereno, è un film che fin dalle prime battute manifesta una sua peculiare originalità, ed è un film che dimostra come il cinema italiano di questi ultimi anni si stia svegliando da quel letargo, da cui per diverso tempo non è riuscito a destarsi, e stia mostrando creatività, fantasia e novità nella narrazione della fabula. Il regista Francesco Bruni - alla sua prima esperienza come regista dopo avere curato la sceneggiatura di film italiani famosi e di grande successo di pubblico, come La bella vita, Ovosodo, Io e Napoleone, La prima cosa bella, I viceré in collaborazione con Roberto Faenza, per citarne soltanto alcuni -, è riuscito ad affrontare un tema attualissimo in modo molto divertente e ilare, seppur accennando agli aspetti sociali e agitati riguardanti la famiglia e i rapporti inesistenti tra padri e figli, e concernenti anche la scuola e i rapporti illusori tra insegnanti e studenti. In definitiva il film parla della famiglia moderna che avendo perso la sua composizione originale non affronta il problema educativo dei figli delegando in questo la scuola che, a sua volta, non riesce neppure ad affrontare il problema formativo dei giovani. Il regista intrattiene su questi temi lo spettatore inducendolo prima a sorridere e anche spesso a ridere e, poi, a riflettere sul futuro che i figli stanno ereditando dai padri. E quello stesso spettatore, alla fine del film, si alza dalla poltrona del cinema molto soddisfatto dopo aver gustato fino in fondo e senza distrarsi neppure per un attimo il susseguirsi della trama raccontata: un figlio, Luca (un bravissimo Filippo Scicchitano), che ritrova inaspettatamente il padre Bruno Beltrame, scrittore di biografie (un eccellente Fabrizio Bentivoglio), di cui non aveva sentito mai parlare, - neppure un cenno aveva avuto dalla madre - ed un padre che inconsapevolmente scopre un figlio che non sapeva di avere, un figlio ancora adolescente molto disorientato che mostra di non possedere dei punti di riferimento e di aver vissuto sino ad allora come una nave, senza timone, alla deriva in un mare profondamente agitato, che mostra di non conoscere nelle persone i ruoli che questi ricoprono, e che usa un linguaggio per niente affine alla lingua italiana Il titolo del film “Scialla!”, infatti, sta a lanciare anche un grido d’allarme sull’uso della lingua che possiamo ritrovare nelle parole del linguista Tullio De Mauro (già ministro della pubblica istruzione), il quale sostiene che Il 71% della popolazione si trova al di sotto del livello minimo di lettura e comprensione di un testo scritto di media difficoltà, il 5% non è neppure in grado di decifrare lettere e cifre, un altro 33% sa leggere ma riesce a decifrare solo testi di primo livello su una scala di cinque ed è a forte rischio di regressione nell’analfabetismo . Un ulteriore 33% si ferma a testi di secondo livello. Non più del 20%, quindi, possiede le competenze minime per orientarsi e risolvere, attraverso l’uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi della vita sociale quotidiana.
Luca, tuttavia, anche se disorientato mostra maturità di fronte a certe scelte: rifugge dallo spaccio e dall’uso della droga e da cattive compagnie, ma in un momento di debolezza, convinto dai suoi due amici, si lascia trasportare in una situazione da cui gli sembra difficile uscire mostrando paura mista a terrore e sconforto. Scopre nel suo “futuro” padre una figura carismatica per i suoi ex studenti e un punto di riferimento per se stesso che lo porterà fuori da quella circostanza ingarbugliata e violenta, scopre così che la scuola e il sapere che essa trasmette è un mezzo che porta alla conoscenza. E qui risalta una critica nei confronti della scuola che si preoccupa di fare acquisire delle competenze agli studenti trascurando la conoscenza della loro personalità e della loro intima essenza senza le quali l'apprendimento è negato.



Bellissima e significativa, a tal proposito, è la scena inconsueta con la quale è Luca a dire al proprio consiglio di classe di bocciarlo e fargli ripetere l’anno, per non fargli perdere buona parte della conoscenza che lo studio di quel percorso scolastico gli permetterà di acquisire. Un inversione di ruoli che dimostra ciò che gli studenti vogliono dalla scuola e che la scuola non riesce a dargli.
La bravura del regista Francesco Bruni si manifesta nell’aver usato la macchina da presa in modo magistrale, con la quale pian piano fa emergere tra i due protagonisti, Bruno Beltrame e Luca, i contrasti reali che esistono tra i giovani e gli adulti, tra linguaggio classico e linguaggio gergale, tra genitori e figli. Come uno scienziato che nel suo laboratorio esegue una ricerca scrupolosa che lo porta gradualmente all’agognata scoperta, così il regista fa affiorare, con un susseguirsi di azioni e avvenimenti a volte inaspettati, gradualmente l’affetto latente che esiste tra padre e figlio e la scoperta da parte di Luca dell'esistenza e della distinzione dei ruoli che contraddistinguono un padre da un figlio, un insegnante da uno studente, la famiglia dalla scuola.
Il messaggio che il regista vuole dare è che, per risollevare la nostra società dal baratro profondo in cui versa, bisogna ridare alla famiglia e alla scuola i ruoli che queste due istituzioni fondamentali formative ed educative hanno perso completamente, così come ha fatto il regista Ivan Cotroneo nel suo recentissimo film La kriptonite nella borsa. La convinzione comune che è condivisa anche da me è che non ci può essere una vera e corretta formazione della personalità individuale senza la famiglia e la scuola.



Nel cast ci sono anche Barbora Bobulova, Giuseppe Guarino, Arianna Scommegna, Prince Manujibeva e altri.

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