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venerdì 9 dicembre 2011

In "Midnight in Paris" di Woody Allen un ritorno al passato per ritrovare i sentimenti perduti.

Anche se questo è il blog del Cinema Italiano mi permetto di pubblicare la recensione dell'ultimo film (un vero gioiello!) di Woody Allen perché considero questo regista molto vicino al nostro modo di pensare.







Non c’è che dire, con questo film Woody Allen, come regista e sceneggiatore, ha superato se stesso perché porta a far fantasticare lo spettatore immergendolo in un mondo dove il surreale, l’immaginario, la bizzarria, il fiabesco diventano tangibili, idealmente materiali, e dove traspare la nostalgia per un mondo perduto antitetico al mondo di oggi in cui si contrappongono il sentimento e l’arido nozionismo, in cui emerge il contrasto tra il cuore e laragione, in cui si respingono l’emozione e l’insensibilità, dove non può esserci condivisione di due mondi diversi, due mondi quello reale, depressivo, squallido, urlato, angosciante, alienante, e quello surreale, esaltante, stimolante, fantastico, seducente, affascinante, appassionante.
Un film intelligente e stracolmo di humour, culturalmente elevato, con il quale Woody Allen ci mostra una teca di incontri suggestivi con artisti universalmente famosi, e ci dice come questa nostra società possa uscire dall’arida pedanteria, dalla gabbia degli stereotipi e dal pressappochismo sterile: basterebbe affidarsi al sentimento e a tutto ciò che crea emozioni.
Un film, con il quale, ancora una volta Woody Allen mette in risalto il “suo odio per la realtà”, arida, angosciante, deprimente, priva di senso, colma di vanità e di genericità e di mero formalismo, che inibisce ogni impulso emotivo di crescita individuale.
Gil, il protagonista (Owen Wilson), è uno sceneggiatore di film sui generis che si trova a Parigi con la sua futura sposa Inez (Rachel McAdams) e con i genitori di lei, che non vedono di buon occhio quel sognatore da strapazzo. Gil afferma di volere amare Inez e per questo di volerla sposare perché con lei condivide “i piatti della cucina indiana, ma non tutti”, e perché gli piace far sesso con lei o almeno è questo che lascia intendere. Gil è attratto, anzi innamorato di Parigi, dai suoi angoli suggestivi, dal fascino dei suoi palazzi, dall’atmosfera che si respira soprattutto quando piove. È la città dove vorrebbe vivere dopo il matrimonio. Inez, al contrario, vuole ritornare nella sua terra d’origine, gli Stati Uniti, e vivere là dove è nata.



Gil vive in due dimensioni, quella reale che non apprezza e quella immaginaria che lo fa trasvolare nel passato, nella Parigi di circa un secolo fa che per lui è un periodo di sogno. Mentre Inez è particolarmente attratta dal suo vecchio amico Paul (Michael Sheen), che segue ovunque vada. Paul è inviso a Gil sia perc hé è simpatico a Inez sia perché è un sapientone presuntuoso che spesso prende delle cantonate madornali.
Gil è un sognatore, che fa un salto nel passato, allo scoccare della mezzanotte mentre cammina per le strade di Parigi, e invitato a salire su un’auto viene trasportato nella Montparnasse bohémien, esattamente negli anni venti del ventesimo secolo - i cosiddetti “Anni folli” -, che egli raffigura come un mondo incantato e magico perché ritiene che "il passato non è affatto morto, anzi non è nemmeno passato."
In questa atmosfera, dove “l’attesa del piacere è essa stessa un piacere”, Gil incontra, come per incanto, i mostri sacri della cultura mondiale di quel periodo, tra cui lo scrittore Francis Scott Fitzgerald (Tom Hiddleston) e la sua futura moglie Zelda Sayre Fitzgerald (Alison Pill), anch’ella scrittrice, Ernest Hemingway (Corey Stoll), e pittori surrealisti e anticonformisti, come Salvador Dalì (Adrien Brody), Pablo Picasso (Marcial Di Fonzo Bo), Henry Matisse (Ives-Antoine Spoto), Man Ray (Tom Cordier), Luis Buñuel (Adrien de Van) – quest’ultimo addirittura mostra, a futura memoria, stupore nei confronti del suo stesso film L’angelo Sterminatore. Incontra pure la poetessa Gertrude Stein (Kathy Bates), Gert per gli amici, alla quale Gil consegna un suo manoscritto per averne un parere disinteressato e, nella cui casa, incontra Adriana (Carillon Cotillard), modella prima di Pablo Picasso e poi di Amedeo Modigliani, con la quale in fase di innamoramento Gil fa un altro salto nel passato, quello della Belle Èpoque, al ristorante Maxim’s dove, innanzi ad un disinibito can-can, incontra Henri de Toulouse-Lautrec (Vincen Menjou Cortes) in compagnia di Degas (Francois Rostain) e Gauguin (Olivier Rabourdin). Gil, in questi frangenti, frequenta e si innamora di Adriana. Interrompe la relazione con Inez facendo finalmente contenti i genitori di lei, ma poi per una discordanza di vedute lascia anche Adriana. Nella solitudine mentre una sera passeggia lungo la Senna incontra la bella Gabrielle (Lea Seydoux), una ragazza che aveva conosciuto al “Mercato delle pulci” e con la quale suggella opinioni e idee condivise in quell’atmosfera che lui aveva sempre sognato: Parigi sotto la pioggia lungo la Senna.
La musica jazz, tanto osannata come sempre nei film di Woody Allen, concorre enfaticamente ed efficacemente alla ricostruzione di quelle atmosfere surreali, stupendamente incantevoli, meravigliosamente stupefacenti, fatate della Parigi di quegli anni, con dei pezzi suonati da uno dei più grandi clarinettisti jazz e bravo anche come sassofonista, Sidney Bechett, e con composizioni di un maestro elegante, sofisticato e arguto come Cole Porter.



Woody Allen sceglie Parigi perché, negli anni che seguirono la prima guerra mondiale, Parigi diventa una città ricercata e cosmopolita che attrae, come una calamita i pezzetti di ferro, gli artisti più geniali e estroversi che nella loro forsennata analisi caratterizzano que“gli anni folli”, epoca aurea dell’arte e della letteratura di cui il regista dimostra con questo film di essere profondamente conoscitore e emotivamente innamorato. È, dunque, la Parigi della musica jazz, irrequieta e instancabile fabbrica di creatività, da cui emerge un anelito di pace dopo i tragici traumi prodotti dalla sanguinosa guerra, dove si riscopre il sogno, e da cui affiora un caleidoscopio di stili presenti nelle opere dei dadaisti e dei surrealisti che cercano inconsciamente di risvegliare le coscienze con l’ironia e con l’immaginazione che va oltre la realtà.
Il film, il quarantaduesimo di Woody Allen, è stato presentato al sessantaquattresimo Festival del cinema di Cannes 2011 e anche al Torino Film Festival 2011.







Fonti:



http://www.palazzodiamanti.it/855/la-mostra
http://www.palazzodiamanti.it/859/catalogo
http://www.palazzodiamanti.it/856/opere-in-mostra
http://it.wikipedia.org/wiki/Sidney_Bechet
http://it.wikipedia.org/wiki/Cole_Porter

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