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venerdì 16 dicembre 2011

Ne "La passione" la descrizione dell'attuale situazione politica nazionale

Regia e Sceneggiatyura: Carlo Mazzacurati.


Cast: Sivio Orlando, Cristiana Capotondi, Giuseppe Battiston, Stefania Sandrelli, Corrado Guzzanti, Marco Messeri.


Produzione: Domenicio Procacci


Anno produzione: 2010


Questo film presenta, ovviamente, diverse chiavi di lettura. Quella che mi è più congeniale corrisponde alla descrizione, in chiave mateforica, della situazione socio-politica dell'Italia, dove non c’è creatività, originalità, fantasia e dove la voce degli intellettuali è debole e priva di senso. Dove il grigiore, lo squallore e la sordidezza predominano. Dove sono il ricatto e il compromesso che muovono il motore della nazione. Che amara condizione! Gianni Dubois (Silvio Orlando) rappresenta con il suo aspetto, a volte simpatico, a volte buffo, a volte triste, a volte enigmatico, a volte ingenuo, un intellettuale della disorientata e litigiosa Sinistra italiana, divisa in mille rivoli, smarrita nel teatrino della politica, e incerta nelle scelte da fare, che non sa ascoltare i giovani, che non sa avanzare idee nuove, che è ancorata a trascorsi schematismi superati, lontani nel tempo, senza nessuno ancoraggio ai veri problemi sociali e istituzionali del tempo presente.


La storia raccontata nel film si svolge in un piccolo paese della Toscana, un borgo medievale ancora apparentemente intatto, dove tutto va a rotoli, dove il popolo che una volta rispondeva al richiamo di eventi come la celebrazione della Passione non è più presente, dove le case sono decrepite, dove le pregiate opere artistiche si degradano, dove il potere politico costituito si mostra cinico, ricattatore e arrogante e, tramite la sua sindachessa (Stefania Sandrelli) cerca, con ricatti miserabili e spregevoli, la realizzazione di certi obiettivi che ritiene possano richiamare e coinvolgere i paesani. Ma il pubblico vuole idee nuove, fresche e giovani non ancorate a vecchi e obsoleti schematismi che ripetono sempre la stessa sbobba. Ne è una prova il personaggio Flaminia Sbarbato (Cristiana Capotondi) che va a trovare con tanta gioia e molte aspettative il regista Dubois, ma che rimane delusa, si irrita e va via dopo avere ascoltato da questi una estemporanea storia, trita e ritrita, di un ipotetico film dalla fine incognita, che non ha niente di originale. Dubois risulta dunque un regista del tempo passato, bravo ma ormai dimenticato ed escluso dall’albero genealogico dei registi che, con i suoi ossessivi intercalari fastidiosi, simboleggia con grande bravura la situazione di ciò che oggi avviene nella nostra società. La Passione di Carlo Mazzacurati, dietro la rigenerante ilarità che suscita costantemente nello spettatore, nasconde il dramma dei nostri giorni, ma che con l’urlamento di un ragazzo vuole spronare i giovani di oggi ad alzare la testa per pensare al proprio futuro.


Bravi Giuseppe Battiston (Ramiro) e Corrado Guzzanti (Abbruscati), assieme a Marco Messeri (Del Ghianda) e Cristiana Capotondi. Ottima la regia.


Fonti:










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